(ASI) E poi ti svegli una mattina e scopri che Paolo Rossi non c’è più. Che ha raggiunto Maradona. Qualcuno racconta che il buon Dio quest’anno voglia vincere il campionato del Paradiso. Chi meglio di Paolo Rossi può finalizzare gli assist al bacio della mia mano, quella de Dios? Più o meno queste le parole rivolte a San Pietro per giustificare la chiamata al cielo del grande Pablito.
E poi ti svegli una mattina e scopri che Paolo Rossi non c’è più.
E allora chiudi gli occhi e ripensi ai Mondiali di Spagna del 1982. Il Brasile è pronto ad annientarci, sono loro lo squadrone. Bearzot fuma la sua pipa sereno e tranquillo. Il commissario tecnico sa bene che con Paolo Rossi in campo, fortemente voluto in Spagna contro tutto e tutti, nessuno potrà fermare l’Italia. Waldir Peres raccoglie tre palloni in fondo al sacco. In quel momento Paolo Rossi smette di essere uno dei tanti Rossi e diventa il solo, unico, inimitabile Paolo Rossi. Il nostro Pablito, l’uomo che dopo il Brasile annienterà la Polonia e aprirà la difesa rocciosa della Germania Ovest prima di laurearsi campione del mondo.
E poi ti svegli una mattina e scopri che Paolo Rossi non c’è più.
Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo! Lo urli tre volte alzando gli occhi al cielo sperando che tra quelle nuvole, Paolo Rossi ci stia guardando e possa sorriderci per un’ultima volta. Quel suo sorriso unico, emozionante, bello. Come il suo animo, puro e nobile.
Ciao Paolo, Campione straordinario, Uomo vero.
Raffaele Garinella - Agenzia Stampa Italia
Fonte foto: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Mondiali_1978_-_Italia_vs_Ungheria_-_M%C3%A9sz%C3%A1ros,_Rossi,_Kereki.jpg