Era… Rigore! Calciopoli dietro l’angolo e il Palazzo sembra non accorgersene. Esplode la moda delle multiproprietà

ZittiZitti(ASI) “Petrucci più che commissario - scrive Teotino - è più che altro il brigadiere della Federcalcio. Voleva fare un po’ di chiarezza nel mondo arbitrale (esempio affidare un sorteggio ad un notaio), gli hanno detto che non bisognava disturbare i manovratori.

Allarmato dal rincrudirsi della violenza, ha avuto la tentazione di irrobustire la responsabilità oggettiva, ma gli hanno detto che non si azzardasse. Altro che Petrucci. Il commissario della Federcalcio è sempre il solito: Franco Carraro”. Sempre Teotino, in suo editoriale – numero 27 luglio 2001 – continua le puntualizzazioni su Franco Carraro. La notizia l’ha data il Sole 24 Ore e naturalmente la stampa sportiva si è ben guardata dal riprenderla. Per non disturbare il manovratore. Si tratta di questo. Franco Carraro, in piena campagna elettorale per la presidenza della Federcalcio non solo continua a ripetere che non c’è da preoccuparsi per la situazione economica del nostro calcio, che tutte le società riusciranno a iscriversi regolarmente al prossimo campionato di serie A, ma fa anche seguire alle parole i fatti. Costringendo le società a ridurre le spese e ripianare i deficit, penserete voi. Macché. Molto meglio. Alleggerendo i carichi bancari delle società. Infatti sono state di gran lunga ammorbidite le norme sulle fideiussioni a copertura delle operazioni di calciomercato. In pratica, non servono più. A garanzia dei pagamenti delle rate di acquisto di giocatori successive alla prima, sarà sufficiente una lettera di impegno della società o personale del presidente o dell’amministratore delegato. Insomma, un gentlemen’s agreement, questo sì, non certo quello proposto da Sensi per calmierare gli ingaggi. In cambio, la Lega, che finora ha svolto funzioni da camera di compensazione, non garantirà più, in assenza di fideiussione, il suo intervento a copertura, in caso di mancato pagamento. Questo nuovo regolamento, varato in tutta fretta il 22 giugno scorso, ha naturalmente mandato ancor più su tutte le furie Victor Uckmar, presidente di una Covisoc (Commissione vigilanza sui conti delle società) sempre più depotenziata: non a caso Uckmar ha parlato in settimana di gestioni dissennate e di possibilità di fare solo da spettatori di questo disastro. Vedremo. Certo è che la situazione è paradossale. Da una parte ci sono società sull’orlo del fallimento o che si sono già spese tutte le entrate dei prossimi anni, dall’altra, grazie alla disperata corsa alle ultime plusvalenze, si sta preparando uno dei campionati più appassionanti degli ultimi anni. Juventus e Milan soprattutto, ma alla fine, vedrete, anche l’Inter, stanno sensibilmente riducendo le distanze tecniche dalle romane. Tutte le grandi, forse tranne la Lazio, si stanno rinforzando, promettendo spettacolo d’eccezione. Sarebbe davvero un peccato che tutto venisse mandato in fumo, oltre che dalla scarsa credibilità del sistema (cui ormai siamo abituati), anche da qualche crac che rendesse zoppo il campionato.

Rigore cesserà le pubblicazioni con il numero 28 del 13 luglio 2001. Un duro colpo al cuore per lettori desiderosi di apprendere notizie non sempre riportate su altri quotidiani sportivi. Prima di chiudere i battenti, Gianfranco Teotino, da impavido giornalista qual è, realizza un ultimo editoriale indirizzato a Franco Carraro.

Victor Uckman, presidente della Covisoc, l’ha detto e ridetto, settimana senza giri di parole: se siamo arrivati a questo punto, la colpa è della Lega di Franco Carraro, lassista e sempre pronta a modificare le norme o addirittura a chiudere gli occhi di fronte a realtà dissestate pur di non disturbare gli incauti manovratori. Ora,  parte il fatto che il professor Uckman poteva anche farsi vivo prima, esercitando nei fatti il suo ruolo di controllore, oppure dignitosamente dimettendosi, non capiamo più bene qual è il ruolo attuale di Carraro, una volta riconosciuto come miglior dirigente sportivo italiano. È quello di dispensatore di favori per conto terzi? Se è così, bastava tenersi stretto Nizzola, che almeno non era neppure costretto a fingere, lo faceva naturalmente. A proposito. Per la serie oggi le comiche, la Lega di Carraro ricandida il sullodato Nizzola alla presidenza federale. Per essere certa che nemmeno stavolta si eleggerà un presidente e che perciò ciascuno possa continuare a fare i comodi propri in attesa di riscrivere lo Statuto, nuova causa di tutti i mali del calcio italiano. Per chi lo avesse dimenticato, lo Statuto in vigore ha un anno di vita e fu scritto da Manzella sulla base delle indicazioni vincolanti di Carraro. Sì, sì, di Carraro.

A parlare di Calciopoli come nuovo gioco di potere è sempre Rigore attraverso un articolo a firma di Andrea Di Caro, oggi vicedirettore de “La Gazzetta dello sport”. Di Caro parla di come sia di moda comprare più squadre in serie diverse. Pluripresidenze ed un gioco della collezione che non nascerebbe da alcuna ragione affettiva, ma solo di guadagni, giochi di bilancio, plusvalenze, carico e scarico di conti fra una società e l’altra, smistamento di giocatori in esubero. Nascono alleanze che Di Caro definisce più o meno consolidate, dove è sempre più arduo tracciare una mappa geo-politica del calcio italiano. Giuridicamente – continua Di Caro – non c’è niente di illecito nell’avere rapporti privilegiati, si possono però capire i dubbi dei diretti concorrenti quando si incontrano società unite da particolari legami, di mercato e non.

Entrando nello specifico Di Caro, pone la luce dei riflettori sugli accordi, non sempre palesati, tra le differenti società di serie A.

Tra i big, Milan e Juve raramente entrano in conflitto come dimostra la spartizione Inzaghi-Thuram tentata in questi giorni (giugno 2001 ndr). Anche Inter e Milan si scambiano spesso giocatori, il più delle volte per realizzare plusvalenze. Arte in cui primeggiano Tanzi e Cragnotti, legati anche da interessi extraxalcistici. La lunga mano del presidente della Banca di Roma, Geronzi, rende ancora più facili gli accordi, in cui da quest’anno sembra entrata anche la Fiorentina. Sensi ha buoni rapporti con Moratti, ma non gode di particolari alleanze. Lui d’altra parte non scambia: compra e basta. In contanti, come dimostra l’affare Cassano. E fino a quando i debiti non diventeranno insostenibili. Proprio Sensi è un pluripresidente. Oltre alla Roma possiede il Palermo (con Gaucci socio al 10%), il Nizza (attualmente in vendita e guidato come presidente da Federico Pastorello, procuratore e figlio del presidente del Verona) e la squadra brasiliana del Caxias. Il primo ad accumulare società è stato Luciano Gaucci: Perugia, Catania (con Sensi a dargli una mano), Sambenedettese e adesso un interesse crescente verso Lodigiani e L’Aquila. Mentre più di qualcuno dubita che abbia realmente ceduto la Viterbese che il 12 maggio ha incontrato e perso con il suo Catania 2-1 una gara decisiva per l’accesso ai playoff. Playoff puntualmente raggiunti dal Catania, capace di eliminare l’Avellino appena acquistato da Pasquale Casillo (ex Foggia) e Ettore Viola (figlio di Dino, presidente del secondo scudetto della Roma). La coppia in cordata con altri imprenditori ha rilevato la società irpina da Aniello Aliberti, già padrone della Salernitana. Non paghi i due si sono regalati anche la Maceratese. C’è poi Vittorio Cecchi Gori, contestato dai tifosi della Fiorentina e fresco, ma pare già stufo, presidente dell’Acireale squadra della città dove si è candidato per un posto al Senato.

Chiusura con una nota sui silenzi imbarazzanti della Federcalcio

Neanche a dirlo la Federcalcio tace. E allora non resta che abituarsi a presidenti che mentre soffrono in tribuna per una squadra aspettano buone notizie dai campi dove sono impegnate le altre loro creature. Al diavolo la legge dello sport, che prevede un vincitore e uno sconfitto. Anche dopo un pesante rovescio c’è chi potrà dire: “Comunque ho vinto…”.

Calciopoli non era poi così lontana. Se solo si fosse letto Rigore con più attenzione chissà quante cose che hanno influenzato negativamente il calcio si sarebbero potute evitare.

Raffaele Garinella - Agenzia Stampa Italia

 

 

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