Era… Rigore! Da Tullio Lanese al caso-Borriello, sorteggi noti ai soliti noti

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Se Passaportopoli procede a passo spedito verso l’ennesimo scandalo del calcio italiano, le polemiche relative agli arbitri non accennano a diminuire. Quello che si vede sul campo - dicono le gole profonde che vivono il sistema dall’interno - altro non è che il riflesso di quanto accade nei corridoi del PalazzoTullio Lanese, nuovo presidente dell’Associazione arbitri, rilascia un’intervista al giornalista di RigoreAndrea Di Caro - oggi vicedirettore della Gazzetta dello Sport - in cui dichiara: “Tutti gli arbitri dovranno comunicarmi per iscritto i regali ricevuti. Viviamo in un mondo fatto di televisione, siamo aperti al nuovo”. 

E i regali comincia a farli anche la Juventus. A un anno di distanza dallo scandalo-Rolex, la società bianconera dona un cesto di prodotti tipici piemontesi alle giacchette nere. 

“Forse perché - si interroga Rigore - la società bianconera ha sentito che sta cambiando il vento? Che i fischi del 2000 tendono a spingere magari la Roma?”.

La Roma, dal canto suo, invia bottiglie di champagne, marca Krug, così come il Milan, forte anche del partner pubblicitario Lanson. La Lazio invia un cofanetto con cassettini contenenti differenti gadget, dalla penna alla maglia. L’Inter dona salumi e formaggi mentre il Bari di Matarrese solo dell’ottimo vino pugliese, risparmiando l’olio regalato durante il precedente Natale. Un passo - quello di censire i regali  - importante per un futuro più trasparente, ma Rigore, attraverso le proprie colonne alimentate da profondo senso di verità dei fatti, riporta un’altro scandalo relativo ai sorteggi pilotati. È il famoso Caso-Borriello.

Il caso - Borriello in Roma-Juventus 

A colpire è il malcontento degli arbitri - come scrive il settimanale di Teotino nel numero 50 del 22 dicembre 2000 - per i sorteggi dall’esito scontato.

Tutti sapevano, ben prima del sorteggio, che Cesari avrebbe diretto Lazio-Roma. E questa settimana il tamtam dei fischietti dava per scontato che dall’urna di Roma-Juventus sarebbe saltato fuori “casualmente” Borriello. Questo giornale è stato stampato mercoledì mattina, 24 ore prima del sorteggio, ed è in edicola 24 ore dopo il sorteggio. Ma da giovedì mattina questa notizia è visibile sul sito internet www.rigore.it. Chi ci ha riportato queste voci, sperava che Bergamo e Pairetto prima del sorteggio potessero leggere l’indiscrezione, in modo da far saltare la designazione di Borriello. Quando leggerete il giornale, saprete già com’è andata”. Sarà come ampiamente anticipato da RigoreBorriello della sezione di Mantova a dirigere Roma-Juventus del 2000/01 (0-0 ndr). 

Carlo Longhi, il telefono la sua croce

Rigore punta il dito contro Carlo Longhi, l’uomo che avrebbe sorteggiato Borriello dopo una telefonata:

“Capelli corti e tinteggiati di fresco, dieta ferrea nel tentativo di apparire più giovane, ingegnere, docente universitario, rivolge spesso lo sguardo verso il basso, non si preoccupa di bucare la telecamera. È l’uomo che si vanta di aver sorteggiato Gennaro Borriello per Roma-Juve. Di aver salvato così le istituzioni del calcio italiano dopo la rivelazione di Rigore che dall’urna sarebbe uscito Borriello. Longhi è stato un arbitro abbastanza casalingo, generalmente portato a non porsi molti dubbi tra potenti e meno potenti. Sceglieva i potenti. Forse per indole. Sorrideva spesso, sembrava quasi scusarsi di non aver potuto accontentare tutti. Un po’ come adesso (nel 2000 ndr), quando, sotto lo sguardo severo di Giorgio Tosatti, il principe degli opinionisti si barcamena tra un fuorigioco e un rigore, estraendo da un lessico molto banale la solita frase: “Potrebbero esserci gli estremi per la concessione...”. Non divaghiamo. Di Longhi era proverbiale la grande sensibilità per i voti dei giornali. Ci teneva così tanto da scomodare amici cronisti (ne aveva e ne ha molti) affinché chiamassero altri cronisti (amici?) per verificare, appianare, capire. Il telefono, la sua croce. Una volta, per un cinque in pagella, si rivolse all’amico degli amici, Luciano Moggi. E Moggi non si lasciò pregare: chiamò il giornalista che aveva valutato male la direzione dell’arbitro e lo invitò ad essere più comprensivo in futuro. Erano gli anni Ottanta, e Longhi sognava di emulare gli arbitri romani più celebri, l’ultimo dei quali, Gianfranco Menegali, aveva appena lasciato la benemerita categoria. Chiusa la carriera arbitrale nel 1991, Longhi ha tentato di farsi largo ai vertici dell’Aia. Respinto. La Federcalcio gli ha preferito altre soluzioni e lui si accontenta della Domenica Sportiva e della Commissione impianti sportivi della Lega. L’importante è esserci. Mandare messaggi rassicuranti. Proporsi: in fondo si considera un neutrale, sarebbe un buon garante, anche come designatore, viste le figuracce collezionate da Bergamo e Pairetto. Peccato che nessuno ci abbia ancora pensato. Prima di estrarre il nome di Borriello per Roma-Juve, Longhi chiamò un amico per dirgli che sarebbe toccato a lui il sorteggio. Voleva che si sapesse che era al centro di un grande evento. Il telefono, la sua croce”.

Petrucci commissario Figc

Dopo il caso-BorrielloGianni Rivera si candida a presidente della Figc. Candidatura che non si materializza nonostante gli ottimi programmi con particolare riferimento al doping e alla violenza. Ma tempi e modi della candidatura - specifica Rigore - sembrano scelti apposta per bruciarlaCarraro la boccia e Rigore - attraverso il suo direttore - non le manda a dire. È un sistema che non funziona e Gianfranco Teotino non adopera giri di parole:

“Tutto ci saremmo aspettati - scrive Teotino - a giustificazione del legittimo no della Lega di Milano, tranne che una lezione di etica da parte di un uomo che riesce ad essere presidente del calcio dei ricchi in odore di scisma e membro dell’esecutivo Cio (il governo dello sport dilettantistico), presidente di un consorzio Umts e gran capo dei club calcistici che con questo consorzio dovranno presto trattare”. 

Gianni Petrucci sarà, alla fine, nominato commissario straordinario della Figc. Teotino scrive un editoriale sottile e pungente:

“Gianni Petrucci alla fine ha accettato l’incarico di commissario del calcio. Secondo logica. Purtroppo il primo è stato un passo falso. Pensava di nominare due suoi “vice”, scelti al di fuori del Palazzo, perché lo aiutassero nella difficile opera di riforma. Purtroppo qualcuno ha parlato prima del tempo. E perciò Petrucci è stato subito circondato dalla banda Carraro (presidente Lega A e B) - Macalli (presidente Lega C) - Tavecchio (presidente Lega Dilettanti) - Campana (presidente Assocalciatori) - Vicini (presidente Assoallenatori) che gli hanno intimato di non azzardarsi a farlo. E Petrucci ha scelto di rinunciare ai vice-commissari e di appoggiarsi a un “comitato di crisi” formato da Carraro-Macalli-Tavecchio-Campana-Vicini. Incredibile (ma vero). Petrucci - continua Teotino - ha un modo di rimediare subito al passo falso e dimostrare indipendenza: licenziare Paolo Bergamo che resterà nella storia dei designatori arbitrali per aver accettato il Rolex d’oro regalatogli da Sensi e per il trucido spettacolo a luci rosse offerto ai direttori di gara in raduno pre-partite”. 

Se pensate di averle lette tutte, vi sbagliate. E di grosso. Nelle prossime puntate constateremo altri altarini scoperchiati da Rigore. Dalla Gea, l’agenzia dei tre rampolli di casa CragnottiTanziGeronzi che comincia a farsi strada nel mondo del calcio, fino al nandrolone. Non resta che pazientare un’altra settimana. 

Raffaele Garinella – Agenzia Stampa Italia

 

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