(ASI) Chissà cosa penserà Pioli. Adesso che il suo Milan ha beccato tre pere a domicilio, qualcuno a Milanello non si sentirà più invincibile. A dire la verità, è il calcio italiano che non è più quello di un tempo, e i nostri affezionati barbieri non le mandano a dire, o meglio, a scrivere.
Siamo scesi noi non sono saliti gli altri
Lo diciamo da anni ma evidentemente non abbiamo peso, o parliamo a chi non vuol sentire. A noi piace credere nella seconda ipotesi. Il nostro calcio, il nostro campionato e i giocatori che ne fanno parte, sono dello stesso livello di soggetti, tornei e atleti pallonari, che sempre abbiamo definito, e che purtroppo definiamo ancora, di secondo livello. Siamo scesi noi di livello, a quello degli altri, il che è triste perché certifica che siamo degli illusi e che il movimento calcistico europeo ha perso di qualità e anche di credibilità. Il Napoli che fatica sette camice per domare una squadra croata, il Rijeka che a noi piace chiamare Fiume, il Milan che becca tre pappine a San Siro dal Lille è l’ennesima dimostrazione di come siamo precipitati in basso.
Il peggio è che non lo metabolizziamo, non lo riteniamo la fine di una corsa, ma come incidenti di percorso. Siamo alla frutta, anzi l’abbiamo finita da tempo. La nostra qualità tecnica non è di alto livello, spesso le nostre squadre camminano, complice una scarsa preparazione e intensità fisica, ma soprattutto una supponenza che porta a sottovalutare l’avversario. Ci sono cascate in tante, nel passato recente è successo alla più grande di tutte delle squadre nostrane, quella Juventus trafitta e sbattuta fuori dalla Champions prima da Ajax, poi da Lione. Ma imperterrito osanniamo questo o quello come campione nostrano che puntualmente, poi, finisce per fare cilecca in Europa. Campione in casa, bersaglio all’estero. Bisognerebbe tornare con i piedi per terra, poi riflettere, studiare e cambiare. C’è molto da cambiare, metodologie di lavoro, dirigenti e , soprattutto, una gestione politica della FIGC e delle Leghe. A cominciare da quella di A in cui ci si azzanna per dividere la torta dei diritti tv, ma si pensa poco o nulla a nuove strategie. Basterebbe prima copiare e poi mettere sulla torta qualche ciliegina. Mica chiediamo la luna!