(ASI) La Champions League e l’Europa League diventano simbolo della situazione economica-politica dell’Europa. Per la prima volta abbiamo come semifinaliste di Champions due squadre tedesche, Bayern Monaco e Lipsia, e due francesi, Paris Saint German e Lione.

L’Europa che conta è sull’asse franco-tedesco, nonostante i campionati della Bundesliga e della Ligue 1 siano sempre considerati minoritari e meno affascinanti della Premier, della Liga e della Serie A. Spagna e Italia si contenderanno la coppa minore, con Inter e Siviglia, per quanto la vittoria a livello economico dell’Europa League è pari al passaggio ai quarti in Champions, quindi un bel divario economico.

Bisogna pur considerare che le scelte di politica calcistica derivanti dal Covid hanno premiato le squadre più fresche, infatti la Ligue1 non ha ripreso più, la Bundesliga ha ripreso e finito presto, mentre Liga, Serie A e Premier sono arrivate a fare calendari massacranti e pesanti, forse è stato proprio il Covid ha prendersi la scena e ha cambaire le carte in tavola, mettendo per la prima volta dopo 15 anni come spettatori Ronaldo e Messi nella fase delle semifinali.

A prescindere dalle possibili considerazioni socio-economiche, c’è un dato da rilevare che il calcio è cambiato e la batosta del Barcellona sconfitto per 8 a 2 dal Bayern segna la fine del tiki taka. Guardiala e gli altri come lui, tipo Sarri, sono stati annientati dal calcio moderno, veloce con tanto di verticalizzazioni proposto dal Lipsia, dal Lione e anche dall’Atalanta, che nonostante tutto è uscita a testa altissima. Il Paris Saint German conta campioni come Mbappe e Neymar, mentre il Bayern è una corazzata coperta su tutti i reparti, salvo qualche incertezza in difesa, che gioca bene e veloce. Conte con la sua Inter cercherà di prendere una coppa europea, che manca da dieci anni (l’ultima fu proprio l’Inter con la Champions di Mourinho), proponendo un calcio tutto made in Italy con un 3-5-2, che sa molto di “catenaccio” e contropiede.

La grande delusa delle competizioni europee, la Juventus, che sembra ormai maledetta vista la vittoria che manca da 24 anni, ha così avviato la rivoluzione eliminando l’esponente italiano del tiki taka, Sarri, per sperimentare Pirlo con idee diverse per un calcio più intenso e veloce, una sorta di unione tra Conte e il modello Rangnick sta facendo scuola. Sarà questa la soluzione vincente? Il tempo lo dirà, ma per il momento il calcio parla il franco-tedesco, mettendo all’angolo le lingue latine e confinando l’inglese fuori dall’Europa. Per la vittoria finale si prevede il Bayern, vero panzer europeo, ma non si escludono sorprese.

Daniele Corvi - Agenzia Stampa Italia

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