(ASI) Perugia – Nella giornata di martedì 11 aprile, la Redazione di Agenzia Stampa Italia ha presentato alla Sala della Vaccara di Perugia – sala interna al Palazzo dei Priori, sede istituzionale del Comune di Perugia – il libro “Oltre destra e sinistra: il Socialismo Fascista”.
Il testo, edito da “Il Borghese”, è stato presentato dal suo autore, il Professore di storia Roberto Mancini, e con l’introduzione del Direttore Ettore Bertolini e del collaboratore alla Redazione ASI Federico Pulcinelli. Nell’opera il Professore Mancini analizza il Fascismo su una scia storica e con una sua personale inclinazione ideale – avendo, il Professore, un mai negato passato militantistico nell’area Nazionalpopolare –, che lo porta ad identificarlo in un “movimento di sinistra” come lo ebbe a qualificare lo storico Renzo de Felice di cui Mancini ne è stato anche assistente.
Quella che segue è l’intervista che il Professore Roberto Mancini ha rilasciato, gentilmente, ad ASI al termine della presentazione.
Professore Mancini il concetto del “Socialismo Fascista” che è una tematica non particolarmente affrontata, sicuramente, dalla cultura e dalla storiografia ufficiale, come può essere visto come può essere sintetizzato?
Professore Roberto Mancini: «E’ il Fascismo più autenticamente rivoluzionario che fa fede alle origini dello Squadrismo “Sansepolcrista” e che viene poi ripreso dalla Socializzazione (teoria – divenuta anche Decreto Legge – formulata nella Repubblica Sociale Italiana, con essa il Fascismo “repubblichino” si poneva la trasformazione sociale dell'economia nella quale la gestione e gli utili dell’impresa non sono esclusivi del capitalista, ma partecipati con i lavoratori impiegati nell'azienda n.d.r.) della Repubblica Sociale Italiana. E’ un Fascismo autentico; è un Fascismo portato avanti da moltissimi intellettuali; che possiede diverse componenti che vanno dall’”Anarco-Fascismo” al “Socialismo Nazionale”; trae le sue origini da Carlo Pisacane (martire Patriota del Risorgimento e capo della celeberrima “Spedizione di Sapri” dove trovò la morte, il pensiero di Pisacane era basato su una forma di socialismo utopico con forti venature militariste e nazionaliste n.d.r.), da un Socialismo Nazionale che, ovviamente, si differenzia profondamente dal Marxismo perché bandisce la “lotta di classe” e vuole portare “la Patria al Popolo” come affermava Filippo Corridoni (Sindacalista Rivoluzionario che sposò l’idea dell’entrata in guerra dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale durante la quale morì in un assalto alla trincea austrica, Corridoni fu amico e sodale di Mussolini e vicino alle sue tesi tanto che, non vedendo mai il Fascismo, si guadagnò l’appellativo di “Proto-Fascista” n.d.r.).»
Oggigiorno dove il concetto di destra e sinistra sembra ormai perdere le sue peculiarità, il messaggio, che è anche il titolo del libro, “oltre destra e sinistra” anche oggi – come lo fu ai tempi del Fascismo – può essere innovativo e di rottura?
Professore Roberto Mancini: «Credo proprio di si. Destra e sinistra, che nel libro vengono esaminate anche da un punto di vista etimologico a partire dalla Rivoluzione Francese, oggi sono soltanto dei contenitori vuoti. Andare oltre questi schieramenti che non rappresentano più nulla, che non rappresentano più il cuore il sentimento e i valori. Andare oltre per ritornare all’uomo, per declinare l’”Uomo Nuovo” e proiettarsi verso il futuro sconfiggendo un passato che ci ha portato, nella migliore delle ipotesi, ad un oblio senza tempo. Un oblio che noi dobbiamo scacciare nell’abisso della memoria, per riscattare e ritrovare un nostro futuro: per i nostri figli, per i nostri nipoti. Per creare, davvero, quel mondo che noi abbiamo soltanto sognato e che speriamo i nostri nipoti possano invece vedere.»
Oltre al libro “Oltre destra e sinistra: il Socialismo Fascista” lei ha affrontato anche tematiche che riguardano il “Fascismo Europeo” come, per esempio, la sua ultima opera “Josef Tiso con il popolo e per il popolo”. Quali sono i suoi prossimi lavori?
Professore Roberto Mancini: «In riguardo al mio ultimo libro “Josef Tiso con il popolo e per il popolo”, Josef Tiso è un personaggio che deve essere tirato fuori dall’oblio della memoria, nel quale la vulgata “resistenziale” lo ha collocato. Josef Tiso era un sacerdote cattolico, un monsignore slovacco che si è sempre battuto con grande dedizione per il suo popolo, cercando di conciliare il Nazionalismo con le tematiche sociali della Chiesa a partire dalla “Rerum Novarum” di Papa Leone XIII. Per quanto riguarda i miei prossimi lavori, ho in animo di scrivere un’opera molto complessa che fa “tremare le vene ai polsi”. Su ciò non è mai stato scritto nulla di simile e riguarderà le differenze storiche e filosofiche tra il Fascismo e il Nazionalsocialismo. Per fare questo, prenderò spunto dalle lezioni che ci faceva in aula, a questo proposito, il Professore Renzo de Felice.»
Federico Pulcinelli – Agenzia Stampa Italia