(ASI) Perugia- Entro la fine del secolo, la temperatura globale probabilmente raggiungerà il picco più alto degli ultimi due milioni di anni. Sembra una realtà lontana, ma il riscaldamento globale sta diventando un vero ed urgente problema.
Il 2010, seguito da 2005 e 1998, è stato l’anno più caldo da quando si effettuano misurazioni scientifiche globali. Tra il 2001-2010 ci state le più alte temperature dei tempi addietro.
Il riscaldamento è stato particolarmente forte in Africa, in alcune aree dell'Asia e dell'Artico, dove alcune regioni hanno assistito ad un rialzo termico tra 1,2 e 1,4 gradi rispetto alla media storica. Nel dicembre 2010, la banchisa polare artica ha raggiunto il minimo mensile storico con una superficie di 12 milioni di chilometri quadrati, 1,35 milioni sotto la media di dicembre del periodo 1979-2000.
Un’equipe di ricercatori e scienziati hanno dichiarato che la Terra è oggi più calda di circa 0,7 gradi, rispetto all'anno Ottocento ed al Novecento. Mai, almeno nei tempi recenti, una simile variazione è avvenuta in così breve tempo; nessuno dei meccanismi naturali sembra in grado di spiegare un simile riscaldamento.
Continuando in questo modo la crescita delle temperature nei prossimi anni potrebbe essere di 0,2 gradi per decennio, e forse più, e raggiungere tra 1,8 e 4 gradi centigradi di aumento globale alla fine del Ventunesimo secolo. Un tale riscaldamento comporterebbe l’estinzione di molte specie animali e vegetali e lo sconvolgimento dell’assetto climatico così come lo conosciamo.
Il 93% della Grande Barriera Corallina è stata colpita dal fenomeno dello sbiancamento dei coralli.
L' ARC Center of Excellence per Coral reef Studies della James Cook University, in Australia, ha effettuato numerose indagini sull’area più a nord della Barriera corallina, che mostrano come la mortalità tra i coralli sbiancati sia tra il 50 e il 90 per cento.
Il fenomeno, che non si era mai verificato in modo così grave negli ultimi tempi, è un segnale evidente dell'aumento delle temperature. Il cambiamento climatico sta distruggendo un vero paradiso- patrimonio dell'umanità.
“Abbiamo bisogno al più presto di politiche globali che tutelino le aree più vulnerabili dei nostri mari e contribuiscano con rapidità e incisività alla transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, basato su energie rinnovabili". Così ha richiesto, non solo Greenpeace e le associazioni di protezione naturalistica globale, ma anche la DLR tedesca uno dei più riconosciuti ed attendibili istituti scientifici. Il rapporto descrive uno scenario globale che mostra come sia assolutamente possibile realizzare, entro il 2050 un mondo 100% rinnovabile, grazie a tecnologie come il solare, l’eolico... unite all’efficienza energetica e a nuove reti elettriche intelligenti.
Il rischio di perdere per sempre inestimabili patrimoni sottomarini è purtroppo concreto.
Il riscaldamento globale potrebbe avere come conseguenze: un aumento della diffusione di malattie (come malaria e dengue), l'innalzamento dei mari intaccherebbe le scorte di acqua dolce, l'Artide scomparirebbe provocando inabissamento di tante città che sono sotto il livello del mare. Il ghiaccio si va sciogliendo in tutto il mondo, specialmente ai poli. Ciò riguarda i ghiacciai di montagna, le calotte di ghiaccio che ricoprono l’Antartide occidentale e la Groenlandia, e il mar glaciale artico. Il ricercatore Nill Fraser, ha monitorato la diminuzione in Antartide dei pinguini di Adelia, la cui popolazione è precipitata dalle 32.000 coppie riproduttive di 30 anni fa alle 11.000 attuali. Nel corso del secolo scorso il livello del mare si è innalzato più velocemente. Alcune specie di farfalle, di volpi e di piante alpine si sono spostate più a nord o in zone più alte e più fredde.
I raccolti agricoli dell'Africa subsahariana peggiorerebbero drasticamente, a causa della temperatura eccessiva. La desertificazione aumenterebbe in varie parti del pianeta.
In altre potremmo trovare eventi metereologici sempre più estremi come alluvioni, tempeste, cicloni o passaggi improvvisi da temperature fredde ad estremamente calde.
Ma non tutti sono convinti che dietro l’innalzamento delle temperature vi sia l’atività dell’uomo. L’amministrazione Trump, ad esempio, intende uscire dall’Accordo di Parigi, non rinvenendo, nelle variazioni climatiche degli ultimi anni, responsabilità antropiche. Il neo eletto presidente degli Stati Uniti ha, tra l’altro, nominato a capo dell’Agenzia della Protezione Ambientale, Scott Pruitt, uno dei principali avversari delle politiche ambientali di Barack Obama. A sostegno delle proprie tesi, gli oppositori del Trattato di Parigi citano dati che mostrano come l’innalzamento delle temperature sia un evento ciclico sul pianeta Terra, essendo documentato ampiamente negli ultimi secoli. In ballo ci sono, ovviamente, anche enormi interessi economici che toccano il consumo di energia per la produzione industriale.
Ilaria Delicati – Agenzia Stampa Italia