Tributo a Mishima. "L'uomo che sa morire con onore non è mai schiavo"

(ASI) Petrarca affermava che “Un bel morir, tutta la vita onora”. Infatti l'uomo che sa morire non è mai schiavo. Questa sottile massima assume un immenso valore quando la morte non va intesa semplicemente come la perdita della vita.

Ma l'esperienza terrena è qualcosa di più elevato e nobile . Un'azione verticale per riassaporare la dimensione dell'alto. Infatti quando si perde l'onore, la dignità, la fierezza, l'onestà, la lealtà,il coraggio, la libertà e la virilità spirituale si uccide millimetro dopo millimetro le parti migliori di noi stessi. Si cammina imbaculi e disorientati verso il progressivo abbrutimento e veloce declino antropologico.

Oggi nell'epoca della materialismo più bieco : “Quel che non perdono al mio tempo è di avere costruito l’alibi della propria viltà diffamando gli eroi” scriveva Adriano Romualdi.

Io, quando sento parlare di Eroi, sono vinto dalla forte emozione. Nutro grande ammirazione per chi sa offrire se stesso per il bene degli altri. Quindi, sento il dovere nel 45° anniversario della morte di Yukio Mishima , di celebrare l'esempio di questo straordinario uomo libero che è vissuto all'insegna della tradizione. Un eroe d'altri tempi che ha tentato di far ritornare grande e al suo antico splendore il Giappone.

Inoltre il motivo per cui lo voglio commemorare si riassume in un’antica quanto significativa frase nipponica: “Hana wa sakuragi hito wa bushi” , la cui traduzione in italiano è la seguente: “Come tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il Samurai”. E come un samurai del ventesimo secolo lo scrittore-poeta -patriota del Sol Levante è morto. Non fosse altro perché attraverso l'esperienza mistica del seppuku l'uomo si unisce con la "Verità ultima" della propria esistenza e dell'intera realtà cosmica.

A Mishima va tributato il giusto onore, il grande rispetto anche perché va fiero ed orgoglioso della sua identità e delle sue radici. Perché ama profondamente la terra dei suoi padri.

Infatti lui dichiarava: "Non posso continuare a nutrire speranze per il futuro del Giappone . Ogni giorno si acuisce in me la certezza che, se nulla cambierà, il "Giappone" è destinato a scomparire. Al suo posto rimarrà, in un lembo dell'Asia estremo-orientale, un grande paese produttore, inorganico, vuoto, neutrale e neutro, prospero e cauto. Con quanti ritengono che questo sia tollerabile, io non intendo parlare"; queste parole, segno della volontà di un uomo non disposto a piegarsi al tentativo livellatore dei vincitori che mira grazie alle abitudini di stile americano che si sono ovunque diffuse" ad eliminare ogni specificità nazionale, oltre a fornirci l'impressione di vivere in un tempo dove la vasta libertà e gli estesi diritti individuali mascherano il vero volto di un'epoca più oscurantista di altre, devono porsi quale giusto monito per quanti hanno la consapevolezza e una corretta visione della propria storia.

Da ciò deriva il sorgere nel suo animo delle tendenze anti-moderniste e anti-americane mentre cresce in lui la volontà di affermare la riscoperta delle antiche radici spirituali del Giappone.

Per questo fonda i Tate-no-Kai (La Società degli Scudi) che può esser considerato, in sostanza, come l'ultimo tentativo di Yukio Mishima di infondere nuovamente nel Giappone il suo antico spirito guerriero dando dimostrazione pratica di quanto nel corso degli anni aveva tentato di trasmettere attraverso le sue opere letterarie e le rappresentazioni teatrali delle sue compagnie. Nel 1970, infatti, fedele alla sua immagine di eroe romantico: “ Il sapere senza l'azione è osceno”, decise di fornire un epilogo tragico, per altri versi eroico, alla sua esistenza perseguendo la strada della morte più onorevole, come descritto nell'Hagakure, come monito per il Giappone moderno ormai avviato sulla strada della decadenza.

Un tentativo estremo che vede attraverso il rituale del seppuku, il sacrificio della sua vita per risvegliare le coscienze, la fierezza, lo spirito nipponico. La speranza è che riviva quell'antico spirito giapponese al cui vertice c'è l'imperatore e che grazie alle sue tradizioni e combattività, darà nuova dignità al popolo della Yamato, alla nazione sconfitta e umiliata nella Seconda Guerra Mondiale.

E’ evidente che per poter comprende lo spessore spirituale di Yukio Mishima il gesto rituale dell' harakiri (il taglio all'addome secondo la tradizione dei samurai ), necessita, uscire repentinamente dagli schemi e logiche tipicamente occidentali. Si deve spezzare ogni vincolo con la quotidianità incolore e la vita senza sussulti emotivi. Svincolarsi dalla psicologia produttivistica e la razionalità positivista . Allontanarsi da tutte quelle mode consumistiche su cui si basa il materialismo imperante. Disvalori che privano gli esseri umani del libero arbitrio, della dignità, dell'onore, della dimensione del sacro e del profumo della vetta.

Per cui, occorre fare un viaggio senza confini e meta-temporale, oltre gli spazi ristretti e limitanti ed arrivare ovunque ci sia una visione del mondo spirituale. Si approdi alla Patria comune, in una civiltà in cui cultura è: mito, sapienza, identità, antiche radici, saggezza dei popoli – in una parola semplice ma eloquente- il mondo sublime della Tradizione.

Ecco da queste essenziali basi che si deve iniziare e poiché diventa lessico spirituale comune, allora subito viene alla mente ciò che l’occidente (tramonto) ha splendidamente vissuto e ora ha smarrito, ma non cancellato dalla sua memoria sottile: l’archetipo del monaco e del guerriero. Mishima è la trasposizione di ciò che in occidente ha rappresentato il cavaliere che si erge dalla terra ed ha un legame con la sua spada. Che segue attraverso la guerra interiore ed esteriore il suo percorso spirituale di realizzazione.

Chi non ricorda Cesare,Mago Merlino,Gandalf, Alce Nero,Geronimo, Berto Ricci, Massud e tanti altri, anche anonimi, esempi, ma che vissero nel nome dell'impersonalità attiva. L'opera è più importante dei suoi protagonisti che la realizzano.

Uomini la cui sostanza è rigore con sé stessi, coraggio, cameratismo, lealtà, forza ed energia sottile, amore per la propria comunità umana . Uomini forgiati da sani e sacri principi e da valori spirituali che rappresentano ieraticamente l'ordine cosmico.

Questa è l’alternativa antropologica che combatte le bassezze che ci abitano e lo farà sempre contro ogni forma d’appiattimento borghese e l'egoismo degli uomini.

La tradizione è la silenziosa armonia che è in grado di unire oriente ed occidente che colma la distanza fra gli uomini e gli uomini, fra l’uomo e Dio.

Per questo Yukio Mishima nell'incarnazione dello spirito guerriero della tradizione nipponica è patrimonio comune della Tradizione, che sebbene nella forma può diversificarsi, nella sostanza è e rimane sempre una.

Quindi il suo gesto risveglia in noi anche le radici antiche, ci ricorda che siamo figli di Platone, di Roma, della Chanson de Gesti, di Orlando, di Re Artù, del mondo delle tradizioni e della saggezza e civiltà dei popoli .

E non della Coca Cola, o del supermercato globale.

Perciò: “Quel che importa non é morire più presto o più tardi, ma importa morire bene o male, ma morire bene é fuggire il pericolo di vivere male" (Seneca).

Concludo con un anelito: non pretendo che questa mistica sia compresa da tutti, ciò che invece  si deve pretendere è che tutti abbiano rispetto degli eroi.

Ettore Bertolini - Agenzia Stampa Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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