Asem, La portata epocale del dialogo eurasiatico oscurata dai media europei

(ASI) Milano - Si chiude dopo due giorni di intensi incontri il sipario del MiCo di Milano, dove il X vertice ASEM ha fatto registrare uno dei suoi più importanti successi diplomatici, ovvero fare in modo che anche il pubblico europeo accendesse i riflettori su questo consesso, giunto ormai al suo diciottesimo anno di vita.

L'Asia-Europe Meeting fu infatti fondato nel 1996 come spazio di dialogo e confronto tra l'Unione Europea e l'ASEAN (l'organismo che raccoglie i Paesi del Sud-Est Asiatico), al fine di andare incontro alle opportunità cooperative che il mondo presentava dopo la fine della Guerra Fredda. Sebbene le economie asiatiche mostrassero già allora le loro grandi potenzialità, i tempi dello sviluppo di un dialogo concreto e proficuo tra l'Europa e l'Asia non erano ancora maturi, soprattutto a causa della rigidità di un blocco occidentale che ancora oggi resta imbrigliato nei problemi e nelle difficoltà di una visione internazionale unipolare a guida statunitense. Col passare degli anni, tuttavia, l'avanzata impetuosa delle economie emergenti, in primis Cina ed India, ha incrementato esponenzialmente l'importanza diplomatica dell'ASEM, aumentando l'estensione geografica dell'intero lotto dei Paesi coinvolti, fino ad arrivare al vertice generale di Milano, che ha chiamato in causa ben 53 tra capi di Stato e di governo provenienti da altrettante nazioni dell'Europa, dell'Asia e dell'Oceania.

Tra i più attesi c'era il presidente russo Vladimir Putin che, però, è arrivato in tempo soltanto per la cena di gruppo a Palazzo Reale con Giorgio Napolitano e ha dunque preso parte unicamente alla breve sessione del venerdì mattina, non prima di aver incontrato il presidente ucraino Poroshenko nella blindatissima cornice della Prefettura di Milano.

La parziale riduzione delle misure di sicurezza all'esterno ha garantito una maggiore fluidità del traffico urbano, stabilendo il confine della zona off-limits all'altezza dell'angolo tra Piazzale Chiesa e Via Colleoni, così da differenziare tutti gli altri blocchi in base agli orari e alle esigenze delle scorte all'arrivo e all'uscita dei leader politici stranieri. Questo, però, ha comportato un maggiore dispiegamento di misure di sicurezza all'interno dell'area congressuale, sino all'annullamento di tutte le conferenze stampa previste alla conclusione della prima giornata di dibattito (quella più intensa e più corposa). Un duro colpo per i colleghi e i teleoperatori, italiani e stranieri, da ore in attesa di raccogliere dichiarazioni ufficiali e interviste esclusive coi numerosi protagonisti del forum. Duole sottolineare in tal senso che, alla folta presenza di giornalisti asiatici (in particolare cinesi, kazaki, vietnamiti, indiani, bengalesi e birmani), segno di un interesse profondo per il dialogo eurasiatico nei rispettivi Paesi d'appartenenza, si sono affiancati il relativo disinteresse e il pressappochismo di gran parte della stampa generalista italiana, quasi esclusivamente concentrata sul contorno organizzativo dell'incontro Putin-Poroshenko e su questioni di politica interna o di politica europea, di cui chiedere conto a Matteo Renzi, uscito in door step per qualche minuto a metà pomeriggio, o ad Angela Merkel.

In realtà, si è parlato di molte altre cose. La prima giornata ha visto una breve sessione iniziale con i rappresentanti dell’Asia-Europe Parliamentary Partnership (ASEP), dell’Asia-Europe People’s Forum (AEPF) e dell’Asia-Europe Business Forum (AEBF), per la prima volta riunitisi tutti assieme, come ha ricordato il presidente (uscente) del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy. A questa prima discussione hanno fatto seguito la prima sessione plenaria dal titolo Promuovere la Cooperazione Finanziaria ed Economica attraverso una Maggiore Connettività tra Europa ed Asia, che ha affrontato il tema della connettività, nelle sue principali varianti (economica, infrastrutturale e culturale), a lungo dibattuto durante l'ASEM Think-Tank Symposium di Shanghai nel luglio scorso. Anche la seconda sessione plenaria, intitolata Partenariato Europa-Asia nella Risoluzione dei Problemi Globali in un Mondo Inter-Connesso, ha registrato interventi di spessore, come quello del primo ministro cinese Li Keqiang, soffermatosi sulla necessità di tutelare il diritto di proprietà intellettuale e sulla cooperazione economica, che hanno spaziato dalla sfida al terrorismo internazionale al contrasto delle epidemie, con i riferimenti, quanto mai attuali, al pericolo Isis in Medio Oriente e al virus dell'Ebola in Africa centro-occidentale.

Quali prospettive possono presentarsi in un futuro di breve termine nella cooperazione tra Europa ed Asia in termini di sicurezza globale? Il discorso iniziale di Van Rompuy è stato piuttosto chiaro, quanto sorprendente, per la capacità di recepire la necessità di favorire l'integrazione eurasiatica. Tra i problemi e gli ostacoli principali, però, resta sul tavolo la questione strategica, che vede l'Unione Europea ancora incapace di esprimere un proprio indirizzo di politica estera che sia unitario e condiviso, ma soprattutto svincolato dai parametri fissati dall'establishment statunitense. Controproducente anche la scelta del "Der Spiegel" di pubblicare anticipazioni negative dei risultati degli stress test sulle banche dell'Eurozona, proprio un giorno prima dell'ASEM. Il settimanale tedesco ha presentato un quadro finanziario dell'Unione frammentato, prefigurando una spaccatura sempre più netta tra il Nord e il Sud dell'Europa, sciorinando, così, una serie di indiscrezioni azzardate che senz'altro non hanno rassicurato le delegazioni e gli investitori asiatici presenti al Summit.

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

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