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Triskelion, Tarchi e la Rivoluzione impossibile. Intervista a Claudio Millefiorini

(ASI) Città di Castello/Triskelion, Tarchi e la Rivoluzione impossibile Alcuni anni fa un manifesto del Movimento Sociale Fiamma Tricolore riproponeva un'immagine solare e radiosa di un Almirante all'apice della gloria, accompagnata da Non rinnegare non restaurare. Erroneamente attribuita a Giorgio Almirante, la citazione è in realtà di Augusto de Marsanich. Aneddoti a parte non è questo il punto: importante è la profondità di quelle parole che parlano di un'identità che non muore col tempo, pur non alienandosi dall'evoluzione storica e sociale del Paese.

Parole alle quali si sono ispirati i ragazzi di Trieskelion, associazione culturale umbra.Ho intervistato uno dei fondatori di Triskelion, Claudio Millefiorini, in occasione della presentazione a Città di Castello de La rivoluzione impossibile (Marco Tarchi, ed. Vallecchi, Firenze 2010), evento svoltosi sabato 3 dicembre e da lui curato. Immaginando il microcosmo descritto dal professor Tarchi come uno specchio, gli ho proposto di sedervici di fronte analizzando e confrontando aspettative, umori, situazioni, speranze della generazione dei Campi Hobbit e della generazione del Duemila, con particolare attenzione a quel passato romantico e affascinante che, suo malgrado, finisce spesso per essere il refugium peccatorum di militanti disillusi e sconfortati dalla politica odierna, che finiscono per immedesimarsi nelle pagine dei libri che leggono, nella musica che ascoltano, nei racconti dei 'vecchi'. Un atteggiamento inutile oltreché pernicioso: "Onorare l’esperienza della ‘Nuova Destra’ e dei 'Campi Hobbit' - afferma Claudio - vuol dire coglierne lo spirito e riproporlo nel contesto del 2011". Il tema cardine di questo colloquio: non rinnegare non restaurare. Relegarsi in 'un passato di nostalgiche illusioni' non è un gesto rivoluzionario, al contrario è come accettare di considerarsi ultimi esemplari di una specie quasi estinta, il cui unico destino sarà quello di essere infilati sotto formalina in un barattolo. Nessuna continuità ideale col passato, soltanto il desiderio (ingenuo e forse un po' perverso) di essere piccole rarità esposte sulle bacheche di un museo. Da qui la necessità invece formarsi per costruzione di un domani che non sia emulativo, affinché i 'valori' di ieri non perdano il proprio contenuto, ma siano la malta per la nascita di realtà dinamiche, capaci di adeguarsi ai tempi pur senza svilire la propria anima.


Perché presentare 'La rivoluzione impossibile'?


Premetto che Triskelion nasce dalla volontà di analizzare la realtà che ci circonda senza soffermarsi alla superficie e limitarsi ad accettare le notizie così come ci vengono propinate dai media tradizionali, ma anzi cercando di scoprire le dinamiche dietro i fatti quotidiani di politica nazionale ed internazionale, evitando comunque di scadere in una semplice e banale dietrologia. In quest’ottica, un ‘analisi del presente che ci porti ad immaginare gli scenari futuri, non potrà mai prescindere da una adeguata formazione culturale che passi da momenti in cui ci si guardi indietro e si cerchi di capire la genesi e l’evoluzione di alcuni fenomeni che fanno parte della nostra tradizione, per cercare di capire se vi si possa ritrovare una continuità con il presente, pur mantenendo ben presente il contesto storico in cui sono nati e si sono sviluppati. L’idea di presentare ‘La rivoluzione impossibile’ nasce proprio da qui. È da tempo che c’eravamo ripromessi di coinvolgere un personaggio importante nella storia della destra italiana degli anni Settanta come Marco Tarchi e l’occasione di presentare questo suo libro ci ha fatto fare un salto indietro di 30 anni, per comprendere le motivazioni che hanno spinto un gruppo di ragazzi dell’allora Fronte della Gioventù a rompere con alcuni schemi del passato, mettendosi anche contro una gran parte del proprio partito ed a suggellare con l’esperienza dei tre “Campi Hobbit”( tenutisi a cavallo tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80) questa loro voglia di rottura. È innegabile, peraltro, il peso che ebbe quella ‘Nuova Destra’ nelle generazioni successive.


Nel libro di Tarchi trovate eventuali spunti per il futuro della destra?

Sotto certi punti di vista credo che oggi ci ritroviamo nella stessa situazione in cui si trovavano i giovani di allora. In quegli anni il clima sociale e politico era abbastanza pesante e quella generazione cercava, nella creatività e nella scoperta di nuove forme di comunicazione e di aggregazione, una via di fuga ed una differenziazione dal loro mondo contemporaneo; oggi, invece, c’è un clima di sfiducia nei confronti della politica sotto ogni suo aspetto, sono cambiati gli equilibri politici e geopolitici rispetto a trent’anni fa e pertanto sarebbe opportuno cercare nuove modalità di fare politica, per ravvivare l’interesse nell’attivismo. Il rischio, come ha detto lo stesso Tarchi, è la mitizzazione dei “Campi Hobbit” ed il tentativo di emulazione che, oltre a svilire l’essenza di questa stessa esperienza, non apporterebbe nulla di nuovo per il futuro. I ragazzi di allora stavano costruendo un futuro, stavano studiando forme e contenuti innovativi, anche nel linguaggio. Limitandoci, oggi, ad usare lo stesso linguaggio e le stesse forme del passato, non faremmo altro che risultare dei nostalgici. È inutile, tanto per fare un esempio, definirsi, come ha fatto qualcuno di recente, “futurista”, usando gli stessi schemi triti e ritriti di quella politica da salotto su cui molti stanno perdendo la fiducia, oltreché violentando il valore di una importante avanguardia sociale ed artistica di inizio secolo. Onorare l’esperienza della ‘Nuova Destra’ e dei “Campi Hobbit” non vuol dire impararne a memoria ogni singolo aspetto per saperlo raccontare e, magari, vantarsene, ma coglierne lo spirito e cercare di riproporlo, nel nostro contesto politico-sociale e con gli strumenti odierni. All’epoca c’erano le riviste, oggi c’è internet e sarebbe opportuno rinnovare l’area, non tanto nelle idee e nella prospettiva di un mondo che cambia, perché non è detto che i cambiamenti siano sempre migliorativi, quanto nei modi di veicolare le proprie idee e nella capacità di creare nuovi stimoli ed entusiasmi. Una rinnovazione che vada oltre le etichette di ‘destra’ e ‘sinistra’, contenitori vetusti che a volte sembrano persino confondersi e che ci ponga in maniera critica e preparata nei confronti delle sfide che ci impone il mondo globalizzato e massificato, con i suoi velocissimi cambiamenti, per cercare di non farsi travolgere da esso. Occorre anche creare un nuovo concetto di militanza, che noi di Triskelion crediamo si debba basare essenzialmente sulla ricostruzione di nuove fondamenta e quindi sulla formazione culturale ed intellettuale di ognuno e, di conseguenza, della Comunità, che è tale solamente se umana prima ancora che politica.

Rinascita, Triskelion, Giovane Italia: da Pg il primo passo per un ricompattamento dell'area?

Diciamo che la nostra area di riferimento ha, purtroppo, nella frammentazione una delle sue peculiarità, da sempre. Onestamente non è bello lavorare e cercare di sviluppare la propria attività sul territorio cercando di non incappare nell’imbarazzo di qualcuno appartenente, in maniera più o meno vicina, alla propria area, specialmente poi quando si vive in un territorio con una forte caratterizzazione politica ed ideologica opposta. Tuttavia, uno dei punti fermi che ci siamo prefissati con la nascita di Triskelion, è stato quello di poterci confrontare liberamente con tutti coloro con i quali vi possa essere una condivisione di idee, sia su un tema specifico per l’organizzazione di un singolo evento, sia per un discorso di più ampio raggio. Direi che abbiamo ricevuto molti punti a favore da questo atteggiamento. Da parte nostra abbiamo interagito un po’ con tutte le realtà d’area della zona, perlomeno con quelle più rilevanti, senza avere mai avuto problemi e cercando una collaborazione reciproca laddove se ne fosse presentata l’occasione. Per quanto riguarda quest’ultimo evento di Città di Castello, per la prima volta abbiamo curato l’organizzazione con Rinascita Universitaria ed il circolo locale della Giovane Italia. Non è stata la prima volta che abbiamo condiviso l’organizzazione di un evento con altre associazioni e sicuramente non sarà l’ultima, perlomeno è questo il nostro intento: mettere la cultura sopra ogni tipo di dissidio e di contrasto politico in senso stretto, laddove vi sono delle affinità. Non so cosa faranno gli altri, sicuramente noi continueremo su questa strada.

Potreste parlarci in breve dell'esperienza di Rinascita e Triskelion?

Triskelion e Rinascita Universitaria sono due associazioni che si sono fatte conoscere nella realtà perugina negli ultimi due anni. Sotto alcuni punti di vista vi sono delle affinità tra le due esperienze: entrambe, infatti, nascono per soddisfare il desiderio di agire liberamente senza condizionamenti nel proprio campo di riferimento. L’associazione Triskelion nasce all’inizio del 2010; nel corso di questi due anni abbiamo organizzato convegni con temi variegati tra di loro, grazie ai quali ci siamo fatti conoscere nella realtà perugina, trattando argomenti di carattere economico (il signoraggio bancario), sociale (i morti nel calcio), storico (l’esperienza fiumana e la questione irlandese) ed identitario e riscontrando una buona partecipazione ed interesse da parte del pubblico. Per il resto, gestiamo una pagina facebook (denominata “Triskelion Perugia”) che aggiorniamo quotidianamente parlando delle nostre iniziative ed offrendo spunti di riflessione principalmente su argomenti di attualità. Rinascita Universitaria, invece, nasce alla fine dello scorso anno nell’imminenza delle elezioni d’Ateneo, nelle quali ha riscontrato subito un grande successo, eleggendo molti candidati nei vari consessi all’interno delle facoltà e nel Consiglio degli Studenti, oltreché dei rappresentanti a ricoprire importanti mansioni di responsabilità negli organi direzionali. In questo periodo la stima nei loro confronti si è accresciuta grazie ad una fervente e molto apprezzata attività di sindacalismo studentesco. Con i ragazzi di Rinascita c’è un ottimo rapporto, tant’è che sono stati coinvolti in molte nostre iniziative.

Prossimi appuntamenti?

Stiamo pianificando proprio in questo periodo l’attività per il prossimo anno, mettendo a punto delle idee che possano sfociare in eventi di grande spessore e assoluto interesse. Abbiamo in programma un paio di presentazioni di libri che usciranno nei prossimi mesi e stiamo valutando come affrontare al meglio alcuni temi attuali di grande importanza e stiamo studiando la possibilità di allargare il nostro repertorio, includendo l’arte e la musica. Potrebbero esserci bellissime sorprese in questo 2012…

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