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11 settembre 2001: inganno globale? Intervista a Massimo Mazzucco

(ASI) Dieci anni fa avvenivano, oltreoceano, gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono. Agenzia Stampa Italia ha contattato Massimo Mazzucco, regista e scrittore, gestore del sito www.luogocomune.net, portale che sviscera argomenti di enorme rilevanza politica e sociale, facendolo in maniera competente ed alternativa.

Mazzucco è autore di approfondite ricerche sugli attentati dell’11 settembre, le quali lo hanno portato a sviluppare una versione su quell’evento diversa rispetto a quanto impostoci dalle autorità e dai media di massa. Ha raccolto il suo lavoro nel documentario dall’eloquente titolo “11 settembre 2001, inganno globale”. A dieci anni dagli attentati che scossero l’opinione pubblica mondiale e scatenarono nuove, interminabili guerre atte a modificare gli assetti geopolitici, il tema sta ricorrendo su carta stampata e tv. Noi di Agenzia Stampa Italia abbiamo scelto di discuterne con Mazzucco, al fine di comprendere le argomentazioni di coloro i quali vengono, sprezzantemente, definiti “cospirazionisti” o “complottisti”, dunque relegati ai margini dell’informazione cosiddetta “mainstream”.

Mazzucco, la storia dell’uomo è costellata di eventi importanti che, nel corso del tempo, sono stati revisionati dagli storici che ne hanno dipanato le ombre scure delle verità ufficiali, partigiane e imprecise. Tuttavia, questo processo di revisione solitamente impiega periodi di tempo molto lunghi; nel caso dell’11 settembre, ritiene che siano bastati questi dieci anni - durante i quali sono spuntati documenti, sono usciti una decina di libri e vari documentari che inchioderebbero l’amministrazione americana quale complice dell’accaduto - per rendere presso l’opinione pubblica inattendibile la versione ufficiale?

In realtà il processo di revisione non arriva mai fino in fondo. Se prendiamo ad esempio il caso Kennedy, nel corso degli ultimi quarant’anni centinaia di ricercatori, con libri e documentari, hanno dimostrato oltre ad ogni ragionevole dubbio l’implausibilità della versione ufficiale. Nonostante questo, nei libri di storia leggiamo ancora che sia stato Oswald, e lui soltanto, ad uccidere il presidente Kennedy.
Oggi, grazie ad Internet, i tempi di questa “revisione” sono di molto accelerati. Ma è anche aumentata la capacità di risposta dei media mainstream a livello globale, per cui stiamo assistendo ad un equivalente del dibattito sul caso Kennedy, in tempi molto più accelerati. Ma anche in questo caso ritengo che la revisione si fermerà ad un passo dal riconoscere ufficialmente che quella dell’11 settembre fu una grande menzogna. Nessun governo può permettersi di riconoscere ufficialmente una cosa del genere, e meno di tutti quello americano.

Molte persone, seppur messe al cospetto di spiegazioni scientifiche da parte di ricercatori di verità alternative come lei, faticano a credere che gli attentati dell’11 settembre possano rappresentare - per mutuare un termine del giornalista Maurizio Blondet - un “colpo di Stato”. Questa ritrosia deriva presumibilmente dal mito della “potenza buona” che gli Usa hanno saputo dipingersi addosso negli anni. Tuttavia, in pochi sanno che l’11 settembre si collocherebbe sulla scia di quanto già avvenuto nel corso della storia degli Usa; non è vero?

Io ritengo soprattutto che si tratti di un problema psicologico. Per molte persone è estremamente difficile accettare che un qualunque governo occidentale abbia il coraggio di assassinare i propri cittadini per ottenerne un vantaggio politico a livello internazionale. Per molte persone accettare questo significa perdere la propria fiducia nelle istituzioni, mentre in realtà costoro dovrebbero comprendere che è proprio grazie a un processo di giustizia completo e trasparente, contro gli eventuali mandanti interni dell’11 settembre, che tali istituzioni verrebbero rafforzate.
Nel 1898 gli americani si auto-affondarono la nave da guerra Maine, ancorata di fronte al porto di Cuba, uccidendo 250 dei propri marinai. Di questo attentato furono immediatamente incolpati gli spagnoli, e ciò servì a giustificare l’entrata in guerra degli Stati Uniti contro la Spagna, che portò alla conquista di Cuba da parte degli americani.
Nel 1941 gli Stati Uniti provocarono l’incidente di Pearl Harbor, e poi non fecero nulla per avvisare il comandante del porto dell’imminente attacco giapponese. La morte di 3000 marinai americani servì a Roosevelt per presentarsi in parlamento e chiedere i pieni poteri per entrare in guerra contro Germania e Giappone.
L’incidente del Golfo del Tonchino, che servì agli Stati Uniti per dare inizio alla guerra del Vietnam, fu totalmente inventato. Lo ammise lo stesso Robert McNamara, che al tempo era ministro della difesa americano, pochi anni prima di morire, nel 2005.
Questi sono solo i casi più evidenti. Nel film “Il nuovo secolo americano” ho anche descritto nel dettaglio i casi più recenti che permisero agli Stati Uniti di lanciare la prima invasione dell’Iraq, durante la prima guerra del golfo.

Molto sinteticamente, può elencarci quali sono le ragioni per cui sarebbe da ritenersi falsificata volontariamente la versione ufficiale sull’11 settembre?

Purtroppo non è più possibile elencarle modo sintetico, perché nel frattempo sono emerse tutte le contro-risposte da parte di coloro che difendono la versione ufficiale. Per cui a questo punto è necessaria una indagine che presenti non solo i nostri capi di accusa, ma anche gli argomenti sollevati dai difensori della versione ufficiale, e le nostre repliche a quegli argomenti. E’ quello che sto facendo nel nuovo documentario sull’11 settembre che sto preparando.

Lei afferma che le Torri Gemelle fossero state minate preventivamente. Dunque, le rivolgo una domanda che i paladini della versione ufficiale usano per respingere le argomentazioni alternative: come è potuta avvenire un’operazione così sofisticata senza che nessuno dei tanti frequentatori quotidiani delle Torri si accorgesse di nulla?

Molto probabilmente, l’operazione fu fatta alla luce del giorno, sotto gli occhi di tutti. Qualche mese prima ci fu la completa “ristrutturazione“ degli ascensori delle torri gemelle. Questa ristrutturazione permise agli “operai“ di accedere direttamente alle colonne portanti di tutto l’edificio, piano per piano. Inoltre, durante il weekend dell’8/9 settembre si registrò un completo distacco della corrente elettrica nella torre sud, che fece azzerare tutti i sistemi di sicurezza, proprio mentre veniva attuato un “ammodernamento” del sistema elettrico in tutta la torre.

È davvero possibile che per dieci anni le tantissime persone coinvolte in questa “cospirazione” così grave abbiano mantenuto un tenace silenzio tale da non consentirle una degna risonanza mediatica?

In realtà io devo ancora capire perché mai qualcuno di coloro che hanno partecipato al complotto dovrebbe offrirsi come volontario per la sedia elettrica. È un ragionamento che non ho mai compreso, e che viene proposto continuamente da chi difende la versione ufficiale. A mio parere questo ragionamento non offende nemmeno l’intelligenza di chi lo ascolta, offende direttamente l’intelligenza di chi lo propone.

Come giudica i risultati della Commissione ufficiale d’inchiesta sull’11 settembre?

I risultati della commissione ufficiale d’inchiesta sull’11 settembre sono esattamente il motivo per cui oggi l’intero Movimento per la verità chiede una nuova investigazione. Si tratta, a mio parere, dell’equivalente storico del famigerato Rapporto Warren, quello che incolpò Oswald coprendo i veri responsabili dell’assassinio del presidente Kennedy.

In termini strettamente geopolitici, quale interesse avrebbero avuto gli Usa a provocare quelle stragi l’11 settembre di dieci anni fa?

Le motivazioni ormai sono sotto gli occhi di tutti. Il rafforzamento del controllo militare americano su zone ricche di fonti energetiche come il Caspio, il cui gas naturale transita proprio in Afghanistan, e ovviamente le riserve petrolifere dell’Iraq.

Alla luce dell'attuale assetto geopolitico internazionale, del ruolo sempre meno egemonico degli Usa, esistono, a suo avviso, motivi validi per temere un altro attentato terroristico in stile 11 settembre?

Questo dipenderà, a mio parere, dalla scelta o meno di attaccare l’Iran da parte delle potenze occidentali. Se prevarranno i falchi, sicuramente avranno bisogno di creare un nuovo incidente per giustificare la nuova aggressione.
Questo non significa che il nuovo incidente debba per forza avvenire sul territorio americano. Proprio l’altra sera, alla CNN, la direttrice della Homeland Security, Janet Napolitano, ha detto che “oggi il nostro sistema di difesa non dovrebbe più permettere una nuova cospirazione, come quella dell’11 settembre.”
Ha letteralmente usato il termine “cospirazione”. Curioso, vero?

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