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  Gubbio. Elezioni Comunali: Intervista al Candidato Giuliano Bettelli

(ASI) Un candidato senza tessera di partito. Non l’unico della sua lista, quella del PD, che appoggia il candidato del centro-sinistra a Sindaco di Gubbio, Diego Guerrini. Una lista per un terzo composta di “indipendenti” e con pochissime riconferme di consiglieri uscenti.

Giuliano Bettelli, 48 anni, eugubino doc, nativo di San Martino, il quartiere più antico della città dei Ceri, è alla sua prima esperienza di candidatura in una tornata elettorale amministrativa. Tuttavia non è nuovo all’impegno sociale. Ha speso una vita nel sindacato UIL, dove ha ricoperto cariche importanti. Laureato in “Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Diagnostiche”, di professione tecnico di laboratorio, due master in funzioni specialistiche di coordinamento, dirigenza e docenza in tecniche diagnostiche, con incarichi di insegnamento pluriennali. Insomma, il classico esponente della “società civile” (ma lui non ama l’espressione per il significato “antipolitico” che essa richiama nell’immaginario collettivo…) che si avvicina alla politica ritenendo di poter dare un suo contributo. Lo abbiamo sentito come campione dei tanti candidati del suo genere, che in tutta Italia in queste settimane saranno candidati alle elezioni locali per testimoniare con le loro storie che ci può essere ancora più di una ragione per impegnarsi civilmente per la propria Comunità.

 

Bettelli, perché a 48 anni ha deciso di provare questa esperienza? Quali sono le motivazioni profonde che l’hanno spinta a cimentarsi in un contesto di sfiducia debordante dei cittadini verso la politica?

Il senso della mia candidatura è che ho condiviso un progetto politico, quello del centro-sinistra e di Guerrini, per guidare Gubbio verso un cambio di direzione. Ritengo di avere avuto un’esperienza personale, formativa e professionale ricca e fortunata, per cui ritengo giusto restituire un mio contributo alla collettività sotto forma di impegno per la mia città, per come potrò. L’esperienza sindacale, inoltre, mi ha molto allenato ad ascoltare criticamente le esigenze dei lavoratori e ad assumermi la responsabilità di dare risposte e, quindi, di essere sottoposto al giudizio (che nell’attività sindacale è immediato e quotidiano) di chi rappresento: tutte cose che penso possano servire a chi vuol assumere incarichi di rappresentanza anche istituzionale.

 

Come ci ha appena ricordato, Lei viene da una lunga esperienza sindacale. La demotivazione che molti lavoratori hanno verso il sindacato, somiglia a quella dei cittadini verso la politica. Cosa intende fare Bettelli in politica, avendolo magari già fatto nel sindacato, per dimostrare che c’è anche un “altro” modo di spendersi in politica?

Una cosa, essenzialmente: ascoltare la gente. Qualunque responsabilità (sindacale, politica o di altro tipo) ti chiami ad essere interprete delle esigenze altrui, richiede di base la capacità di capire i problemi, di interpretare i punti di vista, di prospettare soluzioni. Cioè, di dialogare con i cittadini, con le persone; la cosa necessaria in questo momento, è a mio avviso, ridurre la distanza che la gente avverte fra se e la politica. Poi, certamente, le prospettive dell’attività sindacale e di quella politica sono differenti, a partire dal fatto che nella prima sei controparte e rappresenti, appunto, i lavoratori verso il datore di lavoro; mentre nella seconda sei parte attiva di scelte che nel lungo periodo incidono sulla vita di tutti i cittadini, anche di quelli che non rappresenti elettoralmente. Però, l’approccio dell’ascolto e della disponibilità è lo stesso in entrambi gli impegni.

 

Lei si presenta nella lista del PD e non è iscritto al partito di Bersani. Come pensa di poter raccordare il suo impegno da “indipendente” con l’attività di un partito organizzato?

Le rispondo come sopra all’altra domanda: il punto di contatto e di raccordo tra le due cose non può che essere la condivisione di un programma fatto di azioni concrete, ed il lavoro comune per realizzarlo. Il tutto, ovviamente, cementato dalla fiducia di tutti noi nella persona del candidato a Sindaco che guiderà e coordinerà questo lavoro. Le dico di più: credo talmente in questo “cemento” tra energie diverse, che dico ai miei concittadini di votarmi solo se votano anche per il candidato a Sindaco, scongiurando l’“aberrazione” del voto disgiunto, che pure fa capolino in una parte dell’elettorato di centro-sinistra. Il progetto messo in campo può avere il massimo del successo se Diego Guerrini e le liste di centrosinistra, ed in particolare quella del PD, ottengono un successo congiunto.

 

Gubbio, si legge nel suo materiale elettorale, ha bisogno di rilancio, di un salto di qualità fondato su dinamismo, presenza e protagonismo nei processi e nelle scelte regionali. Può dirci attraverso quali azioni-chiave, in quali campi, secondo Lei, si può incardinare questo rilancio?

Non devo e non voglio disconoscere le enormi difficoltà che la crisi economica mondiale e le ristrettezze in cui gli enti locali si sono trovati ad agire negli ultimi anni, per cui il mio non è un giudizio negativo verso ciò che si è fatto finora. E’, semmai, la sottolineatura del fatto che, proprio nei momenti di maggiore difficoltà, bisogna necessariamente avere maggior coraggio di scegliere tra le cose da fare e quelle da non fare, proprio perché, in questi momenti, i problemi e le situazioni urgenti diventano più urgenti, ed i deboli rischiano di diventare più deboli. Ecco perché tra i nostri punti di massima attenzione figurano proprio le politiche sociali. In primis, quelle giovanili che fanno fulcro attorno ad una considerazione di fondo, cioè che troppo spesso negli ultimi anni si è parlato di giovani e si sono pensate per loro azioni che vanno ad incidere solo su aspetti negativi, di problematicità: droga, violenze, apatia, disimpegno. Invece, i giovani sono e vanno visti come una risorsa da valorizzare e far dispiegare in tutte le loro potenzialità. Per agevolare questo processo, l’amministrazione locale deve creare occasioni, luoghi fisici, momenti concreti di socializzazione e aggregazione in cui i giovani siano protagonisti, e quindi responsabili del loro impegno con gli altri: penso, in particolare, all’istituzione di una Consulta Comunale dei Giovani. A Gubbio sono pullulati club privati nei quali la socializzazione è solo fittizia, attorno a cose e attività che non esaltano, ma anzi tendono a negare, l’impegno ed il senso “civico” dei ragazzi. E, sempre nell’ambito delle politiche sociali, va definito un rapporto molto più stretto con tutto il variegato mondo dell’associazionismo. Le associazioni del volontariato diffuso sono un patrimonio finora poco valorizzato mentre, se chiamate ad interloquire e ad agire con l’amministrazione pubblica e tra loro (ad esempio in un Polo dell’Associazionismo eugubino) potrebbero essere fulcro per dare risposte concrete ai bisogni delle fasce deboli producendo, per di più, un valore aggiunto di partecipazione e di democrazia.

 

E sul piano dell’economia e dell’occupazione?...

E’ senz’altro una, se non la, priorità del nostro programma di lavoro. Gubbio si caratterizza da decenni per la presenza di due grandi realtà produttive industriali e di un nutrito numero di pendolari che, come me, lavorano fuori Comune. Questo fa riflettere perché, in realtà, il territorio di Gubbio è ricco ed ha tutto quello che serve per puntare con decisione ad un modello di sviluppo basato sulla filiera turismo-arte-cultura-natura-produzioni tipiche. Altre zone dell’Umbria, per non dire della Toscana, sono già avanti su questa strada e noi possiamo, anzi dobbiamo, recuperare lo svantaggio. A partire, voglio sottolinearlo, da scelte che vadano rigorosamente nel senso della tutela e valorizzazione delle nostre risorse ambientali, per uno sviluppo ecocompatibile e legato alle risorse del territorio. Mi permetta qui un inciso: noi non vogliamo l’inceneritore, come qualcuno dice. Lo abbiamo scritto e dichiarato inequivocabilmente. E se si pensa che il Piano regionale dei rifiuti esclude Gubbio da ogni insediamento del genere, si capisce che questa è la classica falsa questione agitata per propaganda elettorale. In questo ambito, la parola-chiave è la qualità, imprescindibile per un’offerta altrimenti non concorrenziale. Penso, per esempio, al settore dell’artigianato artistico o dell’accoglienza turistica ed alle iniziative formative (a partire dalle scuole superiori) o promozionali (incentivi all’aggregazione degli operatori per creare sinergie ed economie) che potrebbero favorire la nascita di occupazione giovanile duratura e qualificata. L’amministrazione pubblica certamente non deve fare impresa, ma promuovere e incentivare la creazione di un sistema, di una rete, in cui i singoli operatori possano trovare sostegno e riconoscibilità: questo è finora mancato.

 

Diego Guerrini è il candidato del centro-sinistra in uno scenario in cui si sono attenuate, ma non del tutto sopite, antiche divisioni a sinistra che hanno contraddistinto Gubbio nell’ultimo decennio. Secondo Lei, quali caratteristiche politiche e personali di Guerrini possono contribuire ad una ricomposizione vera delle fratture, indispensabile per governare la Città e gestire il programma ambizioso che avete in caso di vittoria?

Direi che la risposta sta già nei fatti: Guerrini ha avuto la forza di ricomporre sul proprio nome il fronte del centro-sinistra di Gubbio, facendo tornare la nostra città in una logica politicamente “normale”, che non è poco visto il passato. E Gubbio può diventare anche un modello nei rapporti di coalizione, visto che, per esplicito indirizzo di Diego, tutto è stato incentrato sulla proposta politica e niente sulla polemica. La stessa campagna elettorale, fatta non di comizi ma di ascolto nei luoghi dove si vive e si lavora, in città e nel territorio comunale intero, rappresenta un elemento di originalità che è indice di novità nella concezione del rapporto tra alleati: confrontarsi con i cittadini e tra forze politiche solo sui problemi e sulle soluzioni, non su equilibrismi di potere fine a se stessi. Diego Guerrini può essere elemento unificante anche per l’autorevolezza con cui ha vinto prima le primarie interne al Pd e, poi, quelle di coalizione, che non era affatto un dato scontato. E anche alcune sue caratteristiche politico-personali possono, secondo me, spingere nella medesima direzione, come la sua capacità di analisi e di approfondimento, alimentata da un’esperienza istituzionale non breve, malgrado l’età giovane; e da un’umiltà nell’ascolto davvero unica. In più, ha una passione civile ed una concezione della politica come servizio che sanno portare tutti sulle cose concrete. Queste sue caratteristiche ne fanno un politico davvero capace di incarnare, in nome delle diverse ispirazioni dalla coalizione, ciò che nell’essenza unifica il centro-sinistra: le soluzioni ai problemi, anche laddove somigliano a quelle prospettate dal centro-destra, partono da una fondamentale differenziazione di approccio, ovvero l’attenzione prioritaria ai più deboli, sul presupposto che una comunità è tanto più democratica e giusta quanto più parte dal basso ed ha attenzione e voce per chi ha di meno, sotto tutti i profili.

 

Gubbio sembra da sempre sospesa tra la difesa gelosa del suo isolamento (che può rappresentare, per certi versi, anche un fattore di ricchezza, se pensiamo alla salvaguardia di un patrimonio culturale ed ambientale unici) e la propensione ad uscire, e per certi aspetti a “scappare” dal proprio guscio, vissuto come una camicia di forza. E’ un falso dilemma? E quale può essere il punto di equilibrio dinamico tra le due esigenze?

Sono due aspetti apparentemente contrastanti che, uniti insieme, possono dare risposte sorprendentemente positive per Gubbio. L’isolamento non è mai un punto di forza, mentre la cura delle proprie ricchezze si. E, se lavori sulle tue cose buone, le coltivi e le valorizzi, riesci a farne un volano di sviluppo che ti fa uscire dall’isolamento e dai suoi limiti asfissianti senza perdere ma, anzi, rafforzando la tua identità. E’ un ciclo virtuoso che va assolutamente innescato ed alimentato, abbandonando ogni atteggiamento autoreferenziale, chiuso alla realtà, che non fa cultura e sviluppo, ma anticultura e immobilismo, cioè regresso, in una società aperta che corre a velocità supersonica. Le occasioni importanti di apertura al mondo e al confronto non devono essere perse in nome di un malinteso e ideologico rifiuto di ciò che si teme possa “contaminare” l’identità eugubina.

 

Tra i punti programmatici di Guerrini per un’amministrazione comunale più efficace c’è la rotazione dei dirigenti: Lei che ne pensa, sia in punto di principio, sia nello specifico del Comune di Gubbio?

La nostra proposta politica si contraddistingue anzitutto per la presa di coscienza che la pubblica amministrazione va semplificata con tutti gli strumenti possibili: sportelli unici per l’impresa, aumento dell’informatizzazione, semplificazione delle pratiche edilizie, formazione e incentivazione del personale. La rotazione dei dirigenti e, in generale, la mobilità del personale tutto, è un principio generale e astratto (quindi, non indirizzato a qualcuno in particolare) di buona amministrazione, secondo tutti i canoni della letteratura in materia. Serve a diminuire i rischi di autoreferenzialità del personale e a prevenire il formarsi di sacche di resistenza al cambiamento che normalmente si possono creare quando le conoscenze e le procedure fanno sempre capo ad uno stesso dipendente, aldilà delle intenzioni dello stesso. Il principio è che la macchina comunale, nel rispetto delle prerogative di tutti e di ciascuno, deve essere non il fine dell’attività amministrativa, ma il mezzo a servizio della stessa, cioè dei cittadini.

 

Altro Vostro punto programmatico è quello per un centro storico più vivo. Quale ricetta, quali azioni proponete in merito?

I problemi del centro storico di Gubbio sono quelli di tanti altri centri della nostra regione. Anzitutto, vanno portati a compimento i due PUC che interessano Gubbio centro, quello del parcheggio San Pietro e quello del vecchio Ospedale, per non trascinare nel tempo i problemi ed i cantieri e per ridare ossigeno (per esempio, accorpando attività sanitarie distrettuali e territoriali ora sparse sul territorio) ad un’area che ha molto sofferto il trasferimento del nosocomio. Per chiuderli, bisogna creare condizioni positive, senza rigidità “ideologiche”, prendendo atto che lo strumento dei PUC si basa sul cofinanziamento dei privati i quali, per investire, devono poter individuare un possibile, legittimo tornaconto. Per il resto, il centro va difeso dallo spopolamento, quindi occorrono azioni che lo riabitino e lo ripopolino di attività. Per esempio, il Comune dovrebbe mettere a disposizione di giovani coppie unità abitative a condizioni agevolate. O, sul piano delle attività, si devono trovare modi e mezzi per incentivare l’insediamento nel centro storico di botteghe artigiane e attività commerciali, soprattutto legate alle produzioni tipiche artigianali, artistiche, agroalimentari. Inoltre, per scongiurare il fatto che chi abita in centro non cambi idea, bisogna trovare soluzioni al problema dei parcheggi, realizzandone altri (per esempio ampliando quello dell’ex Seminario) e trovando soluzioni per i residenti, magari riservando loro un certo numero di posti auto.

 

Per finire, si faccia una domanda per poter dire, rispondendo, qualcosa cui tiene e che magari non ha avuto modo di dire finora.

Mio padre quando ha saputo che mi candidavo, mi ha detto. “Ma chi te l’ha fatto fare?!”. La risposta è in tutto quello che ho detto finora. Convintamente.

 

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