(ASI) Il Coordinatore regionale di Sinistra Ecologia Libertà Luigi Bori ci manda un interessante nota in cui il suo partito affronta un tema sociale importante e che attieme alla sanita umbra.
Ve lo proponiamo.
"Dopo alcuni anni di lunga e drammatica attesa, dopo molti recenti clamori e sceneggiate ad effetto (volte a coprire con tecnica berlusconiana responsabilità politiche e gestionali), la scadenza prevista per la presentazione del programma di trasferimento del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Dipartimento di Salute Mentale di Perugia nella sede ospedaliera della città, è arrivata: il 30 aprile prossimo venturo!
Infatti nella delibera di Giunta in vigore dal 7 febbraio 2011, n.50, si dava mandato alle due Aziende sanitarie, AUSL n.2 ed Azienda Ospedaliera di Perugia, di istituire nel termine di 60 giorni un dipartimento interaziendale ospedale-territorio integrato con l’università, il cui compito evidentemente si sovrappone a quello che le leggi nazionali prevedono per i Dipartimenti di Salute Mentale, strutture afferenti alle aziende sanitarie territoriali e istituite in Umbria dal 1997. Nella AUSL n.2, tra l’altro, la riorganizzazione del DSM è avvenuta meno di un anno fa, a maggio 2010.
Tra i compiti genericamente accennati, le due Aziende interessate avevano anche quello di “predisporre la soluzione logistica atta al trasferimento, entro il 30 aprile 2011, del SPDC attualmente collocato in Via del Giochetto a Perugia, con i suoi 18 posti letto, presso l’Ospedale S. Maria della Misericordia”.
Dove sono gli atti istitutivi del pomposo Dipartimento interaziendale? Non risultano delibere, piani, programmi per l’integrazione nel Dipartimento di Salute Mentale della AUSL n.2, perché solo di questo si dovrebbe trattare, di altre componenti (Università e null’altro).
Quale dunque il progetto, i tempi, le modalità per il trasferimento del SPDC da attuare entro il 30 aprile?
Neanche questo è a disposizione né dei cittadini, né degli operatori.
Non risulta che in questa retorica dell’integrazione siano stati coinvolti nella individuazione degli spazi, nella loro organizzazione, nelle soluzioni organizzative per garantire collaborazione reale ed integrazione con la componente universitaria, i tecnici (medici, psicologi, infermieri, ecc.) la cui esperienza è certamente preziosa per promuovere la qualità dei servizi, né che sia stato chiesto il punto di vista di utenti e familiari che certamente avrebbero importanti suggerimenti da dare. Del resto neanche i sindacati sono stati finora coinvolti. A proposito di partecipazione e integrazione…
Di fatto al momento non c’è ufficialmente ancora niente di scritto che possa garantire certezze e trasparenza su quanto in via di attuazione rispetto a quanto previsto nella delibera della Presidente Marini.
In cambio, molte voci, in base alle quali sembra di capire che il progetto in questione non si discosta in modo sostanziale da quanto proposto dall’Azienda Ospedaliera a gennaio scorso e che aveva già trovato critiche significative da più parti: un po’ di letti per i più gravi , a carico della Azienda USL, casi meno gravi e selezionati per il pezzo universitario, nuovi posti in palio (la struttura semplice di livello dipartimentale) per completare il giochino e aprire a nuovi sviluppi di carriera.
Ma i lavori in compenso sembra che procedano spediti: si parla di inaugurazione in maggio.
Il tutto insomma per creare una situazione di fatto prima che a qualcuno (magari anche competente) sia dato di fare qualche domanda o suggerire qualche contributo risolutivo.
Alla Presidente Marini ribadiamo la nostra convinta contrarietà alla riorganizzazione di servizi sanitari senza alcun coinvolgimento partecipativo.
All'Assessore alla Sanità, invece, avvertiamo che saremo attentissimi nel denunciare l'eventuale utilizzo dei milioni in più ricevuti dal Governo nazionale in proliferazione di primariati e in sperperi pilotati da interessi di bottega, anziché destinarli al superamento delle criticità in cui vertono tuttora i servizi (barelle nei reparti, personale esasperato perchè carente, chirurgia senza futuro, medicina del territorio abbandonata a sé stessa, ecc. ecc.)".