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(ASI) Lettere in Redazione. Roma -  A pochi giorni dall'inaugurazione della mostra "Sabra e Chatila  una memoria scomoda” è arrivato il veto. La mostra non s'ha da fare. Si sta tentando di  far scomparire dalla memoria collettiva della gente le terribili immagini del massacro di Sabra Chatila? Un brutale crimine contro il popolo palestinese e  l'umanità, geneocidio commesso sulla gente inerme dall'esercito israeliano che la Storia non potrà mai cancellare.

Ciò che è accaduto è molto scorretto, ma anche assai sbagliato che sicuramente si ritorcerà su chi ha archittettato questa ingiustizia.   Nelle persone davvero libere quel vile, orribile, spietato atto commesso dall'esercito israeliano rimarrà sempre vivo nella loro memoria. A nulla valgonoi tentativi di farlo rimuovere da personaggi, che si dimostrano ancora una volta vergognosamente proni al volere dei potenti gruppi di pressione sionisti operanti a Roma e nel paese.
 
Però la gente si interroga se in un paese dove la costituzione democratica garantisce la libertà di espressione sia giusto agire  s in maniera così spudoratamente anti-democratica. Infatti, la mostra fotografica che era stata approvata un anno e mezzo fa, avrebbe dovuto aprire i battenti mercoledì scorso, 30 maggio, presso i locali della Casa della memoria, ma così non è stato. Evidentemente la sequenza delle immagini, evidentemente èrisultava scomoda, provocando un mare di polemiche. 
 Il 21 maggio, infatti, è arrivato il veto. La mostra non si deve da fare...   Appare certo che  il motivo per cui si è stata fatta  "saltare" così, senza tante spiegazioni, la mostra è da ricercarsi che essa non dovesse scuotere le coscienze a danno dell'immagine dello stato di israele. Mentre, la mostra “Notte molto nera – Sabra e Chatila, una memoria scomoda”, sul massacro del popolo palestinese avvenuto 30 anni fa voleva farci vivere attraverso le immagini quei terribili istanti visssuti dai palestinesi.  Anche la fotografa che ha curato le immagini ancora non è riuscita a capire fino in fondo il peché del divieto. Però, foerse pensa che nell'occhio del ciclone ci possa essere  il testo introduttivo alla mostra: un'interpretazione storica che ha portato la Casa della memoria a un'improvvisa frenata. E così il comitato avrebbe votato all'unanimità la sospensione della mostra per lasciare il tempo alla curatrice di rivedere la ricostruzione dei fatti: la responsabilità di quella strage, avvenuta il 16-17 settembre del 1982 nei campi profughi di Sabra e Chatila, non deve essere addossata all'esercito israeliano.
Spettarsi un gesto che riporti giustizia e un intervento del primo cittadino su questa triste vicenda, che si faccia garante della verità storica e della libertà d'epressiomne, viste le sue recenti frequentazioni e il suo passato, forse più che impossbile sarebbe inutile?
Dante ci ha insegnato che: "Tentare non nuoce..." e nuoce non tentare. In ogni caso, una cosa è certa: disconoscere la verità nuoce fortemente alla democrazia, tanto sbandierata a parole, meno applicata nei fatti. Un piccolo esempio è la mostra fotografica, prima autorizzata, poi, misterisosamente annullata. Ma stiamo vivendo veramente in un paese democratico?

 

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