(ASI) "Il Rapporto del Centro Studi Confindustria conferma la fotografia di un Paese in stagnazione. La crescita prevista è appena dello 0,5% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026, valori del tutto insufficienti per colmare il divario con la zona Euro. Ancora una volta, a tenere in piedi la crescita è quasi esclusivamente il PNRR, che da solo aggiunge +0,8 punti di PIL nel 2025 e +0,6 punti nel 2026: senza il Piano, l'Italia sarebbe nel 2025 sarebbe in recessione.
Ma il PNRR termina nel 2026, mentre già quest'anno si esauriranno i principali strumenti di sostegno agli investimenti privati – Transizione 4.0 e 5.0 e il credito d'imposta per le ZES. In una fase segnata da crescente protezionismo e frammentazione geoeconomica, restare senza misure strutturali di incentivazione significa indebolire nettamente le prospettive di crescita del Paese. L'obiettivo che la politica di bilancio deve porsi è invece rilanciare la domanda interna. Sul lato dei consumi, restituendo potere d'acquisto alle famiglie e migliorando la qualità del lavoro; sul lato degli investimenti, mettendo in campo un vero piano di politiche industriali, che il governo ha più volte annunciato ma mai realizzato. Al contrario, Meloni e Urso si sono limitati a promesse e propaganda, mentre il Paese vive una situazione di inesorabile deindustrializzazione: due anni consecutivi di calo della produzione, un comparto automotive crollato ai minimi storici, la crisi della ex ILVA, lo smantellamento della chimica di base e le difficoltà sofferte dal Made in Italy. La prospettiva è aggravata dai dazi USA che colpiscono i nostri settori strategici, aumentando i rischi di delocalizzazione e perdita di quote di mercato. Vivacchiare ci porta dritti su un binario morto. Cullarsi su spread e rating e limitarsi all'ennesima manovra di bilancio fatta di "pannicelli caldi" significa perdere di vista le fragilità strutturali del Paese. L'Italia ha bisogno di un piano industriale serio per l'autonomia strategica e la transizione ecologica e digitale. Un piano che premi chi innova, cresce e investe qui. Solo così possiamo dare una prospettiva al sistema produttivo, tutelare il lavoro e recuperare terreno rispetto alle altre economie avanzate."Così in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria nazionale del Pd.



