(ASI) Durante il XX Congresso Nazionale della CISL, la premier Giorgia Meloni ha riacceso il dibattito sul problema del lavoro nero, riportandolo prepotentemente in cima all’agennda politica italiana. Il Presidente del Consiglio nel suo intervento definisce il sommerso, una piaga profonda del sistema economico nazionale italiano, che mina la tutela dei lavoratori e distorce la concorrenza.
Si rivolge poi alle figure dei sindacati, che rivestono un ruolo fondamentale e indispensabile per realizzare una cultura legale, dignitosa e moderna del lavoro. Per quanto riguarda gli strumenti che verranno utilizzati dal Governo per contrastare la diffusione del lavoro sommerso, verranno messe in atto misure di rafforzamento dei controlli ispettivi, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che avrà un ruolo chiave per incrociare i dati provenienti dal Fisco e dall’INPS, applicando modelli predittivi per l’intercettazione di anomalie di tipo occupazionale derivanti da incongruenze relative a fatturato e forza lavoro. I settori più a rischio saranno presi di mira dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, in particolare in tutti gli ambiti lavorativi in cui è presente una forte componente di stagionalità e lavoro poco qualificato. Infine sarà previsto un inasprimento delle sanzione, in particolare per chi sfrutta i lavoratori in caporalato e senza registrare i propri dipendenti.
Il Rapporto INPS 2024 evidenza che il lavoro irregolare coinvolge circa 3 milioni di persone in Italia. L’incidenza maggiore si trova in settori con lavori in cui non sono previste particolari qualifiche o competenze, come edilizia, agricoltura, logistica e ristorazione. L’Istituto per la Previdenza stima che il danno economico per lo Stato superi i 35 miliardi di euro l’anno. E anche se nel corso degli anni del Governo Meloni, sono aumentate del 28% le ispezioni e i controlli da parte delle autorità preposte, i dati del Ministero del Lavoro evidenziano come la lotta al lavoro sommerso sia ancora una priorità: solo nel primo semestre del 2025, su oltre 103.000 ispezioni effettuate, è stato riscontrato un tasso di irregolarità pari al 62%. Allo studio del Governo sono infine ipotizzati i cosiddetti incentivi alla regolarizzazione. Una sorta di mea culpa per ottenere degli sgravi fiscali, per tutti i datori di lavoro che dimostrino il reintegro stabile di lavoratori in precedenza “assunti” in nero. L’obiettivo dichiarato è quello di far emergere almeno il 30% del sommerso entro la fine del 2026, obiettivo in linea con le direttive del PNRR che vincola una parte dei fondi europei a riforme strutturali del mercato del lavoro.
Tuona la sinistra, con il PD e M5S, che accusano il Governo di fare propaganda su una tematica giusta, ma senza un disegno strategico complessivo che guardi al futuro. La richiesta è l’incremento del numero degli ispettori, per garantire un monitoraggio attivo del mercato del lavoro
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



