(ASI) L'Aquila - "I dati nazionali sul numero di detenuti presenti nelle carceri italiane sono in impercettibile controtendenza ad eccezione dell'Abruzzo. Interviene così con una nota il Segretario del Coordinanento nazionale di Polizia Penitenziaria -Spp Mauro Nardella che fa una sua personale disamina del Consiglio dei Ministri sulla questione carceri tenutosi l'altro ieri.
"A livello nazionale- interviene Nardella - si è passati dai 62761 di Maggio ai 62728 di Giugno ma sempre in regime di elevato sovraffollamento visto che la capienza regolarmente è fissata a 51296.
Sono quindi 33 i detenuti in meno rispetto a Maggio che però se li ritrova in più l'Abruzzo visto che in questa regione si è passati dai 2036 del mese scorso agli attuali 2051. Il tutto rispetto a una capienza regolarmente che per questo angolo di Italia è di 1834 posti.
In Abruzzo- luogo in cui il sindacalista svolge la sua attività - a vedere peggiorata la situazione numerica è soprattutto l'istituto di pena di Sulmona. Anche se va tenuta in debita considerazione l'avvenuta apertura in esso,nei mesi scorsi (senza però integrazione di sufficiente personale), del nuovo padiglione.
Aumenta come si è visto il numero di detenuti in Abruzzo ma non quello degli operatori di Polizia penitenziaria e di tutte le restanti figure operanti nel carcere quali quelli dell'area Trattamentale, Sanitaria e Amministrativo Contabile.
Sempre drammaticamente pochissimi restano gli agenti di polizia penitenziaria e i sottufficiali di questa forza di polizia in funzione anche dei compiti chiamati a svolgere quali quelli di ausiliari del giudice nelle udienze a distanza a mezzo videoconferenza.
A Vasto, solo per fare un esempio, a seguito di un massiccio pensionamento, ovvero attivazione delle procedure pre quiescenziali (consumo obbligatorio del congedo ordinario residuo maturato negli anni e mai fruito per colpa della carenza d'organico) sta scomparendo la figura essenziale del Sovrintendente (sui 14 previsti solo 2 sono attualmente attivi), ovvero del preposto, costringendo, di fatti, ad un innaturale quanto sfiancante tour de force coloro i quali dovrebbero svolgere ben altre mansioni.
Non va assolutamente meglio la situazione negli altri istituti italiani dove proprio per l'aumento costante del numero dei congedi ordinari pro capite non fruiti viene reso ancor più effimera la già pesante situazione organica.
Se a ciò aggiungiamo il fatto che su 2700 assunzioni fatte, in un anno ben 4000 persone ( chissà, forse perché "impauriti" dalle circa 3500 aggressioni annue?) hanno voluto dismettere l'uniforme, lasciamo a voi immaginare in che baraonda infernale si ritrova ad operare il poliziotto penitenziario oggi. Stessa cosa sembra stia accadendo tra i funzionari contabili visto che l'esodo in uscita dei vincitori di concorso non viene integrato con l'attivazione di ulteriori procedure concorsuali"
-denuncia Nardella-
"La situazione non è destinata a migliorare.
Anzi, dopo quello che è stato partorito nell'ultimo Consiglio dei Ministri sulla questione carceri, la condizione generale soprattutto dei poliziotti penitenziari è destinata a peggiorare ulteriormente.
Il tutto sempre che non si recuperi immediatamente ( cosa impossibile ) il gap organico sotto di ben 18.000 unità e che solo una utopica politica di arruolamento potrebbe consentire di ovviare.
Le pochissime Scuole o Istituti di istruzione abilitate a formare i nei agenti, infatti, non ce la farebbero mai a recuperare il disavanzo accumulato negli anni.
Quando si dice che in aggiunta all'aumento dei posti detentivi (15.000 in più) si rivedrà la politica di arruolamento dei nei agenti non si fa altro che prendere in giro non solo i poliziotti penitenziari ma tutti gli italiani.
Il tutto senza dover scomodare la già precaria situazione dei restanti ruoli funzionali ( funzionari giuridici pedagogici, psicologi, psichiatri, medici, ragionieri, etc) anch'essi alle prese con gravi deficienze organiche.
Vorrebbero, inoltre, aumentare il numero di colloqui visivi e di telefonate spettanti ai detenuti.
Ma si rendono conto che questo significherà oberare ancor di più di lavoro i già ultra sfruttati operatori penitenziari?
E con quali strumenti poi?
Si parla di numeri in uscita, soprattutto per ciò che attiene i detenuti tossicodipendenti o quelli che hanno maturato la possibilità di poter fruire di misure alternative salvo omettere gravemente di considerare che in Italia non vi sono né strutture in grado di accoglierli, né strumenti necessari per collocarli, né Magistrature di sorveglianza dotate dei sufficienti organici."
-tuona Nardella-
"Delle due l'una.
Per rientrare nella legalità o si potenziano gli organici o si deflaziona il numero di ristretti presenti.
Ovviamente c'è una variabile in questo caso che è tiranna. Stiamo parlando del tempo.
La situazione è incandescente e aspettare ancora significa lasciare che la situazione, in una sostanziale illegittimità, deflagri irrimediabilmente.
Il Governo attuale, considerata l'impostazione data proprio nell'ultimo Consiglio dei ministri, non crediamo possa mai farlo.
La loro ideologia fondata sulla certezza della pena non la mettiamo certo in discussione.
Quello che ci preme sottolineare è che una ideologia non può andare in deroga al principio costituzionale fondato sull'umanizzazione della pena. Condizione che per le condizioni sopra denunciate non credo possa definirsi tale."- Continua il segretario Cnpp-Spp -
'Se non interviene il Governo che lo faccia allora il Presidente della Repubblica visto che negli ultimi tempi non ha tenuto nascosto il suo totale dissenso circa la condizione disastrosa attuale delle carceri nazionali.
Lui ha uno strumento che seppur non rendi il tutto strutturale, come sarebbe bene fare, in tempi non sospetti è stato utilizzato e con ottimi risultati visto che è stata capace di tirare fuori dagli istituti decine di migliaia di persone senza avere bisogno di altre strutture: la Grazia- Conclude Nardella fornendo la sua personale ricetta-"



