(ASI) Il ministro della Giustizia Carlo Nordio pensa che le donne vittime di violenza si debbano arrangiare, proteggersi da sole, cercare rifugio "in chiesa o in farmacia" se i loro persecutori si avvicinano oltre il limite consentito e segnalato dai braccialetti elettronici. Sono parole irricevibili, in cui il cinismo è superato solo dalla profonda inadeguatezza che rivelano.
Con queste parole, Nordio rende esplicito un abbandono inaccettabile delle responsabilità dello Stato nella protezione delle donne che cercano di sottrarsi alla violenza, e che hanno chiesto protezione allo Stato: una posizione sbagliata dal punto di vista tecnico e offensiva dal punto di vista umano.
È un messaggio devastante, che legittima l'idea che la sicurezza delle donne dipenda dalla loro prontezza a fuggire, a nascondersi, a improvvisare strategie di sopravvivenza: come se chi intraprende un percorso di uscita dalla violenza e arriva a denunciare l'abusante, con tutto il coraggio che questo comporta, dovesse comunque portare il peso di sottrarsi a ulteriori aggressioni. Si chiama "vittimizzazione istituzionale", ed è il motivo per cui molte donne rinunciano a denunciare: ogni carica dello Stato che rinuncia a schierarsi dalla loro parte è complice.
Le misure di protezione e controllo – compresi i braccialetti elettronici – non sono giocattoli o alibi. Se non funzionano, si investe per farle funzionare. Se non bastano, si rafforzano. Se mancano agenti, tecnologie, competenze, si stanziano risorse e si formano professionisti. Ogni ostacolo tecnico è superabile quando c'è volontà politica. E la volontà politica, oggi, dev'essere chiara e incrollabile: salvare vite.
La Conferenza delle Donne Democratiche si batterà in ogni sede istituzionale affinché la protezione delle donne non sia più un'opzione residuale, ma un dovere assoluto. Non accetteremo mai che alle donne venga chiesto di salvarsi da sole. E Nordio dovrebbe fare un lungo esame di coscienza, oltre che interrogarsi sulla propria capacità di ricoprire un ruolo così delicato, dal quale dipendono vite umane. Così dichiara Roberta Mori, portavoce della Conferenza nazionale delle donne democratiche.