(ASI) “Siamo due detenuti, ristretti in una cella della 6^ sezione del vecchio carcere romano di Regina Coeli. Un carcere che, per dirla tutta, fa veramente schifo. Prima di tutto c’è il problema del sovraffollamento. Infatti nelle celle piccole siamo in tre detenuti, mentre in quelle un po’ più grandi siamo anche in sei persone.
Inoltre qui fa pure freddo, e questo non perché i termosifoni non vengono accesi, ma perché nelle celle i termosifoni proprio non ci sono e se per caso qualcuno di noi si ammala, gli danno sempre la stessa pasticca, ovvero la stessa medicina per tutti i mali”. Questa è una delle tantissime lettere scritte dai detenuti del carcere di Regina Coeli a Roma, in piena emergenza freddo. Mentre i Tg nazionali si occupavano della questione ponendo l’accento in particolare sulla situazione di blocco totale creatasi a Roma, i detenuti lanciavano il loro grido di aiuto, indirizzandolo a Radio Radicale e a Radio Carcere: “Purtroppo – scrivono i detenuti - anche qui a Regina Coeli il freddo ha già fatto la prima vittima, infatti qualche giorno fa è morto un nostro compagno e noi siamo convinti che sia morto anche per il gelo che c’è nelle nostre celle”. Sull’ultimo decesso avvenuto nel carcere romano il Ministro della giustizia Severino ha definito una “tragedia il fatto che si possa morire di freddo in carcere”.
E’ intervenuto sulla questione anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Opportuno e realistico e' stato partire, innanzitutto in sede di governo, per l'autentica emergenza sociale e umanitaria insorta nelle carceri” riferendosi al decreto svuota carceri. Un provvedimento che è solo una goccia in mezzo al mare se si pensa che solamente nel carcere di Regina Coeli gli inquilini sono attualmente 1.200 rispetto agli approssimativi 700 posti. Grida di allarme arrivano anche dal sindacato di Polizia Penitenziaria che da tempo lamenta la propria carenza di unità rispetto ad un’emergenza così grande. Tossicodipendenti, detenuti con problemi psichici o condizioni deboli di salute rischiano di compromettere ancora di più la loro situazione se non si hanno mezzi e strumenti, ma soprattutto i giusti spazi per garantire loro, anche se stanno scontando una pena, una detenzione dignitosa. L’Osservatorio permanente sulle morti nei carceri ha stimato che solo nel 2011 in Italia sono state registrate 186 morti dietro le sbarre, di cui 66 per suicidio e 23 in corso di indagine giudiziaria, dati allarmanti, perché fino a quando i decessi dei detenuti rimarranno solo delle morti silenziose, grido di pochi ed incuranza di molti, questi numeri allora saranno destinati a crescere sempre di più.
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