(ASI) C’è stata, in maniera del tutto impropria ed anche del tutto ingiustificata, un’alzata di scudi, con conseguente indignazione diffusa e generalizzata, contro la legge approvata ieri, a sorpresa, dalla Camera dei Deputati sulla responsabilità civile dei magistrati, nel solco del principio “chi sbaglia paga, anche i magistrati”.
Si tratta, peraltro, di un’indicazione fortemente voluta dai cittadini italiani che nel novembre del 1987 votarono il referendum proposto dai Radicali ed in cui ben l’80,2 % dei votanti si espresse, appunto, per la responsabilità civile dei magistrati.
I difensori della magistratura, ovviamente contrari alla legge, sostengono che una norma di questo tipo “scatenerebbe vendette ed intimidazioni di chi viene condannato” così da “aprire la strada ad un numero enorme di cause contro le toghe soprattutto da parte di imputati eccellenti”. Aggiungono costoro che già oggi chi pensa di aver subìto un danno per “un comportamento, un atto o un provvedimento giudiziario” compiuto da un magistrato, “con dolo o colpa grave”, ha diritto al totale risarcimento da parte dello Stato dei danni subiti. Lo Stato, a sua volta, si rivale nei confronti del magistrato infliggendogli una pesante sanzione economica: un terzo del suo stipendio di un anno. Lo prevede (in teoria) la legge n. 117 del 1988 firmata da un illustre giurista, allora ministro della Giustizia, Giuliano Vassalli. In questa legge, attualmente in vigore, c’è scritto che “si può agire contro lo Stato per ottenere un risarcimento dei danni patrimoniali ed anche di quelli non patrimoniali”, ma c’è scritto anche che “non può dare luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove”. Mi pare, e anche abbastanza evidente, che con la legge così concepita è pressoché impossibile trovare (e dimostrare) il dolo e la colpa grave quando viene automaticamente esclusa la responsabilità sulla interpretazione di norme, di fatti e di prove. Non è un caso, infatti, che finora, in 23 anni, i ricorsi accolti sono stati soltanto 4.
La legge approvata ieri, firmata dal leghista Gianluca Pini, prevede (se dovesse essere approvata anche dal Senato) che chiunque potrà chiedere i danni, chiamando direttamente in causa il magistrato che abbia non solo sbagliato “per dolo o colpa grave” ma anche per “la manifesta violazione del diritto”. Mi pare un principio giustissimo, dov’è lo scandalo che ha fatto mobilitare tutti i bolscevichi? Ma perché tutti gli altri cittadini, che hanno compiti e svolgono funzioni altrettanto delicate e difficili, come medici, professori, ingegneri, architetti, notai, farmacisti, in caso di errore devono pagare ed i magistrati, che peraltro percepiscono, senza alcuna giustificazione, stipendi da favola, devono godere del tutto impropriamente di privilegi negati a tutto gli altri cittadini? Me lo saprebbe spiegare Pierluigi Bersani e tutta la sua compagnia di giro?