Impegno tra Stato e professionisti per mettere ordine in primis, per verificare e non giudicare il contribuente
(ASI) Roma - 19 milioni di contribuenti in Italia, in queste ore, sono “sotto l’attacco”dell’Agenzia delle Entrate, atti per provare la riscossione coattiva, cioè degli avvisi d’intimazione a brevissima scadenza: cinque giorni per corrispondere l’intero debito.
“Abbiamo spesso detto al Governo e alla Commissione Finanze di Camera e Senato, che c’è bisogno di una gestione del debito tributario di stampo manageriale. Bisogna affidare all’Agenzia delle Entrate e AdeR i poteri decisionali che non siano vincolati dal perimetro rigido del D.P.R. e discernere, con la discrezionalità dei funzionari, determinati casi. Le aziende che prestano garanzie o hanno dei business plan efficaci e affidabili e devono avere la possibilità di rientrare in bonis dai debiti. C’è necessità di un impegno tra Stato e professionisti per mettere ordine in primis, nel verificare e non nel giudicare, nel selezionare e non creare un grande malinteso soprattutto quando le cartelle o le pregresse procedure non sono state eseguito a norma di legge. L’Italia necessità di una riforma fiscale rapida, il magazzino delle cartelle, debiti fiscali ancora da saldare è fuori controllo.
Le cifre da corrispondere sono frutto delle rateazioni decadute che per legge non possono essere ripristinate. Tocca, quindi, pagare tutto e subito per non scatenare il meccanismo delle sanzioni: blocco dei conti correnti, fermo amministrativo delle automobili, ipoteca degli immobili. Un atto di forza che non corrisponde alla situazione economica attuale, tutt’altro che rosea. Tanti contribuenti stanno ancora cercando di rimediare ai danni inflitti dalla pandemia e non sono nelle condizioni di pagare scaduti così importanti. Un vero e proprio attacco sociale, con il rischio di generare delle situazioni di forte disagio.
A parlare sono infatti i numeri: oltre un miliardo e cento milioni di crediti (la giacenza è arrivata agli oltre 21 anni) che per la particolarità della normativa italiana, l’organizzazione dell’ente si trova a dover smaltire. Non bisogna mai perdere di vista questa differenza: l’evasore è colui che non dichiara, l’inadempiente ha dichiarato ma pagherà con mora i suoi debiti perché non è riuscito ad ottemperare nei tempi giusti” - Così n una nota Ezio Stellato, Presidente del Ce.S.F.I, il Centro di Fiscalità Internazionale.