(ASI) Roma – Abbiamo intervistato Gianluigi Paragone, ex deputato pentastellato che ha fondato un nuovo movimento politico apertamente antieuropeista. Il leader di “Italexit” ci parla delle ragioni di opposizione all'Unione Europea e all'Euro, di come è stata affrontata l'emergenza Covid19 dal Governo Conte e di eventuali alleanze politiche future.
Ci parli brevemente del nuovo movimento fondato....
“Il Partito che abbiamo fondato è “No Europa per l'Italia ” ed è una offerta politica che finora non c'era perché nessun Partito propone di uscire apertamente dall'Eurozona e dall'Unione Europea, quindi pensiamo che sia arrivato il momento che un dibattito così radicale in Italia anziché farlo per via referendaria lo facciamo per tesi politiche”.
Come giudica il modo come il Governo Conte sta affrontando l'emergenza Covid19?
“Il Governo si sta muovendo accavallando l'impreparazione da una parte e l'arroganza dall'altra. I Dpcm non servono a nulla, le intenzioni a fare tutto da soli sono assolutamente prive poi di un risultato, di una ricaduta pratica. Purtroppo, il Paese a breve presenterà un conto fatto di crisi occupazionali e aziendali e soprattutto di scollamento sociale. Quindi, se questo era il risultato che si prefiggeva Conte lo ha realizzato, se invece pensava di poter governare il post Covid con i Dpcm e portare il Paese verso una ripartenza allora direi che i risultati sono fallimentari”.
Che ne pensa del Recovery Found?
“Il Recovery Found è un altro modo per l'Europa per ingannarci, di far finta di dare dei soldi, quando invece questi soldi non soltato vengono presi da un acquedotto finanziario speculativo, quindi sono soldi presi in prestito, ma sono subordinati a dei progetti che vuole l'Europa, tesi a creare una società dove progressivamente il lavoratore sarà superato dalle macchine, da qui la spinta verso la digitalizzazione, verso il 5G, la robotizzazione del futuro, verso l'impero dell'algoritmo, e poi delle belle definizioni che non faranno altro che incrementare le economie reali degli altri Paesi; se parliamo ad esempio, di “New Green Deal”, a me viene in mente che i pannelli solari e fotovoltaici non li fa sicuramente l'Italia e che quindi si arricchiranno soprattutto le economie reali cinesi o tedesche”.
Come vi collocate nell'ambito della politica italiana col nuovo movimento? Farete delle alleanze col centrodestra o con le altre forze politiche?
“Il problema non riguarda noi che ci poniamo in una posizione molto radicale, quindi, eventualmente, chi viene a bussare alla nostra porta deve sapere che bussa alla porta di un Partito che già dice chiaramente qual è la sua posizione rispetto all'Unione Europea, quindi noi non andiamo a bussare a nessuna porta,ma chi avesse bisogno dei nostri voti deve sapere che viene a bussare alla porta dove fuori c'è scritto “Italexit””. Aggiungo che noi siamo l'unico Partito che chiede apertamente di aprire il dibattito politico sull'uscita dell'Italia dall'Unione Europea e dall'Eurozona”.
Perché uscire dall'Euro e dall'Unione Europea?
“Perché non ci conviene restare, poiché finora abbiamo fatto tutti i compiti che l'Europa e Bruxelles ci hanno chiesto, e l'unico risultato è stato impoverire i cittadini, impoverire l'economia reale del Paese, smentire clamorosamente quello che era stato presentato come un grande sogno e invece è un incubo che sta portando aumento della depressione, della povertà, del precariato e del disagio sociale. L'Europa non è per nulla ciò che ci è stato descritta, anzi l'Europa è più burocrazia e più costi; noi parliamo tanto dei costi della “casta” italiana, della politica italiana e ci dimentichiamo che l'Europa è un moltiplicatore di soldi e di spese inutili, se pensate che già l'Europarlamento il cui ruolo è marginale, ha due sedi e mezzo, e per spostarsi da una sede all'altra a Strasburgo c'è una spesa pubblicazilne che è non solo impressionante, ma anche scandalosa rispetto al tempo di crisi che stiamo vivendo”.
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia
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