(ASI) «La Corte di Giustizia Ue ha condannato l’Italia per violazione della direttiva 2011/7/UE, accertando e sanzionando i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, sulla base di dati aggiornati all’aprile 2017.
Questa situazione rappresenta un difficoltà gravissima per tutti gli operatori economici italiani che forniscono i propri servizi e la propria professionalità agli enti pubblici, dovendo poi attendere tempi non congrui per ricevere i dovuti pagamenti» è quanto dichiara in una nota la deputata M5S Iolanda Di Stasio in merito alla questione.
«Inoltre ci tengo a precisare che il problema non è limitato alle transazioni commerciali; in Italia, infatti, molti professionisti che prestano la loro attività intellettuale a favore della P.A. soffrono di questi ritardi– continua la deputata – questo significa creare loro problemi di liquidità che per ovvie ragioni si riversano sulle loro attività e sui loro dipendenti. Come ho voluto rimarcare nell’interrogazione che ho presentato ai ministri Stefano Patuanelli e Fabiana Dadone, e alla Presidenza del Consiglio, occorre intervenire subito per porre fine a questa stortura e ridurre i tempi eccessivamente lunghi di liquidazione delle fatture che costano care ad imprese, professionisti e, alla luce della recente condanna, anche alle casse dello Stato italiano».
*Di Seguito, il testo completo dell’interrogazione.
“Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello Sviluppo economico – Per sapere – premesso che: da diversi anni si succedono le proteste di varie associazioni di operatori economici per i tempi «eccessivamente lunghi» di liquidazione delle fatture; più volte è stato rappresentato dalle imprese che a seguito dei ritardi nei pagamenti delle proprie forniture da parte della Pubblica Amministrazione rischiano di trovarsi in difficoltà finanziarie; l’Unione Europea con la direttiva 2011/7/UE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali, ha imposto agli Stati membri il rispetto del termine non superiore ai 30 o 60 giorni; l’Italia, secondo i giudici, non ha rispettato la direttiva 2011/7/UE e la Commissione nel febbraio 2017 aveva già riaperto una procedura di infrazione contro l’Italia, deferendola alla Corte, che ha poi constatato la violazione della direttiva; a seguito del mancato rispetto dei termini indicati, La Corte di Giustizia Ue ha quindi condannato l’Italia per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, sulla base di dati aggiornati all’aprile 2017; considerato che, secondo la Corte di Giustizia, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza del diritto dell’Unione e l’esistenza di un inadempimento deve essere valutata in relazione alla situazione dello Stato membro, alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, quindi a fine aprile 2017; quali misure intendono assumere i Ministri in intestazione e la Presidenza del Consiglio per garantire il rispetto degli obblighi”.


