Non si sa ancora con precisione quanti, oltre ai quattro senatori dissidenti espulsi, lasceranno il Movimento. Saranno10-15 come si dice, questo lo vedremo nei prossimi giorni, quel che, intanto, è certo è che se effettivamente ci saranno le condizioni, numeriche oltre che politiche, per una terza maggioranza - oltre a quella che sostiene il Governo e a quella con Berlusconi per le riforme - le cose per Matteo Renzi, si farebbero - sembra un paradosso - ancora più complicate. Perché, è inutile far finta di niente, il Pd, è vero, ha votato compatto la fiducia al Governo, ma è altrettanto vero che lo ha fatto con tante smorfie di disgusto e tanti, troppi distinguo. Un’apertura di credito, tormentata e sofferta, con tante condizioni che danno l’impressione di assoluta precarietà.
Ed ora l’eventuale possibilità di questa terza maggioranza ridà vigore a quel dissenso alla linea del segretario-presidente Renzi, che era stato temporaneamente accantonato più sull’altare di uno stato di necessità che di una ponderata convinzione. Il richiamo all’unità del partito, fatto da Pier Luigi Bersani, con l’intervista a L’Unità, “bisogna votare la fiducia al Governo se no si rompe il Pd” è stato accolto con molto pragmatismo e poco entusiasmo. La sinistra del Pd, con in testa Pippo Civati, e le tante altre anime, insofferenti alle acrobazie di Renzi, spalleggiata da Sel, con Nichi Vendola, e la pattuglia dei dissenzienti dei Cinque Stelle, potrebbero dare vita ad un gruppo che, nella maggioranza governativa, potrebbe sostituire il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano. Per ora è una semplice ipotesi, ma tutt’altro che remota, ed è comunque strettamente legata a quello che Renzi saprà fare (e Alfano gli consentirà di fare) in queste prime settimane. Insomma, d’ora in poi, Matteo Renzi, e il suo governo, avrà anche il fiato sul collo di questo ipotetico gruppo che non vede l’ora, al di là delle dichiarazioni di facciata, di dare una robusta sterzata a sinistra ad una maggioranza che, secondo loro, è troppo appiattita a destra, pesantemente influenzata da Alfano e dal suo principale alleato, il “decaduto” Silvio Berlusconi.
Fortunato Vinci - Agenzia Stampa Italia
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