Se per Casini la Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi ha fatto quanto doveva, ora tocca alla politica assumersi le proprie responsabilità. Se è giusto e inevitabile che ci siano parametri da rispettare nel controllo dei bilanci, spetta alla politica fare scelte capaci di adattarli e renderli flessibili per rispondere alla crisi. E farlo senza ulteriori indugi, per stimolare l’economia; per esempio, escludere dal computo del deficit gli investimenti strategici e i soldi versati per i fondi anti-crisi. E, parallelamente, sul piano delle norme, adottare i provvedimenti necessari per rafforzare le nuove strategie. Il tutto, suggerisce Casini, potrebbe concludersi proprio durante il semestre di presidenza italiana, nella seconda metà del 2014.
Sul piano nazionale, secondo il leader centrista, dopo l’esecutivo Monti, anche “il governo Letta finora ha agito bene, riuscendo anche a portare a casa qualche risultato, ad esempio in tema di occupazione giovanile”. Però, “occorre fare di più”, ammette. L’Italia in sede europea deve “battere i pugni sul tavolo”, anche ricordando il contributo da essa dato a risolvere la crisi, forse anche oltre le proprie forze, grazie ai sacrifici dei cittadini. Il nostro paese deve cercare, in questa direzione, anche l’appoggio di altri Paesi, in primis Francia e Spagna. L’alternativa ad un netto cambio della politica europea, è la fine del sistema economico e della struttura sociale attuale, oltre che la sopravvivenza del sogno europeo. “Se l’Europa rimane questa, conclude Casini, se la sua politica si dimostrerà sorda a ogni cambiamento, avremo fatto un grande regalo ai vecchi e nuovi populismi”.