(ASI)I canoni dello stare a tavola hanno interessato sapienti e uomini di scienza di tutti i tempi: da Ippocrate a santa Hildegarda, dalla dietetica cinese all’ayurvedica, fino all’omeopatia di Hahnemann, di Kent, di Candegabe, di Vi-toulkas, di Sankaran.
C’è come una sorta di unità trascendentale della terapeutica e Teresa De Monte, che studia e impiega nel proprio lavoro di pediatra l’omeopatia da decenni, incrociandola con l’ayurveda e l’antroposofia, la mette in luce opportunamente. Il suo testo è un compendio di dottrine mediche tradizionali, che spaziano dall’Oriente dei saggi indiani e cinesi al nostro Occidente, cui viene offerto un ricco ricettario di agile consultazione. Come scrive nella propria presentazione Italo Grassi, medico omeopata direttore delle scuole SIOMI: “
Alimenti e omeopatia non deve essere considerato una semplice raccolta di consigli alimentari, bensì un vero e proprio manuale di medicina integrata, nel quale esiste un’azione sinergica di trattamenti naturali, grazie all’utilizzo di dietologia, energetica cinese, costituzioni omeopatiche, medicina ayurvedica e fabbisogno energetico, il tutto con un unico obiettivo: il benessere a trecentosessanta gradi”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato e ribadito anche di recente quanto lo stato di salute di tutte le popolazioni, ricche o povere, del pianeta sia nettamente influenzato dalla qualità della nutrizione. Una dieta corretta è uno strumento imprescindibile di prevenzione per molte malattie e di trattamento e gestione per molte altre. Se qualcosa, a tavola, “non è di nostro gusto”, questa antipatia è interpretabile esattamente come una decisione in un test psicologico e vale come ‘segno’ in medicina. Quale cibo gustare, dunque? Come prepararlo? Dolce, salato, acido, freddo, caldo, secco, asciutto, morbido? Si deve rispettare la stagionalità? Quali sono i nutrienti più adatti alla propria persona, alla propria costituzione (ayurvedica oppure omeopatica), alla propria malattia, al mantenimento della salute? Tante questioni che, in fondo, si concentrano nella domanda delle domande: come rendere sano il piacere del cibo?
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