“La questione – ha continuato De Mita – non è scegliere dove andare. C’è un pezzo di società enorme che oggi non ha più un interlocutore che gli offra una mediazione possibile. La funzione dell’Udc è stata straordinaria e non va liquidata, ma si tratta di un’esperienza che si è conclusa con la nascita del governo Monti, governo di cui l’Udc è stato il sostenitore più fermo. Ma devo dire che anche l’esperienza di Scelta Civica ha un orizzonte limitato, ha raccolto una spinta della società ma dobbiamo domandarci perché nei sondaggi siamo partiti con un risultato del 20% per poi aver ottenuto il 10% dalle urne e per trovarci oggi in una curva discendente. Il punto perciò è cogliere che siamo pezzi di una traiettoria. Quello che accadrà nel prossimo futuro non è solo la crisi del PdL. Anche il Pd è condannato alla crisi perché Il Pd non ha retroterra culturale, ma ha bisogno del berlusconismo come contraltare. Venuto meno il quale, è destinato ad implodere”.
“Ci poniamo di fronte ad una opportunità – ha così concluso l’onorevole De Mita – quella del recupero di una radice culturale. All’orizzonte c’è il passaggio delle Europee. Le istituzioni europee diventeranno sempre più luogo di tutela dei diritti individuali. Per questo i partiti, nella loro dimensione europea, non potranno restare a lungo luoghi indistinti. Dobbiamo perciò collocare la nostra esperienza dentro questa prospettiva. Il compito che abbiamo davanti a noi è quello di organizzare il fatto politico di maggior rilievo di questo Paese”.