Giulio Evola lo ha influenzato indubbiamente moltissimo. Probabilmente Romualdi si potrebbe considerare una sorta di maestro italiano della "Destra" italiana nel dopoguerra. Una destra morta, scomparsa, quanto purtroppo lo è Romualdi.
Che posizione potrebbe prendere un intellettuale del suo calibro posto davanti alla cancellazione della nostra nazione dalla plutocrazia e dall'alta finanza? Sarebbe splendido poterlo interrogare. Un tema che la destra sembra avere cancellato, succube dell'asse atlantico. Ma lasciamo spiegare a Romualdi cosa intendesse per destra, una parola scomoda o incomprensibile nel 2013:
"Basta poco ad accorgersi che se a Destra non c’è una cultura, ciò accade perché manca una vera idea della Destra, una visione del mondo qualitativa, aristocratica, agonistica, antidemocratica; una visione coerente al di sopra di certi interessi, di certe nostalgie e di certe oleografie politiche”. Difatti se per la destra esiste solo la nostalgia, non vi sarà alcunché di futuro.
La visione di Romualdi è sempre stata molto chiara, e vicina alla Rivoluzione Conservatrice Tedesca. Meta-storica e meta-politica, una Weltanschauung che pochissimi altri autori han vantato nel dopoguerra italiano, quella di Romualdi ci spiazza con rigore scientifico e bravura intrinseca. Con lui prendono vita gli indoeuropei, Spengler, Dieu La Rochelle e il Fascismo in chiave europea ed europeista. L'originalità dei suoi studi è visibile ancor oggi, soprattutto perché ante litteram. Aborriva il qualunquismo, e soprattutto vedeva la lotta come un qualcosa di ben definito, conoscendo bene quel che si doveva andare a colpire. Biografo di Evola, non sarà ricordato solo per questo. Indubbiamente per la sua produzione, ma per quel che ha lasciato incompiuto. E' chiaro che ha lanciato il sasso, e che qualcuno, ancora, lo debba raccogliere. Il 12 agosto del 1973, ci lasciava fisicamente, ma il suo ricordo, pervade ancora molti ambienti.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia
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