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Zona Franca In Sardegna: Perché No? Uno status giuridico, con vantaggi ed opportunità uniche per una Regione compressa dalla crisi economica
(ASI) Sardegna - Vista la situazione geopolitica internazionale ed interna, di grave instabilità politica ed economica, e di rottura degli equilibri socio-economici che in passato avevano garantito una coesione sociale, (pur con l’esistenza di problematiche di rilievo), oggi verifichiamo una persistente crisi che ha portato l’Europa e in particolare il nostro paese a dei livelli di declino mai raggiunti prima, sui quali non sembra esserci alcuna soluzione politica adeguata, per poter rimediare all’attuale situazione.

 

Guardando in particolare alla nostra isola rileviamo che in passato il governo regionale si è dimostrato incapace di arginare un fenomeno di preesistente crisi economica, occupazionale e sociale per quello che riguarda la natura dei provvedimenti adottati.

Soltanto recentemente  si è in individuata con forza un opportunità, che potrebbe determinare, se ben indirizzata con i giusti contenuti, un evoluzione positiva della situazione socio-economica della Sardegna, che rappresenterebbe l’apertura di un capitolo del tutto nuovo e stimolante nella storia e nelle iterazioni geopolitiche e sociali della nostra isola.

I Movimenti costituitisi in favore della Zona Franca sono infatti ad oggi più di 140 e a breve si costituiranno in Associazione con lo scopo di farsi ascoltare  e di portare a compimento questo obbiettivo.

La cornice giuridica è stata disegnata dalla Dott.ssa Maria Rosaria Randaccio che è stata Intendente di Finanza a Cagliari fino a quando le Intendenze sono state soppresse,successivamente ha diretto la Commissione Tributaria per passare più tardi al Tesoro e all’Assessorato regionale al Turismo prima di andare in pensione, nel 2010.

La Dottoressa Randaccio, con competenza poco più di un anno fa ha fatto emergere la necessità di far diventare la Sardegna una Zona Franca, per abbattere gli attuali  pesanti oneri a carico del sistema imprenditoriale e di tutti i cittadini.

Questo obbiettivo è rappresentato dall’istituzione in Sardegna della Zona Franca Integrale.

Le Leggi che sanciscono il diritto alla creazione della Zona Franca sono contenute nell’Art.12 della Legge Costituzionale n.3/1948, successivamente confermata dal D.L.gvo  n.75/1998 rafforzato e ribadito dalla modifica del titolo V della Costituzione all’Art. 117 del 2001, nonché dalla L.R. n..10.2008.

Ad oggi la Regione ha già adottato tutti gli atti amministrativi contemplati e necessari, per l’attivazione della Zona Franca.

Al momento attuale l’ultimo passaggio da compiere è l’iscrizione nel Registro delle zone Franche Europee un compito spettante attualmente al Presidente del Consiglio dei Ministri del Governo Italiano, su esplicita richiesta del Governatore della Regione Sardegna.

La Commissione Europea in data 5 Marzo 2013 ha comunicato che per quanto riguarda l’inserimento della nostra isola fra le Zone Franche europee, non sussiste nessun onere da parte della stessa, essendo delegati istituzionalmente a questo compito i due organismi italiani succitati.

La zona Franca è uno status giuridico riconosciuto a territori ultraperiferici come è la Sardegna situata a metà strada fra il continente Europeo e le coste nordafricane e a causa della sua insularità; a rischio spopolamento, considerando che negli ultimi anni  dalle zone interne è in atto un processo di  decremento demografico accompagnato da un forte fenomeno migratorio, sia verso le zone costiere che sopratutto verso realtà esterne all’isola creando quindi uno sbilanciamento delle opportunità di crescita interne all’isola stessa unitamente a condizioni di sottoviluppo.

Osservando i parametri essenziali e capaci di darci un quadro esaustivo rileviamo un trend negativo sia in termini di Pil sempre e costantemente in calo negli ultimi cinque anni, che per quello che riguarda i  dati relativi al consumo che  mostrano  flessioni evidenti seppur  minori rispetto alle regioni meridionali del Paese, infine come ultimo indicatore consideriamo il reddito pro capite della Sardegna è pari a € 18.800 contro una media nazionale di € 24.400 e una media europea di € 23.500. Questi dati mostrano con  certezza un assoluta debolezza rispetto al resto del continente Europeo.

Pertanto è certo il diritto per la Sardegna  ad avere un regime fiscale di favore tale da attivare  strumenti e forme di compensazione, che consentano all’isola “ territorio debole”, di mettersi alla pari con il resto dei cittadini Europei.

Difatti come contemplato  dall’Art. 166 del Regolamento CEE N. 2913 del 1992 per le zone Franche, entrerebbe in vigore un regime  di “sospensione”, che prevede la circolazione e la lavorazione delle merci con diritti doganali, fiscali e per le accise(tasse sui carburanti, gas, energia elettrica, alcoolici, zucchero, caffè, materiale informatico ecc..) tale da determinare vantaggi immediati con la netta riduzione dei costi di produzione.

Inoltre si avrebbe diritto a canalizzazioni prvilegiate per l’ottenimento di aiuti statali ed esteri quali i Fondi Strutturali Europei,per gli investimenti della B.C.E e per l’accesso agli strumenti del F.M.I.

Per quello che riguarda i riflessi economici,possiamo notare che la Zona Franca  potrebbe garantire la definitiva uscita della Sardegna dall’attuale situazione di stallo economico determinandosi la ripresa di un ciclo economico positivo come accade in tutte le Zone Franche esistenti nel mondo che sono circa 2300 e sono uno dei motori dell’economia mondiale. Negli USA se ne contano 253, in Cina 38 e rappresentano il 65% del Pil nazionale

Le più vicine a noi, Port Said in Egitto e Tangeri in Marocco hanno creato 150.000 posti di lavoro in cinque anni e sono le aree con il più alto tasso di crescita:altri esempi e sono: è La Zona Franca di Amburgo è uno d e la Contea di Shannon in Irlanda.

Anche in Sardegna si puo’prevedere  un vantaggio competitivo calcolato con riferimento alle altre realtà esistenti, considerando anche possibile, nella nostra fattispecie, il raggiungimento di un turismo che non si concentri nei soli mesi estivi ma si possa sviluppare per dodici mesi all’anno, con il vantaggio di poter garantire e offrire servizi turistici a costi più bassi, oltre allo sviluppo di quello che viene definito  turismo da shopping come quello che oggi possiamo vedere a Singapore.

Dott. Antonio CERINA e Dott. Alberto FARCI

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