Berlusconi, una dimostrazione di forza
(ASI) Berlusconi trionfa. E' il caso di dirlo. Dopo una convincente fiducia al Senato, invero prevedibile ed in linea con le stime dei giorni scorsi, il Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi ottiene la maggioranza anche alla Camera, dove la situazione era ben più incerta. Addirittura, viene superata la previsione iniziale che vedeva l'attuale maggioranza di Governo in bilico di un voto tra fiducia e sfiducia. Alla fine, decisivi sono stati i voti delle due parlamentari del gruppo Futuro e Libertà di Fini, Catia Polidori e Maria Grazia Siliquini che, diversamente dalle indicazioni dei loro rappresentanti di partito, hanno votato contro la mozione di sfiducia presentata nei confronti del Governo. Al loro voto si è sommato quello di Calearo, ex Pd, ora nel Gruppo Misto. Fischi e insulti, una rissa sfiorata e veleni a non finire si susseguono per le stanze della politica e nelle strade della capitale, dove si stanno concentrando da questa mattina diverse manifestazioni di piazza in opposizione al Governo.
Quel che è certo è un dato essenziale: Berlusconi esce vincitore da questa sfida, aperta e lanciata completamente all'interno dei palazzi della politica e non nata da crisi politiche che potessero seriamente costituire un pesante colpo per la governabilità e inficiare dunque la rappresentatività delle forze di maggioranza costituite dalla solida alleanza tra PdL e Lega, oggi ribadita dagli interventi parlamentari dei rispettivi rappresentanti. Futuro e Libertà per l'Italia, infatti, così come Alleanza per l'Italia (Rutelli), è un partito nato in seno alla legislatura di una maggioranza di governo, e, dunque, senza alcuna legittimazione elettorale. Il suo reale peso politico è misurabile solo attraverso alcuni rilievi demoscopici che, per altro, lo attestano ad un massimo del 5% nella più rosea delle aspettative.
E' chiaro che in questo senso, Berlusconi esca assolutamente vincitore: una maggioranza di addirittura tre voti alla Camera, rompe nei fatti persino le ipotesi prefigurate da Casini che, giusto ieri, aveva paventato una grave instabilità, ipotizzando, al massimo, con una certezza evidentemente molto frettolosa e sbrigativa, la fiducia con non più di un voto di scarto.
Il Partito Democratico e l'Italia dei Valori perdono la grande occasione di costringere Berlusconi alle dimissioni, aprendo una fase di transizione (come auspicato da Bersani) per traghettare il Paese verso una riforma elettorale che lo preparasse per una nuova stagione politica. Ora, tutte le previsioni e i calcoli sono stati frantumati. Si potrà andare alle elezioni e, sicuramente, la Lega (stando alle parole di Maroni e di Bossi, che, parafrasando Filippo Tommaso Marinetti, ha definito le elezioni "la sola igiene") spingerà per tornare alle urne, cementificando la fiducia con una nuova affermazione elettorale, ma Berlusconi avrà nelle sue mani la grande possibilità di decidere in relativa autonomia delle sorti del suo Governo. Le carte più forti ora tornano a lui.