Vediamo,comunque, nel dettaglio, e in estrema sintesi, il menù di queste elezioni., cominciando dai candidati.
Contrariamente a quello che avevano promesso i vari partiti e le varie associazioni, ci sono molti impresentabili. E gli impresentabili non sono solo i delinquenti, più o meno abituali, impresentabile è anche colui che, già messo alla prova, ha dimostrato una totale incapacità amministrativa. Per essere più preciso: chi ha scaldato la sedia, anzi la poltrona, in varie amministrazioni (comune, provincia, ecc.) o ha già avuto modo di dare il peggio di sé, o il nulla, che è poi la stessa cosa, o anche occupando abusivamente gli scranni di Montecitorio o di palazzo Madama, non può essere presentabile. Costui non ha nessuno dei requisiti per meritare la fiducia degli elettori; e, invece, Dio solo sa quanti ce ne sono, in quasi tutte le liste. Per quanto riguarda la circoscrizione dell’Umbria, a parte qualche piccola eccezione, c’è da stendere subito un gigantesco velo pietoso.
Se dai candidati si passa ai programmi, la musica non solo non cambia, peggiora anche. Vediamole, allora, queste “agende” piene di sogni, iniziando, naturalmente, dal Pd-Sel, l’alleanza che i sondaggi, danno per favorita.
Pierluigi Bersani, candidato premier, a parte le battute, penose, che fa spesso, ripete ormai da molte settimane che bisogna partire dal lavoro, che bisogna trovare il lavoro a milioni di disoccupati o in cerca di prima occupazione. Si tratta, ovviamente, di un problema importante ed è giusto che sia tra le priorità. E come li vuole creare questi posti di lavoro? Facendo - così dice - nuove strade, scuole, carceri, ecc. Premetto che, da liberale, quale sono sempre stato, non ho mai avuto nessuna fiducia dei bolscevichi, tra l’altro, perché non hanno idea di cosa sia la politica economica di un paese democratico, e di ciò che bisogna fare in un’economia di mercato. Sono rimasti impigliati, complice il loro Dna, nel comunismo, che li condiziona ancora pesantemente - nonostante l’ingenuo cambio del simbolo e del nome: Pci - Pds - Ds - Pd . Essi pensano che debba essere sempre lo Stato a risolvere tutti i problemi, indebitandosi ancora di più e rischiando il tracollo. In loro rimane sempre l’odio di classe, e con l’appoggio significativo della Cgil, pensano anche di inasprire la pressione fiscale con una patrimoniale (un’altra imposta!) da 40 (quaranta!) miliardi da far pagare ai “ricchi”, senza rendersi conto che i ricchi, quelli veri, hanno già i loro patrimoni sistemati in maniera tale da non pagare nulla o quasi, e l’imposta, quindi, ricadrebbe ancora sulle spalle del solito ceto medio che già paga una ventina tra imposte e tasse. Come si fa non capire - mi chiedo - che il primo passo da fare, già il primo giorno della nuova legislatura, debba essere, invece, il taglio di tutte le spese inutili, cominciando dall’azzeramento immediato di tutti i finanziamenti che vengono dati ai partiti (ricordando anche l’esito di un famoso, ignorato e beffeggiato referendum) poi ci sono da cancellare le province e tutti gli altri enti che sono solo mangiatoie per il solito ceto politico. Con i soldi risparmiati si devono abbassare immediatamente le aliquote dell’Irpef, l’Imu e l’Iva, e le accise sui carburanti. I cittadini – contribuenti avranno più risorse a disposizione e potranno incentivare i consumi e, di conseguenza, la produzione di beni e servizi, da cui, poi, può derivare l’aumento dei posti di lavoro e la diminuzione della disoccupazione. Sono questi i passaggi obbligati senza i quali non ci sarà nessuna possibilità di risollevare l’economia del Paese. Non ci vogliono gli statisti (che poi manco ci sono) basterebbe qualche persona onesta e di buon senso. E’ affidabile un partito il cui leader non sa nemmeno da dove cominciare? E che, come se non bastasse, ha come principale alleato Nichi Vendola, con il suo partitino Sel ( Sinistra, ecologia, libertà) anche lui pieno di contraddizioni, tra cui le complesse problematiche che ruotano intorno all’ambiente ed alle coppie di fatto?
Al secondo posto (secondo i sondaggi) c’è il Pdl – Lega di Silvio Berlusconi e Roberto Maroni, con tutti i piccoli satelliti a loro collegati: Fratelli d’Italia, la Destra di Storace, Grande Sud-Mpa. Qui le lusinghe, per votarlo, non mancano: dalla restituzione dell’Imu, alla successiva cancellazione dell’imposta sulla casa, dal condono più o meno tombale, al ponte sullo Stretto ad altre meraviglie del genere. Ma Berlusconi e la Lega sono credibili? Per niente. Messi alla prova, con una maggioranza schiacciante nei due rami del Parlamento, non hanno fatto nulla di quello che promettono di fare adesso. Il Cavaliere si giustifica dicendo che aveva le mani legate e che non gli hanno fatto fare niente di quello che avrebbe voluto fare. Però le leggi che lo interessavano direttamente, per salvarlo dal carcere, sono state approvate, ed anche alla svelta, come il falso in bilancio e la prescrizione breve per alcuni gravi reati. Non solo, nel frattempo, è aumentata la pressione fiscale ed il debito pubblico. Basta e avanza per passare ad altro.
L’altro è Beppe Grillo ed il suo Movimento 5 stelle. E’ la vera grande novità. Vuole fare la rivoluzione democratica, s’intende in Parlamento. Ne sarà capace ? Non lo so, bisognerà vedere se tutti i candidati, scelti con criteri un po’ discutibili, come la rete ed Internet, saranno all’altezza del compito. Quel che è (quasi) certo che ci proverà. Se si vuole rischiare, si può puntare su questo cavallo.
A seguire c’è Scelta Civica di Mario Monti con le “ancelle” Pierferdinando Casini (Unione di centro) e Gianfranco Fini (Futuro e libertà). Il professore, nel corso del suo mandato d’emergenza, ha fatto sì alcune cose necessarie, ma si è fermato (o arreso) quasi subito davanti al muro eretto dai partiti che lo sostenevano in Parlamento quando si è trattato di procedere all’abolizione delle province, alle varie liberalizzazioni, alla riduzione del finanziamento ai partiti. Anche lui, si giustifica dicendo che c’è stato il fuoco di sbarramento. Sarà pure vero, ma ha sbagliato completamente la strategia. Quando ha deciso quell’aumento insopportabile (insopportabile!) delle imposte (Imu, Iva, accise, ecc.) e con la Fornero ha concepito quella sciagurata riforma sul lavoro, contestualmente (cioè nello stesso decreto) avrebbe dovuto inserire tutte le riforme che aveva in mente di fare, quelle dolorose per i partiti, come il taglio dei finanziamenti, l’abolizione delle province, la legge contro la corruzione e le liberalizzazioni. Questo avrebbe dovuto fare subito, nel momento dell’emergenza, quando i partiti non avrebbero potuto negare la fiducia e l’approvazione. E se non lo avessero fatto sarebbe uscito, con molta dignità, rassegnando le dimissioni. Tassare oltre ogni fisiologica sopportazione i cittadini e le imprese e poi pensare di ridurre gli sprechi con la spending review , è stato (nella migliore delle ipotesi) una macroscopica ingenuità. La cura Monti ha portato l’economia del Paese al disastro, come dicono, in maniera inconfutabile, tutti gli indicatori che qui non è il caso di richiamare, mentre molte persone sono arrivate, addirittura, a togliersi la vita perché non sapevano come andare avanti. Morti che pesano come macigni sulle coscienze di tutti. Saprebbe fare meglio in futuro? C’è solo da sperarlo,ma i dubbi rimangono, e sono tanti.
Poi c’è Antonio Ingroia, che è pesantemente zavorrato, oltre dal suo ex collega, Antonio Di Pietro, dai Verdi e dai due partiti che lo sostengono: Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani. Sono quelli che pensano che il progresso, la democrazia ed il benessere si possa e si debba raggiungere con il comunismo, e con programmi e strategie completamente fuori dal tempo e dal mondo, come i No Tav e le coppie di fatto: piatti speciali per il radicalismo esasperato dell’estrema sinistra.
Infine, isolato, nell’universo politico, il piccolo mondo di Oscar Giannino: “Fare, per fermare il declino”. Le idee e i programmi sono sensati e responsabili, ma le speranze di raggiungere il quorum sono ridotte al lumicino, soprattutto ora con il “pasticcio” sul Master e sui titoli accademici. Questo è il quadro che si presenta agli elettori. Scegliere è difficile, ma non scegliere, e non votare, è peggio. Forse.
Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia