(ASI) Non v'è giorno che passi che non si odano notizie orribili, che provengono da questa legislatura tecnocratica. Ne abbiamo un bel paio in due giorni: l'irrisione, il giudizio e le proposte liberticide. Entrambe degne di questo periodo storico.Veniamo per gradi. Dopo aver definito i giovani come “sfigati”, “bamboccioni” (copyright “Padoa – Schioppa), ora si giunge allo “schizzinosi”, o choosy, all'inglese. Poco importa se un intervento nella sezione lettere del Corriere della Sera voglia precisare che la traduzione corretta sarebbe “incontentabile”, anziché “schizzinoso”.
Si tratta di un'irrisione gratuita, e soprattutto, di mancanza di percezione della realtà circostante. Ancor peggio se si ricoprono incarichi di alta rappresentanza pubblica. Le dimissioni,sarebbero il minimo, visti i due milioni di giovani disoccupati e la totale incapacità di creare politiche di impiego dei non impiegati.
Dopo gli insulti, le beffe. Se per caso dovessi prendermela con chi ha chiamato me, o centinaia di migliaia di altri miei coetanei “choosy”, dovrei stare attento alle nuove sanzioni contro stampa e web. Per salvare il “soldato Sallusti”, vittima ingiusta di una persecuzione giudiziaria, il governo di Pd – Pdl e tecnocrati pone multe salatissime sulla diffamazione a mezzo stampa. Il disegno di legge, provvederebbe determinanti punti, tra i quali: abolizione del carcere (unica nazione occidentale che manteneva tale provvedimento) per passare a multa da 5 mila a 100 mila euro, commisurate alla gravità del fatto e alla diffusione della testata, con conseguente depenalizzazione se v'è una rettifica pubblica; obbligo di rettifica anche per i libri e pubblicazioni non periodiche, dedicando anche una parte ad internet. Difatti, blog e motori di ricerca dovrebbero rimuovere contenuti di stampo diffamatorio o dati personali su richiesta di chi si sente parte lesa. Pene commutabili da 5 a 100 mila euro; esisterà anche la possibilità di essere interdetti dalla professione, da uno a sei mesi, sino a tre anni, in caso di recidiva reiterata. Sarà prevista altresì l'aggravante per la diffamazione organizzata, ossia per chi, oltre all'autore del testo, concorre all'attribuzione del fatto diffamatorio.
Non so se questa sia vera e propria libertà di stampa, ma a prima vista, non mi sembra affatto. Certo, eliminare il carcere, una misura d'altri tempi, è sacrosanto. Colpire web, periodici non quotidiani, blog, motori di ricerca sembra molto persecutorio comunque. D'altronde, il web era rimasto uno dei pochi canali ove pubblicare ciò che altrove non sarebbe mai potuto apparire.
Va bene, accettiamo anche questo. Torneremo ai tempi della Carboneria, della “Giovine Italia” e “Giovine Europa”. Probabilmente, ci sveglieremo.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia