(ASI) Al teatro Cucinelli di Solomeo, presentato dal patron Brunello. arriva Matteo Renzi con il camper. Camicia bianca, jeans, viso pulito e molto giovanile. Un microfono e una scritta in blu “adesso!”, il candidato alle primarie cerca di spiegare con semplicità la sua politica.
Chiarisce che se andrà male, non vorrà, a differenza dei vari Di Pietro, Bertinotti, Alfonso Pecoraro Scanio ecc., alcuna poltrona, ma aiuterà solamente chi vincerà. La semplicità è un punto cardine del suo discorso, quasi come quella dei bambini (richiamati in molti esempi) per guardare con ottimismo e fiducia al futuro. Un futuro, che fa paura, perché la classe politica ha fallito. Renzi si presenta con uno stile diverso, non impaludato e sembra un uomo, forse un ragazzo, come tanti altri, che cerca di risolvere la situazione politica in Italia. Autoironico e simpatico, proietta, infatti, l’imitazione che Maurizio Crozza ha fatto di lui, una scena di Qualunquemente e Non ci resta che piangere, cerca di fare un piccolo show, che si chiude, ovviamente, con il solito Obama, assurto a simbolo del rinnovamento. Parzialmente soddisfatta la platea di circa 300-400 persone, anche se ancora non c’è traccia del programma: non si è parlato di lavoro, giustizia, politica interna ed economia, giusto un accenno a come bisognerebbe gestire meglio le risorse e che si deve dimezzare la classe politica. Cucinelli l’ha definito “come un ragazzo serio e per bene” e in effetti, il sindaco di Firenze dà una bella immagine, pulita e persino quasi poetica, ma può un ragazzo di 37 anni, che ne dimostra meno dal vivo, sconfiggere l’asse di vecchi politici Bersani-Dalema? O l’imprevedibile Vendola? Renzi cerca di ripetere l’esperienza di sindaco, ingigantendola all’Italia, sostenendo che i sindaci dovrebbero avere più fondi e controllo, perché hanno più contatto con la gente, anche se questi effetti, conseguenza della riforma del titolo V hanno generato tanti sprechi. Di sicuro, se vincesse, sarebbe significativo che la vecchia classe politica di sinistra se ne andasse, ma ascoltandolo e vedendolo, ci si rende conto che non si è di fronte né a un Kennedy, né a un primo Obama. Le idee ci sono, c’è una volontà di cambiamento, ma ci sono anche i mezzi per farli diventare realtà? All’elettorato la parola.
Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia
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