Italia-Cina. Il vertice di Roma rafforza la cooperazione, ma il Belpaese dovrà smarcarsi dalle interferenze

Wang tajani(ASI) Mercoledì scorso, a Roma, è andata in scena la 12esima sessione del Comitato Intergovernativo Italia-Cina, strumento divenuto via via più importante nel coordinamento tra i due Paesi in materia di cooperazione ad ampio raggio. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato il suo omologo cinese Wang Yi per fare un punto della situazione a più di un anno di distanza dalla missione diplomatica del presidente del Consiglio Giorgia Meloni in Cina. A questo proposito Andrea Fais, collaboratore di ASI, è intervenuto sulle “colonne” di Radio Cina Internazionale (CGTN) per la rubrica “Opinioni”. Proponiamo qui di seguito la versione integrale dell’articolo.

 

Mercoledì scorso, il suggestivo complesso cinquecentesco di Villa Madama ha ospitato la 12esima sessione del Comitato Intergovernativo Italia-Cina. Illustre ospite del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani è stato l’omologo cinese Wang Yi, capo della diplomazia del gigante asiatico e membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, che nella giornata di giovedì è stato poi ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

A cinquantacinque anni dall’avvio ufficiale delle relazioni bilaterali, le delegazioni dei due Paesi si sono così ritrovate alle porte dell’Urbe per fare un punto della situazione a poco più di un anno dalla visita in Cina del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. In quell’occasione, assieme al primo ministro cinese Li Qiang, il capo del governo italiano aveva firmato il Piano d’azione 2024-2027 per il rafforzamento del Partenariato Strategico, avviato nel lontano 2004 sotto il Governo Berlusconi II.

La premessa del Piano evidenzia che “Italia e Cina intendono mantenere lo slancio delle loro relazioni bilaterali, anche nello spirito della antica Via della Seta che da millenni, a partire dalle antiche rotte commerciali, incarna l’apertura al dialogo e la reciproca conoscenza fra civiltà orientale e occidentale, e promuoverne lo sviluppo ad un livello più elevato, perseverando nella pace e nella cooperazione“.

A margine dell’incontro romano, Wang Yi ha potuto effettivamente prendere atto che le due parti hanno “attivamente implementato le importanti intese comuni raggiunte dai leader dei due Paesi dallo scorso anno” ed “ampliato costantemente la cooperazione pratica in vari ambiti, con numerosi casi salienti”. Tra questi, il ministro cinese ha citato: il Parco per la Cooperazione nell’Innovazione Cina-Italia, presentato il 6 novembre 2024 a Shanghai e realizzato all’interno dell’Area Speciale di Lin-gang, una nuova realtà in pieno sviluppo che compone, assieme a Pudong, la Shanghai Free Trade Zone (SFTZ); il lancio congiunto del satellite elettromagnetico di monitoraggio Zhangheng 1-02; l’entrata in vigore dell’accordo per l’eliminazione della doppia imposizione fiscale; la folta partecipazione delle imprese italiane ai principali eventi fieristici cinesi, con oltre 70 aziende del Belpaese già registrate per la prossima edizione della China International Import Expo (CIIE) di Shanghai; il via alla traduzione reciproca di quattro classici della letteratura; la proiezione di più di dieci film cinesi e italiani nei due Paesi; l’organizzazione di eventi gemelli tra Shanghai, Shenzhen e Milano, tra cui il forum del fashion design e la settimana del life-style; ultima, ma non per importanza, l’adozione della nuova politica di esenzione dal visto per i cittadini italiani che vogliono visitare la Cina.

Secondo Wang, le due nazioni rappresentano “grandi economie che sostengono il libero commercio, due grandi forze a difesa del multilateralismo e due antiche civiltà che supportano gli scambi e l’apprendimento reciproco“. L’auspicio del ministro cinese è che Italia e Cina dimostrino “senso di responsabilità” in un contesto internazionale “complesso e turbolento”, fidandosi l’una dell’altra, ampliando e rafforzando la cooperazione pragmatica, nonché contribuendo maggiormente al loro rispettivo sviluppo economico e al benessere dei propri cittadini attraverso fruttuosi risultati nella cooperazione.

Da parte sua, Tajani ha spiegato che “la cooperazione economica e commerciale serve come forza trainante fondamentale per lo sviluppo delle relazioni bilaterali“, aggiungendo che l’Italia intende “ampliare gli investimenti reciproci con la Cina sia nei settori tradizionali che in quelli innovativi, ampliare gli scambi e la cooperazione nei settori della scienza e della tecnologia, della sanità, del turismo, della cultura e in altri campi, aprire più voli diretti, e fare buon uso dell’opportunità offerta dal fatto che l’Italia ospiterà le Olimpiadi invernali il prossimo anno per rafforzare il sostegno reciproco”.

Il ministro e vicepresidente del Consiglio ha rimarcato la ferma adesione dell’Italia al principio di ‘Una sola Cina’, sottolineando che Roma “non vacillerà mai su questa posizione”. Ha inoltre elogiato il ruolo di Pechino nella salvaguardia della pace e dello sviluppo mondiale, sostenendo che l’Italia è “pronta a rafforzare la cooperazione multilaterale e a collaborare con la Cina per promuovere la risoluzione pacifica di questioni come il conflitto israelo-palestinese e la crisi ucraina”.

A confermare l’alto livello istituzionale dell’incontro di Roma, durante la giornata era previsto anche un pranzo con delegazioni e figure imprenditoriali, tra cui l’On. Matteo Colaninno per Piaggio & C., Enrico Marchi per SAVE, Lamberto Frescobaldi per Unione Italiana Vini, Roberto Vavassori per ANFIA, Federico Bricolo per Verona Fiere, Elena Zambon per Zambon Pharma, Luigi Scordamaglia per Filiera Italia e Paolo Mascarino per Federalimentare. Del resto, negli oltre vent’anni compresi tra il 2001 e il 2022, l’interscambio commerciale bilaterale è praticamente decuplicato, passando da 7,78 miliardi a 77,88 miliardi di dollari, con un potenziale ancora parzialmente inespresso per le esportazioni italiane verso il Paese asiatico, soprattutto per quanto riguarda i beni di consumo di fascia medio-alta, le tecnologie green e i servizi.

“L’Italia e la Cina sono entrambi Paesi di antica civiltà, promuovono i valori della pace e della cooperazione, e perseverano nella risoluzione delle divergenze attraverso il dialogo”, ha affermato Mattarella nel corso dell’incontro con Wang Yi al Quirinale, aggiungendo che “in un mondo complesso e turbolento come quello di oggi, la contrapposizione non produce vincitori e il dialogo è l’unica via d’uscita”. Parole importanti – sostanzialmente in linea con l’Iniziativa di Governance Globale lanciata il mese scorso da Xi Jinping durante il vertice SCO – che l’Italia dovrà trasformare in atti concreti.

Se il Piano d’azione sta dando i suoi primi importanti frutti, premiando l’iniziativa con cui il governo italiano ha voluto correggere e ridefinire l’approccio verso la Cina dopo la decisione unilaterale di recedere dal Memorandum d’Intesa siglato nel 2019, Roma dovrà fare attenzione alle manovre di attori esterni, in particolare gli Stati Uniti, interessati ad ostacolare le relazioni bilaterali.

Pur saldamente inserita nel meccanismo euro-atlantico quale Paese fondatore sia dell’UE che della NATO, l’Italia dovrà quindi accrescere la sua autonomia decisionale per evitare che, in futuro, certe interferenze esterne possano compromettere quanto di buono è stato realizzato nel quadro della cooperazione con la Cina. Dopo aver perso il gas russo, con conseguenze pesantissime sui costi energetici per imprese e famiglie, Roma non può permettersi di recepire supinamente ulteriori imposizioni, potenzialmente devastanti per la nostra economia. La sovranità non può limitarsi ad un vuoto esercizio di retorica. Va praticata nei fatti.

 

Andrea Fais - Radio Cina Internazionale (CGTN)

 

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