(ASI) Diverse organizzazioni sociali in Ecuador hanno annunciato mobilitazioni civili per oggi, domenica 12 ottobre, in diverse città del paese, in concomitanza con lo sciopero nazionale contro l'eliminazione del sussidio al gasolio, giunto al suo 2esimo giorno, e con un massiccio dispiegamento militare.Le mobilitazioni si concentreranno soprattutto nella capitale, Quito, sebbene siano state annunciate marce anche nelle città di Guayaquil e Otavalo, nella provincia di Imbabura.
“Lo sciopero non riguarda solo il gasolio! Ci uniamo per l’istruzione, la salute, la sicurezza e il lavoro dignitoso. Chiediamo il rispetto dei diritti, il pagamento di salari equi, la difesa dell'Istituto ecuadoriano di previdenza sociale (Iess) e la fine dei licenziamenti”, ha dichiarato in una nota l'Unione nazionale degli educatori (Une) che ha anche chiesto la dichiarazione dello stato di emergenza in sanità e istruzione respingendo la repressione del governo contro i leader sociali, sindacali e politici.
Anche la Confederazione ecuadoriana delle organizzazioni operaie classiste unitarie (Cedocut) si è unita all'appello per nuove mobilitazioni.
Data l'attuale situazione in Ecuador, le organizzazioni che hanno chiesto le mobilitazioni hanno parlato di “un nuovo ciclo di saccheggio neoliberista”, contro il quale i popoli e le nazionalità, con il sostegno delle organizzazioni sociali, culturali, femminili, giovanili, contadine, operaie, imprenditoriali oneste e di un'ampia varietà di settori in tutto il paese, alzeranno la voce contro le azioni arbitrarie e in difesa dei loro diritti.
Le mobilitazioni del 12 ottobre coincidono con il 21esimo giorno dello sciopero nazionale indetto dalla Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie) dopo l'eliminazione del sussidio al gasolio da parte del governo di Daniel Noboa.
Circa 5mila soldati e agenti di polizia sono stati schierati nella capitale ecuadoriana nell'ambito di un "Piano di Difesa di Quito", elaborato dalle forze di sicurezza per "contenere potenziali minacce, rafforzare il controllo territoriale e garantire la pace pubblica", secondo le Forze Armate.
Lo sciopero nazionale, guidato dal movimento indigeno, è iniziato il 22 settembre per protestare contro la fine dei sussidi al gasolio, ma anche per chiedere una riduzione dell'imposta sul valore aggiunto (Iva), maggiori investimenti nella sanità e nell'istruzione e la fine della repressione.
Fabrizio Di Ernesto per Agenzia stampa italia



