Venezuela, Cne conferma vittoria del si nei referendum sull’Essequibo

(ASI) Il presidente del Consiglio elettorale nazionale (Cne) del Venezuela, Elvis Amoroso, ha riferito che il referendum consultivo tenutosi questa domenica sull’Essequibo ha fatto registrare una forte affermazione del sì.

 

Parlando nel corso di una conferenza stampa, Amoroso ha ribadito che il Venezuela è libero e indipendente e che la sovranità risiede nel popolo e si esercita attraverso il suffragio. In merito ai risultati ha spiegato che tutti i cinque quesiti referendario hanno visto l’affermazione del sì con risultati sopra il 97%

Il referendum, dal valore consultivo, è finalizzato alla difesa dell’integrità territoriale del Venezuela e del suo diritto storico sull’Essequibo, di cui Caracas è stato privato dal lodo arbitrale del 1899.

Si tratta di un territorio ricchissimo di acqua, petrolio e minerali conteso dal Venezuela e dalla Guyana, sostenuta nelle sue rivendicazioni dalla Exxon mobil che sta sfruttando economicamente il territorio.

Nel 1811, quando Caracas ottenne l’indipendenza dalla Spagna, la regione era sotto la sovranità di Caracas; anni dopo l’Impero britannico firmò un accordo per acquistare un territorio di circa 50kmq a est del Venezuela in un tratto che non definiva però il confine della futura Guyana britannica; la ratifica dell’accordo fu affidata a Robert Schomburgk attraverso la cosiddetta “Linea Schomburgk” che ampliava il territorio in mano alla corona inglese.

Nel 1895 gli Usa iniziarono ad interessarsi a quel lembo di terra e raccomandarono la soluzione del contenzioso tra Caracas e Georgetown.

Quattro anni dopo a Parigi venne emesso un lodo arbitrale che dava ragione a Londra con soddisfazione di Georgetown, anni dopo però si scoprì che i giudici che avevano raggiunto quell’accordo non erano del tutto imparziali ridando nuova linfa alle rivendicazioni venezuelane sulla regione.

Nel corso dei decenni però le parti non hanno mai trovato un nuovo accordo ed anzi dopo che nel 2015 sono stati scoperti i grandi giacimenti petroliferi i rapporti sono deteriorati.

 

Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia

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