(ASI) Pretoria – Collaborazione rafforzata, investimenti, atteggiamento condiviso sulla guerra in Ucraina: queste le tematiche in agenda al 15° Dialogo ministeriale Sudafrica-Ue. Un’occasione importante per rinsaldare la presenza europea nell’unico Stato africano che da ben sedici anni gode di relazioni privilegiate con Bruxelles.
Il vertice, da poco concluso, è stato presieduto congiuntamente dal ministro delle Relazioni internazionali e della Cooperazione, Naledi Pandor, e dall’Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell. Ad accompagnarlo, figure di rilievo quali il Commissario europeo per la Salute, Stella Kyriakides, il Commissario per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, e il Commissario per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness.
Nel suo discorso di apertura, Borrell ha subito portato l’attenzione sul grattacapo che ormai da un anno turba gli equilibri di potenza globali: “Stiamo affrontando un livello di instabilità senza precedenti, con nuove sfide e tensioni sempre più pericolose per tutti noi. Chi crede nello stato di diritto e nel multilateralismo deve fare molto di più per difenderlo”.
L’Alto rappresentante non ha messo in discussione la tradizionale neutralità del Sudafrica in politica estera. Tuttavia, ha voluto rimarcare che il conflitto di Vladimir Putin non colpisce unicamente l’Ucraina. Le sue conseguenze sulla reperibilità di materie prime, l’andamento dei prezzi, gli approvvigionamenti energetici e alimentari ricadono pesantemente persino sul continente nero. A Pretoria è dunque risuonato un forte appello a non dimenticare i vantaggi della pace, del dialogo reciproco: “Non vi chiediamo di schierarvi. Vi chiediamo solo di stare dalla parte della Carta delle Nazioni Unite. Niente di più, ma niente di meno”.
Borrell ha invitato il ministro Pandor ad attivarsi assieme ai paesi del gruppo BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e per l’appunto Sudafrica – per convincere il Cremlino a cessare le ostilità mediante il dialogo e la mediazione. “Dobbiamo cercare una soluzione politica. Ritengo che il Sudafrica possa dare un contributo importante” ha soggiunto il capo della diplomazia europea.
L’Alto rappresentante si è detto convinto che sono ancora tante le possibilità di sviluppo vicendevole. Del resto, lo Stato è il principale partner commerciale dell’Ue in Africa. Nel 2021, il volume degli scambi fra le due sponde del Mediterraneo ha toccato la cifra esponenziale di 44 miliardi di euro. Pretoria ha sottoscritto un accordo di partenariato economico grazie al quale le esportazioni del paese verso Bruxelles sono incrementate in maniera cospicua. Le imprese europee incarnano una parte consistente degli investimenti esteri complessivi del Sudafrica e offrono ai cittadini un numero crescente di posti di lavoro in vari settori.
Nell’ambito della ricerca, con il passare del tempo si sono intensificate le opportunità di scambio della conoscenza. Pretoria ha aderito al Programma Erasmus+ e ha coinvolto le sue università e istituzioni pubbliche nel celebre progetto europeo di mobilità internazionale. Proprio come avviene all’interno dei confini comunitari, anche gli studenti e i giovani lavoratori sudafricani possono oggi trascorrere lunghi periodi di apprendimento o tirocinio formativo negli atenei o nelle aziende dell’Ue.
Ma Borrell e i colleghi Commissari si sono ben guardati dal presentarsi al Dialogo ministeriale a mani vuote. L’Unione europea si impegnerà a rafforzare le capacità produttive di Aspen Pharmacare. La multinazionale farmaceutica con sede nella città sudafricana di Durban opera in oltre cinquanta realtà ed esporta in più di cento mercati. Le attenzioni di Bruxelles si concentreranno anche sull’Istituto Biovac, centro di eccellenza nello sviluppo e nella fabbricazione di vaccini. Nato dalla collaborazione fra il Dipartimento della salute e un consorzio privato, l’istituto ha l’obiettivo di offrire al continente nero sieri di qualità a prezzi accessibili.
Altra questione cardinale, alla luce dei drammatici avvenimenti in Ucraina, è la transizione verso un modello di vita e di produzione maggiormente sostenibile dal punto di vita economico e ambientale. Un modo per sottrarsi dalla dipendenza dalle materie prime russe e diminuire sensibilmente il gettito delle casse statali di Mosca. Il Sudafrica è beneficiario dell’European Global Gateway. Il colossale progetto europeo di livello mondiale combina lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale con la drastica riduzione dell’impatto sull’ecosistema ambientale. Su un totale di 300 miliardi di euro, ai governi del continente africano ne andranno ben 150. I fondi saranno destinati a sussidiare l’impiego virtuoso delle energie rinnovabili.
A margine del vertice, Borrell ha poi annunciato ulteriori sovvenzioni per 280 milioni di euro nel quadro di una nuova iniziativa che coinvolge undici Stati membri dell’Ue tra cui Italia, Germania e Francia. L’intento dichiarato è quello di aiutare Pretoria a forgiare un clima favorevole agli investimenti esteri, senza tralasciare lo sviluppo del paese, il rispetto della biodiversità, la lotta al cambiamento climatico. Sono previsti numerosi interventi come l’ammodernamento delle infrastrutture pubbliche, la riconversione ecologica delle centrali a carbone, l’efficientamento energetico degli edifici statali, la creazione di imprese innovative basate sull'economia circolare.
Il capo della diplomazia europea non ha dubbi: “In un contesto geopolitico così incerto sono necessari partenariati forti, come il nostro. C’è bisogno di una cooperazione salda tra paesi che condividono la stessa mentalità. Sono lieto che il partenariato strategico tra il Sudafrica e l'Unione europea stia seguendo una traiettoria positiva”. Tracciando un bilancio finale, Borrell ha aggiunto “Questo incontro ha dimostrato che possiamo fare ancora di più insieme, difendendo e rinvigorendo il sistema multilaterale”.
Resta da vedere, comunque, quanto ci sia di concreto nell’ottimismo dei vertici europei. Infatti il continente africano – e con esso la classe dirigente di Pretoria – non risultano certo indifferenti alle influenze della Federazione russa o della Cina. Da tempo, ormai, Mosca e Pechino elaborano munifiche politiche di sviluppo ed elargiscono generosi finanziamenti mirati a penetrare nel profondo dei palazzi del potere. Sovvenzioni molto più accattivanti di quelle dell’Ue, in quanto concesse – almeno all’apparenza – in maniera gratuita. Perché, diversamente da Bruxelles, Putin e Xi Jinping non legano i fondi al rispetto dei principi della democrazia occidentale e – almeno all’apparenza – non intendono intervenire nei procedimenti legislativi locali.
Lo strisciante contenzioso fra Oriente e Occidente si spinge al di là dell’intricata questione ucraina. È una guerra di seduzione, una guerra di conquista, che trova ampiamente spazio nell’ardente brama di riscatto dell’Africa. Un continente vasto, ricco di materie prime, desideroso di progredire. Un continente per troppo tempo relegato ai margini della storia.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia