(ASI) Roma, - “L’arrivo in Italia di Mariela Castro, figlia del Dittatore di Raul Castro, per rilanciare l’agenda gender, è un goffo tentativo per nascondere le violazioni dei diritti umani a Cuba. Recentemente, infatti, è stato approvato a Cuba il nuovo Codice di Famiglia, che rappresenta un tentativo disperato, da parte del regime comunista, di nascondere le violazioni dei diritti umani nell'isola caraibica.
Questo codice serve a due obiettivi precisi: il primo è quello di fornire qualcosa in cambio all'Unione Europea, che, attraverso il Dialogo Politico e di Cooperazione tra l'UE e Cuba, impegna l'Avana a compiere un cambiamento netto verso la democrazia, lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani. Il secondo obiettivo del codice è di agire come mezzo di repressione contro tutte le madri che chiedono libertà e che corrono il rischio concreto di perdere la patria potestà dei propri figli, solo per il loro pensiero politico differente. Va ricordato che l'articolo 5 della Costituzione approvata nel 2019 a Cuba mette il partito comunista cubano al di sopra dei diritti dei suoi cittadini.
Il Codice di Famiglia, che legalizza la maternità surrogata, il matrimonio ugualitario e l'adozione per singoli e coppie omogenitoriali, ha aperto le porte all'ideologia gender nell'isola caraibica. Tuttavia, i diritti civili non possono precedere i diritti umani. Prima di tutto, uno Stato dovrebbe garantire i diritti dell'essere umano, e se non lo fa, non possiamo dire che rispetti i diritti civili di un omosessuale, lesbica o di qualsiasi altra condizione.
Mariela Castro, che lascia più di mille prigionieri politici nell'isola, vorrebbe insegnare all'Italia una dicotomia che è moralmente discutibile. Non può mettere nella stessa bilancia una nazione come l'Italia, che garantisce con la sua Costituzione i diritti di tutti i cittadini, la libertà di espressione, di manifestazione, il diritto politico di votare ed essere votato, con un paese come Cuba, che incarcera i suoi cittadini solo per gridare libertà" - Così Cinzia Pellegrino, coordinatore nazionale del Dipartimento tutela Vittime di Fratelli d'Italia.