(ASI) Bruxelles – L’Unione europea sta predisponendo ulteriori restrizioni a carico della Federazione russa. In particolare, sono previsti provvedimenti contro singoli funzionari statali, il divieto di esportazione di beni specifici, limitazioni al sistema bancario e il blocco di alcune emittenti televisive.
La decisione arriva a quasi un anno dall’inizio della drammatica guerra in Ucraina. Secondo Bruxelles, in tutto questo tempo non solo Mosca non si è mai mostrata disponibile ad aprire un serio tavolo di negoziati, ma ha addirittura scelto di inasprire i toni colpendo i cittadini indifesi. “La Russia continua a portare morte e devastazione in Ucraina. Sta deliberatamente prendendo di mira i civili e le infrastrutture civili, cercando di paralizzare il paese in vista della stagione fredda” ha dichiarato lo scorso 7 dicembre la presidente della Commissione europea.
Per Ursula von der Leyen, la tattica del Cremlino di distruggere le riserve alimentari ucraine e bombardare la rete elettrica nel bel mezzo del gelido inverno è un segno di inaccettabile crudeltà. Una brutalità che l’Unione è determinata a combattere con le armi delle sanzioni. In primo luogo, quasi duecento persone ed entità verranno aggiunte alla già corposa lista nera delle restrizioni individuali. Si tratta di membri delle forze armate, rappresentanti delle aziende industriali della difesa, membri della Duma e del Consiglio della Federazione, ministri, governatori, partiti politici. “L'elenco comprende figure chiave nei violenti e deliberati attacchi missilistici contro i civili, nella deportazione di bambini ucraini e nel furto di prodotti agricoli” ha spiegato von der Leyen.
In secondo luogo, si interverrà nei confronti di altri istituti di credito moscoviti, nell’intento di “paralizzare ulteriormente i finanziatori di Putin”. Il bersaglio principale sarà, questa volta, l’operatività della Russian Regional Development Bank. La banca è stata fondata nel 1996 dalla potente compagnia petrolifera statale Rosneft, il cui amministratore delegato è l’influente oligarca Igor Sechin, fedelissimo di Putin. Il colosso, forte di 10 mila clienti aziendali e 314 mila clienti privati, si trova ai primi posti nella classifica dei commercianti internazionali di carburante russo. Sovvenziona numerose aziende statali che importano ed esportano beni e servizi e coopera con banche in Asia, Medio Oriente, America Latina. Possiede 56 uffici, 1.000 sportelli automatici, 7.000 terminali di pagamento pos, 295.000 carte bancarie attive. Vanta, peraltro, collaborazioni importanti con i gruppi Visa International e MasterCard.
Il pacchetto si concentrerà, poi, sul blocco alle esportazioni di merci che potrebbero essere impiegate per fini bellici. La presidente della Commissione ha parlato di “prodotti a duplice uso”, ovvero “sostanze chimiche, agenti nervini, componenti elettronici e informatici fondamentali per la macchina da guerra russa”. Non solo: von der Leyen ha menzionato droni e veicoli aerei a pilotaggio remoto. A tal proposito, verrà vietata la vendita di motori per droni pure verso paesi terzi sospettati di supportare Mosca. Il riferimento diretto è al regime iraniano, recentemente accusato di rifornire di armamenti il Cremlino.
Ma il conflitto in Ucraina non si combatte unicamente con le bombe. Nell’era tecnologica in cui viviamo, è anche una guerra di propaganda e informazioni false diffuse sia dai media tradizionali sia da social network e siti internet popolari. Per questo, dopo l’oscuramento di “RT” e “Sputnik”, l’Unione si prepara a censurare in territorio europeo altri quattro canali televisivi e pagine web russe. “Prenderemo di mira la macchina della propaganda di Mosca” ha promesso von der Leyen.
Il nuovo pacchetto di sanzioni – il nono – fa seguito a due rilevanti misure da poco entrate in vigore in Europa. A fine novembre, gli Stati membri hanno raggiunto un accordo sul divieto di importazione del petrolio russo trasportato via mare. Inoltre, i capi di governo del G7 hanno fissato a 60 dollari al barile il tetto massimo del prezzo globale del petrolio. Due disposizioni in grado di intaccare profondamente una delle più rilevanti fonti di ricchezza per le casse statali moscovite.
Sale sempre più, dunque, il livello delle ostilità fra Est e Ovest. Il più recente pacchetto di restrizioni è stato adottato dall’Unione appena a ottobre, come ritorsione nei confronti del referendum illegittimo in base al quale le regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson sono state annesse al territorio russo.
In quell’occasione, sono stati inseriti nella lista nera funzionari statali, membri del Ministero della Difesa e dell’Esercito direttamente coinvolti nell’organizzazione della consultazione popolare. Bruxelles ha interdetto l’esportazione in Russia di armi da fuoco a uso civile, munizioni, veicoli ed equipaggiamenti militari assieme a pezzi di ricambio, componenti elettronici, sostanze chimiche impiegate nell’industria bellica russa, nonché merci e materie prime utilizzate nel settore dell’aviazione. Relativamente al bando alle importazioni dal Cremlino, nel mirino dell’Europa è finita una vasta gamma di beni come prodotti siderurgici, macchinari e veicoli industriali, carta, plastica, sigarette, metalli e pietre preziose per la manifattura di gioielli, materie prime utili alla fabbricazione di cosmetici, calzature, tessuti e alla lavorazione della ceramica. L’ottavo pacchetto ha proibito alle imprese e agli organismi europei di erogare alla Russia servizi nei campi dell’architettura e dell’ingegneria nonché di offrire consulenze informatiche e giuridiche. Infine, il provvedimento ha diffidato i cittadini europei dal ricoprire incarichi all’interno di enti o organizzazioni di proprietà dello Stato russo o controllati da esso.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia