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(ASI) Ancora una volta l'Italia si adegua alle posizioni di Usa e della Nato. Una decisione di politca estera, in verità estranea ai compiti, per i quali era nato il Governo tecnico, e alle reali priorità economico-sociali del Paese. Anzi questa decisione va contro gli interessi della nostra Nazione. Infatti le sanzioni sulle esportazioni petrolifere iraniane, è un progetto degli Stati Uniti per fermare il programma nucleare di Teheran. Programma della Repubblica Islamica che è atrettanto legittimo di quello sviluppato da diversi altri Stati, compreso Israele, per i quali, invece, viene mostrata larga tolleranza, quando non addirittura collaborazione.
 Ad annunciare la posizione di Roma è stato il Presidente del Consiglio Mario Monti, nella conferenza stampa di fine anno, precisando che l'unica condizione posta da Roma, che importa il 13% del greggio dall'Iran, è che "l'embargo non riguardi le importazioni che non apportano nuove risorse finanziarie all'Iran". Quindi, in particolare, petrolio importato dall'Eni a titolo di pagamento di crediti pregressi. Per Monti l’embargo anti-iraniano non deve riguardare l’Eni, perché il petrolio che arriva al gruppo italiano dall’Iran serve solo a ripagare crediti pregressi del Cane a sei zampe (e non apporta quindi risorse finanziarie aggiuntive).
Qualche giorno fa il Ceo del gruppo di Metanopoli, per bocca di Paolo Scaroni, era stato più esplicito: se l’Europa decidesse per l’embargo – aveva detto – l’Eni potrebbe perdere fino a 2 miliardi di dollari in greggio che la National Iranian Oil Company (NIOC) le deve ancora. “Crediamo che ci sia una differenza tra importare greggio e avere greggio per passate attività”, aveva sostenuto. Se l’embargo Ue scattasse, per quale motivo la Nioc dovrebbe mantenere i suoi impegni con l’Eni? Per la “santità” dei contratti? E se lo stretto di Hormuz venisse bloccato non ci sarebbe comunque nulla da fare…Insomma, da come si mettono le cose è assai probabile che con un embargo l’Eni debba mettere in ogni caso sotto la voce “crediti incagliati” quei due miliardi di dollari.
A meta’ dicembre l’Unione Petrolifera ha annunciato che le importazioni italiane di petrolio dall’Iran sono aumentate nel mese di Settembre 2011. Secondo i dati del gruppo italiano riferiti da Reuters, nonostante le sanzioni contro l’Iran, le importazioni di greggio dal paese asiatico sono aumentate nel mese di Settembre per via dell’arresto delle importazioni dalla Libia. L’Azerbaijan, la Russia, l’Arabia Saudita, l’Iran e infine la Libia sono i cinque principali fornitori di petrolio dell’Italia. All’ultima seduta dei paesi produttori di greggio OPEC, il Ministro del Petrolio iraniano e presidente di turno dell’organizzazione ha spiegato che i paesi europei sono i paesi che subiranno maggiori danni nel caso di un embargo contro il petrolio iraniano.
L'Iran è il quarto maggiore esportatore mondiale di petrolio e produce circa 2 milioni di barili al giorno. Il 18% delle esportazioni iraniane va verso l'Europa. Secondo fonti ufficiali, dall'inizio del 2011, l'Iran avrebbe esportato nei diversi paesi europei, circa 800 barili di greggio al giorno, in particolare in Italia, Spagna, Grecia, Germania e Francia.

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