(ASI) - Il conflitto tra India e Pakistan ha origini storiche e profonde, sin dal 1947 quando l’intera regione venne suddivisa in due stati distinti, spinti da due maggioranze religiose molto diverse.
Inizialmente la regione era infatti una colonia del Regno Unito, ma con l'indipendenza, due gruppi separatisti diedero vita all’India popolata da una maggioranza indù e il Pakistan popolato a maggioranza musulmana. Tuttavia questa divisione non avvenne in maniera coerente e regolamentata in tutte le aree della regione, e in particolare nel Kashmir si formarono delle fazioni armate di entrambi gli stati e divenne sin da subito un punto focale del conflitto tra i due stati.
A maggio 2025 le tensioni tra India e Pakistan, hanno raggiunto livelli molto elevati. Il rischio di un’escalation è stato piuttosto concreto, per questo motivo tutti i riflettori del mondo sono rimasti puntati a lungo sulle zona calda del Kashmir. Gli scontri hanno avuto inizio lo scorso 22 aprile a seguito di un attacco terroristico a Pahalgam nel Kashmir, rivendicato da gruppi terroristici vicini al Pakistan. La risposta indiana è arrivata il 6 maggio con attacchi aerei mirati a gruppi terroristici con base pakistana, alla quale ha fatto immediatamente seguito il contrattacco pakistano con droni e colpi di artiglieria che però hanno causato vittime civili nella parte indiana del Kashmir. Le pressioni internazionali, in particolare quelle americane con Donald Trump, hanno portato dopo pochi giorni a una tregua il 10 maggio, anche se poche ore dopo l’ufficialità della notizia, la tregua è stata violata più volte lungo la Linea di Controllo nel Kashmir, una linea di confine militare non ufficiale che separa i territori del Kashmir amministrati dall’India e dal Pakistan. La tensione militare tra i due stati non sembra scemare, e la fragile tregua in atto è legata alle conseguenze di questi repentini scontri sulla Line of Control. La situazione continua pertanto a essere continuamente monitorata dalla diplomazia internazionale, poiché sia India che Pakistan sono riconosciute come potenze nucleari e pertanto il perdurare della crisi mette in apprensione tutto il mondo politico e diplomatico, dal quale continuano ad arrivare inviti al dialogo, alla mediazione e alla distensione. Tuttavia le differenze culturali, la rivalità ideologica e religiosa, e la mancanza di fiducia reciproca da parte dei due Stati, continuamente minata nel corso degli ultimi 70 anni, lasciano pochissimi margini di manovra.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia