(ASI) Berlino – L’Unione europea stanzierà un miliardo di euro ai governi di Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Serbia, Kosovo, Macedonia del Nord. L’obiettivo è quello di attirare nella sfera di influenza occidentale i sei paesi, alleviando la loro dipendenza energetica dalla Federazione russa.
Mentre prosegue ininterrotta la guerra in Ucraina, dunque, Bruxelles impiega l’arma della diplomazia economica per isolare sempre più Mosca sullo scacchiere globale.
L’ambizioso piano di sostegno si articolerà in due fasi. A partire da gennaio 2023, 500 milioni di soldi europei saranno destinati - in un arco temporale di due anni - a supportare le famiglie e le piccole e medie imprese balcaniche ad ammortizzare l’impatto dannoso degli aumenti dei prezzi dell'energia. In particolare, si punterà a diversificare le forniture energetiche, potenziare le infrastrutture per il gas e l'elettricità, finanziare progetti innovativi riguardanti lo sviluppo delle rinnovabili e le misure di efficientamento energetico.
Entro i prossimi tre anni, investimenti per altri 500 milioni saranno mirati a promuovere nell’area balcanica la progressiva transizione energetica verso fonti verdi e a salvaguardare la sicurezza degli approvvigionamenti. Nello specifico, Bruxelles sussidierà la produzione di energia rinnovabile su larga scala, realizzerà programmi di riduzione dei consumi nel riscaldamento dei centri urbani, contribuirà a riqualificare gli impianti nei plessi abitativi di edificazione meno recente.
Inoltre, l’Unione ha concordato con i sei legislatori un protocollo di cooperazione in materia di sicurezza energetica. I capi di governo balcanici si sono impegnati a incentivare tramite fondi interni la produzione di energia pulita nonché ad accelerare le riforme dei mercati energetici nazionali per allinearsi maggiormente all’Europa.
L’annuncio è arrivato dalla capitale tedesca lo scorso 3 novembre a margine del nono vertice del Processo di Berlino. Si tratta di un’iniziativa diplomatica sponsorizzata dalla Commissione europea, da diversi Stati membri fra cui l’Italia e guidata dalla Germania del cancelliere Olaf Scholz. Al centro del Processo, la crescente volontà di stimolare la cooperazione regionale balcanica nell’ottica dell’imminente allargamento europeo nell’area.
Un allargamento cui Bruxelles guarda con vivo interesse, considerate le sempre più vivaci relazioni finanziare intessute con i sei paesi in questione. Insieme, infatti, essi costituiscono un mercato emergente di 18 milioni di consumatori. Secondo i dati forniti dalla Commissione, le imprese dell'Ue risultano essere i principali investitori esteri della zona. Nel 2020 hanno incarnato oltre il 61% degli investimenti totali. Nel 2021 quasi il 70% del commercio della regione è stato assorbito proprio dall’Unione.
Rapporti economici e commerciali assai rilevanti per l’Europa, vista anche la collocazione geografica strategica dell’area. Nei tempi incerti e difficili del conflitto in Ucraina, per Bruxelles diviene a maggior ragione irrinunciabile preservare i rapporti di buon vicinato e prevenire l’estensione dell’influenza di Mosca nella regione.
A tal proposito, l’Unione ha in precedenza varato un corposo piano di investimenti per i Balcani occidentali. Nel corso dei prossimi sette anni saranno elargite sovvenzioni fino a 9 miliardi di euro e ulteriori 20 miliardi sottoforma di prestiti per foraggiare progetti sulla transizione verde e digitale, la mobilità intelligente, l’energia sostenibile, il sostegno al settore privato, lo sviluppo del capitale umano. Oltre a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili di provenienza russa, velocizzare la decarbonizzazione e rafforzare la sicurezza energetica della regione si ambisce a colmare il divario socioeconomico nei confronti dell’Europa. Per questo - fa sapere la Commissione - sono già stati avviati 24 grandi progetti di investimento con una dotazione di 1,2 miliardi di soldi comunitari.
In aggiunta, su impulso di Bruxelles proseguono le riforme dei governi locali volte a concretizzare il cosiddetto “mercato regionale comune”, concordato in un vertice tenutosi a Sofia nel novembre 2020. L’ambizioso piano di integrazione economica convertirà i Balcani in un'unica area di libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali, sulla base del modello europeo.
Alla luce dei drammatici eventi bellici contemporanei, dunque, la diplomazia dell’Ue si sta mobilitando al fine di assicurare una politica di vicinato attraente e rassicurante agli occhi delle nazioni confinanti. “L'Ue e i Balcani occidentali continueranno a costruire una comunità resiliente basata su principi condivisi per ridurre l'esposizione dei nostri paesi alle minacce alla pace e alla sicurezza” ha dichiarato Josep Borrell durante la conferenza stampa a conclusione del Processo di Berlino. L’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza ha garantito: “Siamo al fianco dei Balcani occidentali nell'affrontare le conseguenze dell'aggressione russa all'Ucraina. Le parole chiave per i mesi a venire sono resilienza, stabilità e riconciliazione”.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha ricordato: “Durante la pandemia Covid 19 abbiamo mobilitato un pacchetto senza precedenti di 3,3 miliardi di euro e oggi stiamo mettendo a punto un pacchetto di sostegno all'energia di 1 miliardo per proteggere i gruppi più vulnerabili e stimolare cospicui investimenti nella diversificazione energetica. Stiamo investendo nel tessuto economico della regione per uscire più forti e più sostenibili dalla crisi attuale”.
Marco Sollevanti – Agenzia Stampa Italia