(ASI) - Il primo ministro britannico Keir Starmer riprende il tema della “modernizzazione” dell’interpretazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (ECHR) adottata a Roma nel 1950 dal Consiglio d’Europa per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, per assicurarne l'applicazione e garantirne il rispetto.
Questa sorta di richiesta di revisione della Convenzione si colloca nello scenario più ampio, che riguarda il contrasto all’immigrazione irregolare. La richiesta è stata formulata in vista di un incontro multilaterale dei Paesi membri del Consiglio d’Europa, convocato in questi giorni.
Già all’inizio del 2025, l’esecutivo italiano guidato dalla Giorgia Meloni e il governo danese promossero una lettera aperta indirizzata al Council of Europe, in cui si chiedeva una nuova e aperta conversazione sull’interpretazione della Convenzione, in particolare in materia di migrazione ed espulsioni: secondo i firmatari, tra i quali risultavano anche Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Polonia, Estonia, Lettonia, l’attuale giurisprudenza renderebbe troppo difficile e farraginoso, rimpatriare migranti irregolari o criminali stranieri. La risposta ufficiale del segretario generale del Council of Europe, fu piuttosto decisa, ribadendo che pressioni politiche di questo tipo erano inaccettabili.
Sir Starmer insieme al primo ministro danese Mette Frederiksen, hanno ripreso a sollecitare la richiesta di intervento di revisione dell’interpretazione giurisprudenziale di specifici articoli della Convenzione. In particolare l’articolo 3, che riguarda il divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti, e l’articolo 8, che invoca il diritto alla vita privata e familiare. L’obiettivo, è quello di ridare maggiore peso agli interessi degli Stati Europei, nella gestione dei ricorsi contro rimpatri o estradizioni. La modernizzazione consisterebbe nell’adozione di criteri diversi, più o meno restrittivi, che attuino un migliore bilanciamento dei diritti individuali in relazione alle esigenze di ordine pubblico e di controllo delle frontiere.
L’affermazione del premier britannico, non è stata accolta positivamente dalle organizzazioni per i diritti umani, e da alcune associazioni caritatevoli che hanno espresso preoccupazione riguardo al rischio di indebolimento di tutele consolidate nel corso degli anni dall’applicazione dell’attuale Convenzione. La tematica è stata portata all’attenzione del tavolo del Consiglio d’Europa, dove i rappresentanti dei Paesi membri si riuniranno per valutare reinterpretazioni dell’ECHR pur senza modificare il senso del testo e l’obiettivo per cui era inizialmente nata.
Carlo Armanni - Agenzia Stampa Italia



