Xi Jinping 'superstar' al vertice SCO di Samarcanda, rilanciato lo Spirito di Shanghai

9ef2803f27394560861d6bbb49bfdaed(ASI) L'ultimo vertice generale dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) ha coinciso con il primo viaggio all'estero del presidente cinese Xi Jinping dall'inizio della pandemia. Dal gennaio 2020, infatti, il capo di Stato del gigante asiatico si era fino a pochi giorni esclusivamente dedicato a missioni in presenza all'interno del Paese, partecipando a vertici internazionali, bilaterali o multilaterali, soltanto da remoto, in videoconferenza.

La sede del Centro Turistico Internazionale della Grande Via della Seta, all'interno del nascente Complesso della Città Eterna, a Samarcanda, gioiello architettonico di epoca timuride, ha fatto da sfondo ad uno dei più attesi appuntamenti annuali per la diplomazia asiatica (e non solo), quest'anno svoltosi sotto la Presidenza dell'Uzbekistan e del suo leader, Shavkat Mirziyoyev, che ha colto l'occasione per consegnare al presidente cinese il riconoscimento dell'Ordine dell'Amicizia, il più importante previsto dai protocolli presidenziali del Paese turcofono per un rappresentante straniero.

Il vertice SCO di quest'anno riveste una particolare rilevanza poiché segna il ventesimo anniversario della firma della Carta dell'Organizzazione (2002) e il quindicesimo della firma del Trattato sul Buon Vicinato, l'Amicizia e la Cooperazione a Lungo Termine tra i Paesi membri. La novità principale viene indubbiamente dalla sigla apposta dalla delegazione di Tehran sul Memorandum che avvia definitivamente la procedura per l'acquisizione, da parte dell'Iran, dello status di membro permanente. Dal prossimo vertice, dunque, la Repubblica Islamica sarà ufficialmente il nono Stato del consesso ristretto.

Nata su iniziativa di Cina, Russia, Kazakhstan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan nel giugno 2001, dalle ceneri del Gruppo di Shanghai, per garantire la sicurezza e favorire la stabilizzazione in Asia Centrale dopo l'implosione sovietica, la SCO è un'organizzazione intergovernativa che nel corso degli anni ha ampliato il suo raggio diplomatico non solo a nuovi Paesi membri (India, Pakistan e Iran), membri osservatori (Mongolia, Bielorussia e Afghanistan) e partner per il dialogo (Turchia, Egitto, Qatar, Azerbaigian, Armenia, Sri Lanka, Cambogia e Nepal), ma anche a nuove aree di cooperazione. Non è certo un caso il risalto mediatico che ha avvolto, nei rispettivi Paesi, la partecipazione al vertice del presidente turco Erdoğan e del suo omologo azero Ilham Aliyev.

Con l'adesione a pieno titolo di Nuova Delhi e Islamabad nel 2017, dopo un lungo iter di approvazione durato dodici anni, l'Organizzazione ha assunto un'importanza senza eguali nel mondo asiatico. La storica rivalità tra le due potenze nucleari un tempo racchiuse nel Raj coloniale britannico non è certo scomparsa, eppure si è aperto un percorso, non privo di ostacoli, per promuovere la diplomazia e tentare di superare gli attriti del secolo scorso.

L'allargamento della SCO ha spinto i leader dei Paesi membri a sfruttare in modo più strutturato la piattaforma di dialogo per cercare di mettere a sistema, laddove possibile, il potenziale commerciale, industriale, finanziario, logistico-infrastrutturale, culturale e turistico delle rispettive economie. Non una 'NATO asiatica', dunque, come per anni è stata impropriamente descritta da diversi analisti, bensì qualcosa di più e di diverso: una realtà eterogenea, composita, ancora in via di definizione, con cui indubbiamente l'Europa, prima o poi, dovrà confrontarsi, superando pregiudizi e diffidenze.

Protagonista indiscusso della due-giorni è stato proprio Xi Jinping. Prima di atterrare in Uzbekistan, il leader cinese ha fatto tappa a Nur-Sultan per un vertice bilaterale con l'omologo kazako Kassim Jomart-Tokayev - durante il quale Xi è stato insignito dell'Ordine dell'Aquila d'Oro - che ha consolidato i legami con un partner fondamentale per Pechino. Sui confini tra la regione autonoma cinese dello Xinjiang e il Kazakhstan, e in particolare attraverso lo strategico hub di Khorgos, transitano infatti rotte energetiche e commerciali tra le più importanti al mondo.

Dopo i numerosi incontri specifici tra due o più delegazioni dei Paesi partecipanti, i riflettori oggi erano puntati sulla sessione dei capi di Stato o di governo degli otto Paesi membri a pieno titolo. Nel suo intervento odierno, Xi Jinping è tornato ad elogiare il cosiddetto Spirito di Shanghai, fattore ritenuto cruciale, che anima l'Organizzazione sin dalla sua fondazione, oltre vent'anni fa. «È importante forgiare la fiducia politica», ha sottolineato il presidente cinese, aggiungendo che «i Paesi membri della SCO, guidati da una visione di costruzione di pace e amicizia durature tra loro, rispettano i reciproci interessi fondamentali e le scelte di sviluppo, sostenendosi l'un l'altro nel raggiungimento della pace, della stabilità, della crescita e del rinnovamento».

Anche dopo la pandemia l'indirizzo non cambia: per la leadership cinese resta invariata la missione di perseguire una cooperazione dal mutuo vantaggio (win-win) attraverso consultazioni amichevoli, mantenendo fede al principio di consultazione e cooperazione per ricavare benefici condivisi e trattando qualunque altro partner come eguale, al di là delle dimensioni geografiche. «Gli Stati membri della SCO rifiutano la pratica del forte che maltratta il debole o del grande che maltratta il piccolo», ha sintetizzato Xi Jinping.

Lo Spirito di Shanghai si esprime, nelle parole del presidente cinese, nell'idea «della coesistenza armoniosa e dell'apprendimento reciproco tra diversi Paesi, nazioni e culture, del dialogo tra forme di civiltà e della ricerca di un terreno comune accantonando le differenze». Xi Jinping si è detto pronto, per conto della Repubblica Popolare, a stabilire partenariati e sviluppare nuovi rapporti di cooperazione win-win con altri Paesi ed altre organizzazioni internazionali che condividono la stessa visione.

Entrando nello specifico della contingenza internazionale, il leader del colosso asiatico ha sottolineato come il mondo oggi non sia un luogo di pace. «La dualità tra due tipi di scelte politiche - unità o divisione, cooperazione o scontro - si sta facendo più intensa», ha spiegato Xi, aggiungendo che «tutto ciò provoca colpi contro la pace e la stabilità mondiale ed è dannoso nello sviluppo di lungo termine della regione».

Xi Jinping ha ricordato agli interlocutori anche l'appuntamento che attende l'apparato politico cinese nel prossimo mese di ottobre, quando a Pechino andrà in scena il 20° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, tradizionale contesto per presentare le linee-guida socio-economiche del Paese nella fase successiva. Il presidente ha voluto, in questo senso, rassicurare gli altri sette leader al tavolo che la Cina, al di là dei cambiamenti internazionali, resterà vincolata ai suoi impegni per uno sviluppo aperto, cooperativo e condiviso, continuando a considerare la SCO una priorità nel quadro della sua azione diplomatica.

 

Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia

 

 
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