(ASI) Dopo un aprile fortemente segnato dagli effetti economici dei vari lockdown applicati a livello locale in diverse aree del Paese sulla base della cosiddetta strategia del Covid-zero dinamico, a maggio il sentiment delle principali imprese cinesi torna a salire in modo significativo, sebbene in gran parte ancora sotto la soglia limite dei 50 punti.
L'indice PMI manifatturiero di questo mese sale infatti a quota 49,6 punti, in aumento rispetto ai 47,4 del mese scorso. Il PMI non manifatturiero - essenzialmente relativo ai servizi - balza invece in avanti di quasi sei punti, passando da 41,9 a 47,8. Allargando lo sguardo ai dati reali dell'intero primo quadrimestre, il commercio di servizi cinese è cresciuto del 21,9% su base annua, sino a 1.900 miliardi di yuan, pari a circa 266 miliardi di euro, stando ai dati diffusi sempre oggi dal Ministero del Commercio del Paese asiatico.
Come e più di quello di beni, in parte segnato dalla momentanea riduzione della produzione industriale e dalle interruzioni delle catene logistiche, l'export di servizi ha registrato una crescita significativa su base annua (+25,1%), per un valore di 933,3 miliardi di yuan (€130,66 mld). Pur totalizzando un volume pari a 974,2 miliardi di yuan (€136,38 mld), l'import di servizi cresce invece ad un ritmo inferiore (+19,1%), con l'assicurativo in testa ad aprile, a dimostrazione di una tendenza in via di consolidamento, che vede la Cina abbandonare gradualmente il vecchio ruolo di "fabbrica del mondo" per affermarsi quale mercato di consumi e fornitore di servizi a medio-alto valore aggiunto, con le telecomunicazioni e l'informatica sugli scudi ad aprile ed il turismo in ripresa a maggio.
A confermare la progressiva fuoriuscita dalle incertezze dei mesi precedenti è lo stesso Zhao Qinghe, membro del Dipartimento Nazionale di Statistica che, interpellato da Xinhua, ha affermato: «L'economia cinese ha subito un duro colpo dalla diffusione della variante Omicron e dalle evoluzioni della situazione internazionale, ma è migliorata nel mese di maggio grazie ad un efficace coordinamento tra le politiche di contenimento epidemico e le politiche di sviluppo economico e sociale».
Tra i sottoindici dell'indice PMI manifatturiero, quello relativo alla produzione cresce infatti di 5,3 punti percentuali su aprile, salendo a quota 49,7, mentre quello relativo ai nuovi ordini segna un incremento di 5,6 punti percentuali, sino a 48,2. Dei 21 settori coinvolti complessivamente dall'indagine, sono 12 quelli con un indice PMI in zona espansiva [cioè sopra i 50 punti] contro i soli 9 del mese scorso, evidenziando «mutamenti positivi nel settore manifatturiero del Paese», ha aggiunto Zhao.
Particolarmente emblematica nel quadro della logistica delle merci, tra i settori più colpiti dalle restrizioni, è la risalita del sotto-indice relativo ai tempi di consegna del fornitore, che cresce di 6,9 punti, pur fermandosi a quota 44,1.
A scendere è invece l'indice PMI delle materie prime primarie che, pur restando a livelli definiti relativamente alti (55,8), perde ben 8,4 punti rispetto ad aprile. In questo caso sono gli effetti più immediati della guerra russo-ucraina a far sentire il loro peso sull'economia cinese, come sta avvenendo un po' in tutto il resto del mondo, a partire dall'Europa, particolarmente esposta in questo senso. Ciononostante, le forniture energetiche in Cina quest'anno sono state generalmente stabili e ordinate. A spiegarlo è Zhao Chenxin, vicedirettore della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, uno degli organi più importanti dello Stato, in un comunicato stampa diramato nella giornata di oggi. «Siamo fiduciosi di poter garantire forniture energetiche stabili e ordinate per l'imminente picco di potenza estivo», ha sottolineato Zhao.
Stando al comunicato odierno, infatti, alla fine di aprile, la capacità installata totale di generazione elettrica del Paese asiatico ha raggiunto circa 2,41 miliardi di kilowatt ed entro l'arrivo dell'estate si stima che questo dato possa crescere ancora sino a 2,45 miliardi di kilowatt. La produzione di carbone, in analogia col resto del mondo [India, Europa, Russia e Stati Uniti in primis], ha registrato un incremento su base annua nei primi quattro mesi di quest'anno (+10,5%), toccando quota 1,45 miliardi di tonnellate. Per garantire la sicurezza energetica, la Cina ha inoltre pianificato un ulteriore aumento della capacità produttiva pari a 300 milioni di tonnellate e stabilito l'esenzione fiscale totale per le importazioni di carbone dall'estero, in vigore dallo scorso primo maggio fino al 31 marzo 2023.
Per quanto riguarda petrolio e gas, Zhao ha osservato come gli sforzi del governo in risposta all'inflazione globale abbiano consentito alle principali aziende cinesi del settore di mantenere alti i livelli delle scorte. Dopo il crunch energetico tra settembre e ottobre scorsi, quando alcuni distretti industriali sparsi nel Paese furono costretti a limitare o sospendere la produzione, leadership del gigante asiatico si è mossa in anticipo per il prossimo inverno, «facilitando gli accordi tra i fornitori di gas a monte e i loro clienti a valle, prevedendo una copertura maggiore rispetto al volume dell'anno scorso».
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia