(ASI) Mosca respinge le accuse, rivolte da Kiev e dall’Occidente, in merito alla responsabilità della strage avvenuta a Boucha in cui sarebbero morte 410 persone.
Il capo della diplomazia Sergej Lavrov ha spiegato che "le forze armate russe, nell'ambito della riconfigurazione della loro presenza, hanno lasciato l'area di Bucha il 30 marzo e per i tre giorni successivi il sindaco ha parlato in tv, dicendo che la città stava tornando alla vita normale, e lì sono apparse le forze armate. Hanno mostrato strade dove non c'erano cadaveri. Bene, tre giorni dopo hanno deciso, probabilmente, di organizzare una produzione del genere". L’intero Occidente ha incolpato la controparte dell’accaduto, per poi fare parziale marcia indietro. “Stiamo vedendo le stesse immagini che vedete voi. Non abbiamo alcun motivo per confutare le affermazioni ucraine su queste atrocita', che sono chiaramente profondamente preoccupanti", ha detto il funzionario di Washington parlando a condizione di anonimato. "Il Pentagono non puo' confermarlo in modo indipendente e da solo, ma non siamo nemmeno nella posizione di confutare tali affermazioni", ha aggiunto. Continua, in questo clima di incertezza e di isteria ingiustificata verso lo Zar. Il numero uno della sua diplomazia ha ricordato che le sanzioni, di Usa e Ue sono “senza precedenti” e “stanno danneggiando l’economia mondiale”. I politici americani "non hanno la coscienza del tutto a posto". E' il commento di Lavorv, alle ultime dichiarazioni del leader della Casa Bianca, Joe Biden, che e' tornato a definire Vladimir Putin "un criminale di guerra".
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia