(ASI) I sit – in, non autorizzati dalle autorità, proseguono senza sosta dopo un fine settimana intenso da tale punto di vista. I manifestanti sono scesi infatti nuovamente in piazza, questa mattina nell’ ex Birmania, per protestare contro la presa del potere, da parte della giunta militare, avvenuta il primo febbraio che ha estromesso il governo eletto, alle urne, guidato dalla presidente Aung San Suu Kyi.
Le accuse rivolte dai giudici, nei suoi confronti, sono pretestuose: possesso e commercio illegale di walkie talkie e violazione della legge che vieta gli assembramenti varata in occasione dell’ inizio dell’ emergenza contro il Coronavirus. La polizia di Yangon, il centro urbano più grande del Myanmar, ha usato gas lacrimogeni contro i manifestanti. Tre persone sono state ricoverate, presso un ospedale della zona, per essere state ferite gravemente da veri e propri proiettili sparati, dalla polizia, nel tentativo di sedare la rivolta. Lo hanno riportato, nelle ultime ore, fonti mediche. E’ stato convocato, intanto, un vertice urgente dei ministri degli Esteri dei Paesi del sud-est asiatico per cercare di porre una soluzione definitiva alla grave crisi in corso, nel paese, da circa due mesi. Sembrano cadere nel vuoto, nel frattempo, gli appelli alla calma dalle Nazioni Unite. Le recenti sanzioni, approvate dagli Stati Uniti, non hanno sortito alcun effetto. La spirale di violenza non è dunque cessata. Appelli, affinchè tutto ciò si concretizzi, sono partiti dall’ Italia. Il presidente della commissione Esteri della Camera, Piero Fassino (Pd), ha invitato ad aprire un dialogo con la Cina e le altre nazioni limitrofe per avviare un rapido processo di pace. Bisogna intervenire “con maggiore determinazione”, ha esortato la vicepresidente di Forza Italia Licia Ronzulli, per riavviare il processo democratico.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia