(ASI) L’ultimo monito è giunto oggi dal generale iraniano Hossein Salami. “Il regime sionista e i suoi seguaci pagheranno sicuramente per l’omicidio di Mohsen Fakrizadeh”.
Attueremo una dura vendetta, nei loro confronti, “a tempo debito” . E’ sempre più forte dunque, all’interno di una parte dell’esercito di Teheran e dell’opinione pubblica, la volontà di rispondere all’uccisione, attribuita dalla Repubblica Islamica agli 007 israeliani, del responsabile del proprio programma atomico. L’intento, tutt’altro che pacifico, ha contribuito a generare un aumento dell’allerta delle truppe americane in Medioriente. La notizia è stata riferita ieri dal giornale “Politico”. La fonte ha specificato che i servizi segreti statunitensi hanno raccolto informazioni in merito all’intenzione, del paese degli Ayatollah, di compiere attentati contro il personale e le strutture del Pentagono. Ci sarebbero nel mirino soprattutto quelle dislocate in Iraq, ma non soltanto. Vi è inoltre la volontà di colpire l’altro grande nemico, appoggiato da Donald Trump, ovvero la nazione guidata da Benjamin Netanyahu. I tentativi di dissuasione stanno avvenendo dagli Usa che hanno mandato, a tale scopo per la seconda volta in tre settimane, bombardieri B 52 al confine col territorio amministrato dai Pasdaran.
Marco Paganelli – Agenzia Stampa Italia