(ASI) Il lupo perde il pelo ma non il vizio, recita un vecchio adagio popolare. In Venezuela invece possiamo dire che Guaidò perde la poltrona ma non il vizio di autoproclamarsi. Dopo essere riuscito finalmente ad entrare in Parlamento, nonostante abbia attentato alla sicurezza nazionale cercando di scatenare una guerra civile, l’autonominatosi “presidente ad interim” ha deciso di confermarsi, grazie ai poteri che si è conferito da solo, capo dell’Assemblea nazionale, nonostante l’aula due giorni fa abbia eletto a tale carica Luis Parra, esponente di una delle opposizioni presenti in Parlamento.
L’alternanza ai vertici dell’Assemblea era stata decisa nel 2016 dalle varie forze politiche, quelle antichaviste, che avevano vinto le elezioni e per questo motivo nella prima riunione di gennaio viene eletto il presidente per l’anno in corso solo che in questa occasione Guaidò non vuole lasciare la poltrona ben sapendo che in tal caso tornerebbe nell’anonimato da cui è venuto.
La decisione di Guaidò di forzare il blocco dell’esercito ed entrare in Parlamento ha ovviamente provocato nuove tensioni. Dopo essere entrato nei giardini interni della sede del Parlamento, Guaidò e alcuni parlamentari sono riusciti a superare anche il blocco alla porta d’ingresso nel palazzo e a raggiungere l’emiciclo dell’Assemblea nazionale. Dopo aver intonato l’inno nazionale, il presunto capo dell’opposizione ha aperto ufficialmente la sessione ordinaria, ha assunto le funzioni di capo del Parlamento e ha giurato nuovamente come presidente ad interim “in nome di coloro che non hanno voce, per compiere i doveri di presidente incaricato e di trovare soluzioni alla crisi”.
All’uscita del golpista dall’edificio, alcuni agenti della Guardia Nazionale bolivariana hanno lanciato gas lacrimogeni in direzione dell'autoproclamato presidente e di altri parlamentari di opposizione.
Mentre Guaidò continua a giocare a fare il rivoluzionario e a collezionare cariche il Venezuela permane in una situazione a rischio guerra civile con due presidenti, uno eletto, in elezioni boicottate dalle opposizioni ma passato per le urne, ed uno autonominatosi e due presidenti dell’Assemblea nazionale.
Guaidò ripete di essere stato riconosciuto presidente da una cinquantina di paesi, omettendo però di dire dei circa 140 che non lo hanno fatto.
Fabrizio Di Ernesto-Agenzia Stampa Italia