(ASI) È cominciato nelle scorse ore a Chengdu, nella provincia sudoccidentale cinese del Sichuan, l'8° vertice trilaterale dei capi di governo di Cina, Giappone e Corea del Sud, una piattaforma lanciata nel 2008, quando i rappresentanti delle tre potenze asiatiche si incontrarono a Dazaifu, nella prefettura giapponese di Fukuoka. A distanza di undici anni dal primo incontro ufficiale e di un anno e mezzo dall'ultimo incontro di Tokyo (maggio 2018), il summit vede confrontarsi quelle che ad oggi sono la seconda, la terza e la dodicesima economia del pianeta. I tre Paesi, insieme, compongono un PIL di poco inferiore ai 21.000 miliardi di dollari, quasi un quarto del totale mondiale (24%), per una popolazione di circa 1,6 miliardi di persone.
«La Cina è impegnata a costruire un ambiente economico internazionale orientato al mercato e basato su regole, e tratterà alla pari le imprese di ogni tipo», ha affermato quest'oggi il primo ministro cinese Li Keqiang durante la cerimonia di apertura del 7° vertice economico trilaterale. Rivolgendosi agli ospiti, il premier - come riportato da Xinhua - ha espresso la volontà che i tre Paesi «rafforzino ulteriormente la reciproca fiducia politica, approfondiscano la cooperazione pragmatica e affrontino congiuntamente le sfide in modo da fornire nuovi contribuiti alla prosperità e alla stabilità della regione e persino del mondo».
Nel contesto del dialogo a tre, Li ha ribadito che Pechino «non adotterà misure protezioniste per compensare il deficit commerciale con Corea del Sud e Giappone», aggiungendo che il suo Paese «sta espandendo convintamente il proprio grado di apertura» e che le porte della Cina al resto del mondo «si apriranno ancora di più». Il leader cinese ha dunque invitato le aziende giapponesi e sudcoreane a cogliere le opportunità che questo processo di apertura presenta per «sfruttare le crescenti possibilità di business, così da ottenere in modo più specifico benefici e vantaggi reciproci».
In tema di integrazione economica, il principale riferimento di Li Keqiang è stato quello al Partenariato Economico Globale Regionale (RCEP), un grande accordo commerciale per la realizzazione di quella che, se confermata tra qualche mese, sarebbe la più vasta area di libero scambio al mondo: oltre alle tre potenze dell'Asia nordorientale, sono coinvolti i dieci Stati membri dell'ASEAN (Sud-est asiatico), India, Australia e Nuova Zelanda, ovvero i sedici Paesi che compongono il vertice dell'ASEAN+6. L'ultimo vertice RCEP di Bangkok del 4 novembre scorso ha visto chiudersi sette intensi anni di negoziati e, pur con la momentanea defezione di Nuova Delhi, che vuole prima risolvere questioni pendenti con alcuni partner, ha segnato una tappa fondamentale per poter giungere alla ratifica formale, prevista per il prossimo anno.
L'odierno schema del dialogo trilaterale, del resto, nasce sulla scia dei contatti e del lavoro diplomatico sorti in seno all'ASEAN+3, un meccanismo di confronto avviato informalmente nel dicembre 1997 a Kuala Lumpur, in Malesia, in risposta alla pesante crisi finanziaria che stava colpendo la regione in quella fase. Un anno più tardi, l'ASEAN+3 tentò di imprimere maggior consistenza al dialogo attraverso l'East Asia Vision Group (EAVG I, poi evolutosi nell'EAVG II nel 2011), una piattaforma che ha ormai esteso il suo focus a numerosi settori quali commercio, investimenti, sicurezza alimentare, ambiente, digitalizzazione, energia, tecnologia ed altri ancora.
Nella giornata di ieri, sia il presidente sudcoreano Moon Jae-in che il premier giapponese Shinzo Abe avevano già incontrato personalmente Xi Jinping, lasciando trapelare i passi in avanti compiuti dalle diplomazie dei tre Paesi in tema di cooperazione bilaterale. «Spero che la Cina e la Corea del Sud [Repubblica di Corea, nda] continueranno a rafforzare il loro coordinamento in seno ad organismi internazionali quali l'ONU, il G20 e l'APEC, oltre a salvaguardare l'equità e la giustizia internazionali così come gli interessi legittimi dei due Paesi», era stato l'auspicio di Xi durante l'incontro con Moon che, dal canto suo, si era congratulato con l'omologo cinese per i settant'anni, celebrati il primo ottobre scorso, dalla fondazione della Repubblica Popolare, ribadendo che le questioni relative a Hong Kong e allo Xinjiang sono «affari interni della Cina».
Oltre a rimarcare le possibili convergenze tra l'iniziativa cinese Belt and Road e la doppia iniziativa sudcoreana della Nuova Politica Settentrionale e della Nuova Politica Meridionale, orientate a rafforzare le relazioni politiche ed economiche con le nazioni vicine rispettivamente a Nord e a Sud del Paese, Moon ha sottolineato che «Corea [del Sud, ndt] e Cina formano una comunità dal futuro condiviso», dichiarandosi fiducioso che i due Paesi entreranno «in una nuova era di relazioni bilaterali».
Nel faccia a faccia con Abe, invece, Xi Jinping aveva suggerito che le due parti «dovrebbero espandere la cooperazione pragmatica e promuovere la cooperazione di alto livello nella costruzione della Nuova Via della Seta [Belt and Road, nda] e nei mercati terzi». Xi aveva anche osservato che, grazie agli sforzi congiunti, le relazioni sino-giapponesi «hanno visto miglioramenti e sviluppi continui», richiamando l'ultimo incontro bilaterale di Osaka dello scorso giugno. Anticipando le considerazioni odierne di Li Keqiang, Xi Jinping aveva inoltre affermato che «è necessario mostrare responsabilità internazionale, salvaguardare il multilateralismo e il libero scambio nonché promuovere la costruzione di un'economia mondiale aperta».
Dopo aver ricordato l'importanza della prossima visita ufficiale di Xi in Giappone, prevista in primavera, Shinzo Abe aveva osservato con soddisfazione che quest'anno i due Paesi hanno intrattenuto frequenti scambi di alto livello, contribuendo a «rafforzare la comprensione reciproca e generare un fase positiva per lo sviluppo delle relazioni bilaterali». In questi giorni, più in generale, Abe non ha fatto segreto di guardare all'intensificazione di una cooperazione a tutto campo, dal commercio agli investimenti, dall'innovazione al turismo, dalla cultura allo sport.
Sembrano, insomma, molto lontane le forti tensioni del 2012, quando si riaccese la miccia della storica disputa tra Pechino e Tokyo per le Isole Diaoyu, così come appaiono senz'altro più distesi i nervi nei rapporti tra Giappone e Corea del Sud, dopo mesi di accuse reciproche e di forti restrizioni commerciali adottate a seguito di una sentenza della Suprema Corte di Seoul in merito alla richiesta di risarcimento nei confronti di alcune aziende giapponesi ancora in attività in favore delle vittime dei lavori forzati, imposti ai cittadini coreani durante gli anni della colonizzazione giapponese nella Penisola Coreana (1910-1945).
A questo proposito, Chengdu, oltre che hub tecnologico, è diventata almeno per un giorno anche città di pace. Moon Jae-in e Abe si sono infatti incontrati separatamente per una stretta di mano, mettendo - si spera - la parola fine su un anno di fortissime tensioni. «Ci possono essere momentanee incomprensioni nei nostri rapporti ma non possiamo separarci per sempre», ha detto il presidente sudcoreano, come riporta il Korea Times. «Auspico di poter continuare a migliorare le relazioni nippo-coreane e spero di avere un sincero scambio di vedute quest'oggi», ha ribattuto Abe.
Andrea Fais - Agenzia Stampa Italia